“Alla sera della vita non ci pentiremo di nulla di quanto abbiamo donato!”

Nella XXXII Domenica del Tempo Ordinario, Giornata del Ringraziamento, padre Placido ha illustrato l’unità che tiene insieme le tre letture proposte dalla liturgia nella parola ‘generosità’, per scoprire che generosità, in fondo, è uno dei nomi di Dio:

“Anche oggi la Parola che ci arriva da Dio, come sempre, è una Parola incoraggiante, ma anche certamente di richiamo.

Tutto parte dall’episodio del profeta Elia, raccontato nella prima lettura; un episodio un poco strano, a tratti apparentemente antipatico: questo uomo di Dio, Elia, va a casa di una vedova, che ha a carico anche un figlio, e le ordina da bere e addirittura del pane. Lo chiede a una vedova, una donna che non ha quasi nulla per sé e per il figlio. E così lei, che pure era andata a prendere l’acqua, è costretta a rispondere: «Non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo» (1Re 17,12).

Il profeta però ribadisce: devi avere fiducia! Fidati! Avrai da mangiare per me e per te! Cosa significa il preparare una focaccia per il profeta? Questo è il segno che, pur avendo così poco, questa donna, proprio dando a Dio, avrà quanto basta anche per sé, proprio la capacità di fidarsi di Dio farà sì che la farina non finisca. Allora il profeta chiede apparentemente molto, è vero, ma quello che le dà è tanto di più: questa povera donna era ormai disperata, il che significa che la farina e l’olio erano sì pochi, ma la speranza proprio non c’era più! Il profeta le riporta la speranza!

Quante volte cercare di ridonare un po’ di speranza, aiutare a fare una lettura positiva delle cose, non dare il colpo di grazia a chi magari è già preoccupato, quante volte tutto questo si dimostra molto importante! E il profeta porta proprio questo: un gesto di fede! Proprio la piccola parte offerta a Dio fa in modo che tu possa continuare a vivere!

Il Vangelo si ricollega direttamente a questo episodio: qui una vedova getta due spiccioli nel tesoro del tempio. La nostra tentazione potrebbe essere quella di leggere questo racconto come una scusante per noi, della serie “se do due spiccioli il Signore è contento”… Ovviamente non è così, perché quei due spiccioli erano tutto ciò che quella donna aveva per vivere. Insomma, Dio non fa questione di quantità, ma di qualità: cosa mi stai dando? Solo un pezzettino minuscolo del tuo superfluo? Cosa vuoi che sia il tuo superfluo? Pesasse anche una tonnellata resta un pezzettino del tuo superfluo! Dovresti dare ciò che è essenziale per te, allora avrai donato davvero tanto!

«Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa» (Mc 1,38-40)! Teniamo insomma conto che uno può anche pregare tanto e poi commettere comunque delle ingiustizie incredibili! Se miri all’apparenza non darai mai la tua sostanza! Liberati dal bisogno di apparire, allora potrai donare qualcosa di te!

Insomma, tutta la Parola oggi è un grande inno alla generosità. E stiamo attenti, perché la generosità varia tra ognuno di noi: chi può fare i conti in tasca agli altri? Lo sai tu se sei generoso o no, lo sai tu se se la tua vita è piena di sciocchezze o è una vita sostanziosa! Cerchiamo un po’ di essere onesti: cosa stiamo dando? E non prendiamoci in giro: donare dev’essere qualcosa di concreto! Noi diciamo di dare, ma davvero stiamo facendo del bene a chi non potrà mai ricambiarlo?

Guardiamo di essere concreti in questa generosità, perché ce l’abbiamo dentro: il nostro cuore a ogni battito si apre e si chiude, trattiene e dona. E oggi, festa del Ringraziamento, ringraziamo il Signore proprio del dono della generosità. E non è un caso che ringraziamo il Signore, perché è in lui che noi abbiamo l’esempio assoluto di questa generosità. Ce lo ricorda la seconda lettura: i sommi sacerdoti entravano continuamente nel Tempio a offrire sangue gli animali; Cristo entra nel Tempio una sola volta donando tutto se stesso e diventa generosità infinita!

Ecco chi è il nostro modello ed esempio: il Signore Gesù, che ha dato tutto! E la nostra Messa è sempre la ripresentazione di quell’unico sacrificio nel quale una volta sola Gesù si è donato totalmente; noi non facciamo altri sacrifici, bensì ripresentiamo Cristo che dona tutto se stesso.

Possiamo davvero confidare in Dio e anche essere certi che col suo aiuto possiamo tutti diventare più generosi: questo mondo ha bisogno di persone generose! Alla sera della vita non ci pentiremo di nulla di quanto abbiamo donato, invece forse ci pentiremo di tutte le cose che ingiustamente abbiamo voluto trattenere!“.