“Avvento è accorgersi della misteriosa discesa del Signore nel nostro cuore”

Il 28 novembre è quest’anno la Prima Domenica d’Avvento, inizio del nuovo anno liturgico, e riprendendo in parte il filo del discorso iniziato la domenica precedente, solennità di Cristo Re, il parroco padre Placido ha dedicato la propria omelia proprio alla questione dell’anno liturgico e al tempo che lo apre, appunto l’Avvento. Ecco le sue parole:

“Che cos’è un’autentica esperienza di fede? In altre parole che cos’è un’esperienza mistica? È quella esperienza nella quale in un istante viene mostrata all’animo umano la verità di un aspetto del cammino spirituale; difficilmente è un’esperienza totalizzante, ma di solito un singolo aspetto viene chiarito, illustrato in un attimo ed è quell’esperienza che normalmente cambia la vita, ti rende capace di vederti all’interno di quella verità che è stata rivelata e di capire qual è la strada da compiere.

Si tratta certamente di un dono di Dio, frutto della sua libera e gratuita volontà. Ma questa esperienza normalmente non accade così a caso: ha bisogno di essere preparata da un cammino. In effetti per vedere bisogna prima aver imparato ad aprire gli occhi e ad aprire gli occhi a volte si fa fatica. Ecco allora che la Chiesa ci viene incontro: oggi cominciamo un anno liturgico nuovo. Cosa vuol dire? Significa che saremo chiamati ad aprire gli occhi, ma anche il cuore e la mente, sulla vita del Signore, sugli insegnamenti della Chiesa, sulle verità della nostra fede.

All’inizio i primi cristiani, fino a Costantino e al suo editto di Milano, che stabiliva anche che si cominciasse a considerare la domenica come una festa, fino a quel momento però i cristiani si ritrovavano di domenica, appena finito il lavoro, mangiavano insieme, celebravano l’Eucaristia, ascoltavano la Parola. A un certo punto si è cominciato a dire: bene, noi ricordiamo la Pasqua del Signore, ma quali sono gli altri aspetti della vita del Signore che ci riguardano e ci possono aiutare? Ed ecco che intorno alla metà del IV secolo si stabilisce la data del Natale al 25 dicembre, che nell’Impero Romano era la festa del sole invitto: il 25 dicembre infatti le giornate cominciano ad allungarsi, a significare che il sole non è stato sconfitto dalla notte, e cioè, in termini spirituali, che il bene, la luce che è calata poco a poco, comincia ora a risalire. Cristo è il sole che sorge dall’alto e ci viene a rischiarare: ecco che il sole fisico e il sole spirituale ricevono questa festa insieme. Ma se il 25 dicembre era il Natale del Signore bisognava prepararsi: ecco l’Avvento.

Però l’Avvento non è solo attesa della venuta del Signore che viene, bensì anche e soprattutto riconoscimento della presenza del Signore. In effetti in questa domenica nella liturgia non si parla della nascita di Gesù, bensì del suo ritorno nella gloria. Dobbiamo infatti accorgerci che le venute del Signore sono tre: la prima volta è venuto nella carne; la terza verrà nella gloria; la seconda è la più misteriosa, perché scende nel cuore dei suoi fedeli. Ecco: Avvento è accorgersi di questa misteriosa discesa del Signore nel nostro cuore. In questo ci aiuta l’anno liturgico: è un anno che comincia; sarebbe bene, per quanto possibile, vivere le sue tappe, essere presenti e rallegrarsi per questo anno, che inizia nel segno della conversione.

Il colore dell’Avvento infatti è il viola, che non è il colore non del lutto, bensì della trasformazione: il rosso, forza vitale, colore del sangue, si unisce al blu, all’azzurro che viene dal cielo, forza di Dio; e l’incontro tra cielo e realtà umana produce il cammino, la conversione: Dio si converte a noi, ci viene incontro.

Allora cerchiamo di dire dal cuore il nostro grazie a Dio per essere qui oggi, certi che il Signore sarà un compagno di viaggio fedele e ci aiuterà in tutte le nostre necessità!”.