Quella del giovedì è la “serata dedicata allo spirito“, per come l’ha definita giovedì 17 dicembre lo stesso padre Placido alla Messa a Revò, dove l’Unità Pastorale, come appunto ogni giovedì, si è riservata un po’ più di tempo rispetto al solito con la Parola, che proponeva segnatamente l’inizio del Vangelo di Matteo, “per prendere con un po’ più di calma il nostro nutrimento“, come ha detto il parroco.
Per farlo, ha spiegato padre Placido, “è fondamentale la consapevolezza, che si trova nel silenzio; fare silenzio: questa è la preparazione al Natale, perché dove c’è silenzio si apre uno spazio sacro, lo spazio che la creatura fa a Dio perché Egli, il Creatore, possa prendervi dimora”. Il Natale è in questo senso il momento ideale, perché è a Natale che la Parola prende dimora, incarnandosi. La parte di cammino rimasta a quell’evento è ormai breve, e, ha notato padre Placido, “questa settimana siamo in quel tratto che sta tra due giganti: Giovanni Battista, che ci ha esortato nel Vangelo della Terza Domenica d’Avvento, e la Vergine Maria, che ci accoglierà, con il brano dell’Annunciazione, nella Quarta”.
Entrambi, ha riflettuto il parroco, hanno saputo rispondere alla domanda che attendeva una risposta dai tempi di Adamo: ‘Dove sei?’: “Adamo aveva avuto paura, e così era fuggito e si era nascosto; e chi ha paura non può fare il cammino spirituale, e in definitiva non può fare veramente Natale”. Non si tratta di paura verso qualcosa che sta fuori, ma di una paura ben più profonda e drammatica: la paura di essere semplicemente se stessi. Ed è qui che entra in gioco la consapevolezza: “La consapevolezza – ha spiegato padre Placido – è quella della nostra realtà interiore, la consapevolezza che siamo molto più delle nostre ambizioni, dei nostri acciacchi, delle nostre menzogne”. Arrivare a questa consapevolezza non è cosa facile, e anzi è molto faticoso, e alla fine, come appunto nel caso di Adamo, può ingenerare terrore: “Venuti a contatto con la nostra realtà interiore ci spaventiamo, perché ci vediamo meno riusciti di quello che credevamo nelle nostre illusioni; e allora in genere si finge, si sceglie di recitare una parte”.
Non hanno fatto così proprio Giovanni Battista e Maria: “Giovanni decide di rispondere, si definisce ‘voce di uno che grida nel deserto’, arriva alla consapevolezza che siamo qui per aprire la via al Signore; Maria pronuncia il suo ‘sì’ e permette al Signore di entrare nel mondo”. Da questa consapevolezza è iniziata anche per noi una storia nuova, dove a ogni creatura è offerta la possibilità di accogliere il proprio Creatore. Questa possibilità, ci insegnano Giovanni e Maria, è subordinata al riconoscere la propria miseria: “A quel punto Dio e la creatura si fondono nell’amore, come ci insegna l’Annunciazione”.
La fusione di creatura e Creatore è proprio il miracolo del Natale, a cui ci apprestiamo: il Verbo, la Parola, che si fa carne, secondo le profezie dell’Antico Testamento: ‘Verrà colui al quale esso appartiene il bastone del comando e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli’ (Gn 49,10). Proprio l’Antico Testamento ci insegna, ha spiegato padre Placido, che la storia in cui si realizza questa promessa è una storia lunga, che si prepara da tempo: “Ecco perché Matteo sceglie di aprire il proprio Vangelo con la lunga pagina della genealogia di Gesù: generazioni e generazioni che si susseguono, a dirci che nessuno è un inizio assoluto, che tutti veniamo da una storia, e nella storia di Gesù c’è la storia di tutti, quella di cui siamo impastati, e c’è anche la tua storia”. Una storia, per la verità, che non è fatta solo di santità, ma che proprio nel Cristo trova il proprio senso; e nel Cristo trova senso anche la storia di Dio: “La pienezza di Dio – ha detto padre Placido – è l’Emmanuele, il Dio-con-noi!”.
Nel Dio-con-noi, insomma, anche noi diventiamo parte della storia di Dio, anche noi siamo una nuova pagina della Scrittura. E se è così è chiaro che la Scrittura è inesauribile: “Spero – si è augurato infine padre Placido – che qualche volta ci venga il dubbio che nelle pagine della Scrittura ci sia una sapienza che noi riusciamo appena a scalfire, e certo siamo chiamati ad andare ben al di là dei pochi minuti di omelia domenicale!”. Come fare ciò è anche l’auspicio e l’impegno per questo Natale: “Entriamo con consapevolezza nella genealogia di Gesù: ci introdurremo nella storia sacra che ci è donata dall’Emmanuele, il Dio-con-noi!”.