
“Un bambino che nasce, dei genitori che gioiscono, una notte silente: è un quadro apparentemente normale quello del Natale; eppure in questo quadro così semplice si manifesta qualcosa di grande”. Così si è aperta l’omelia di padre Placido nella solennità dell’Epifania, quella che, secondo un vecchio detto, tutte le feste si porta via, ma che in realtà apre la strada a tutte le feste dell’anno. Nella Messa dell’Epifania, in effetti, la liturgia prevede che venga dato l’annuncio delle diverse feste che ritmeranno i mesi successivi, perché, ha detto il parroco, “è dalla luce dell’Epifania, quando si manifesta la gloria del Signore, che dipendono tutte le feste che celebreremo quest’anno, per farci comprendere che poter celebrare è una gioia, un dono”. Di qui l’auspicio di padre Placido: “Mi auguro che piano piano, dopo questa esperienza che abbiamo fatto, in cui abbiamo dovuto sospendere le liturgie e in cui anche ora dobbiamo osservare diverse norme, non ci sia più nessuno che va alla Messa domenicale perché è un obbligo: non è un obbligo, ma un dono, che dice a ogni persona: vieni se vuoi, se ti senti, perché il Signore, che nasce nella povertà, deve già sopportare tanta fatica e ha bisogno di vedere persone sorridenti, contente, grate”.
L’Epifania è dunque un invito a gioire, secondo l’esortazione di Isaia proposta nella prima lettura della liturgia: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce” (Is 60,1): Questo rivestirsi di luce, però, ha detto padre Placido, non è un modo per vantarsi: “La luce non ci è data per metterci in mostra, bensì ci indica un cammino: chiunque pensa di essere stato illuminato e non fa altro che dire ‘guardate me’, non ha capito nulla; ogni luce ti è data perché tu possa camminare, perché tu ti senta responsabile, e così, vivendo il tuo dono, tu stesso possa diventare dono per chi ti incontra”.
È quanto fecero i Magi, che secondo il parroco, giungendo misteriosamente da Oriente, possono essere definiti proprio modelli dei pellegrini, quali siamo noi in questa vita: “Hanno capito, hanno studiato, hanno creduto, hanno cercato, e a chi ha una ricerca buona nel cuore, Dio manda anche una stella se necessario, e, di più, tutto l’universo collabora con la persona che cerca davvero la via”. In questo senso, i Magi sono proprio, sempre nelle parole del parroco, “dei fratelli maggiori, che, giungendo a Betlemme, testimoniano una ricerca spasmodica della bellezza e della verità e mostrano di avere nel cuore quella certezza che è stata annunciata anche a noi: “È nato il Re!”.
Questo, tuttavia, non è il termine del cammino, ma il suo inizio. Gli stessi Magi, in effetti, vanno da Erode, perché devono informarsi su dove sia il re che è nato: “Il cammino – ha affermato padre Placido – non è dato tutto e subito: è inevitabile che in qualche punto ti domandi: e adesso che si fa? Non la tua certezza, infatti, ma il tuo desiderio è il tuo tesoro, è la tua domanda che illumina il cammino, e seguendola troverai le risposte”. Così si spiega appunto la tappa che i Magi fanno da Erode e presso i suoi vari saggi, ed è una tappa che si rivela in realtà una testimonianza per quegli stessi sedicenti saggi e per noi: “Proprio loro, che erano vicini di casa della luce, sono totalmente nelle tenebre! Loro, che erano frequentatori della Scrittura, sono incapaci di comprendere alcunché!”. Davvero un’esperienza drammatica e anzi, nelle parole del parroco, “la peggiore delle cecità, quella di chi non ha il desiderio buono nel cuore, e così non vede più niente, e a cui di conseguenza Dio nasconde anche quello che è evidente”.
Non sono così i Magi, che sanno che, anche se è necessario fermarsi, non bisogna preoccuparsi, perché la luce non abbandona mai chi è in cammino: “Sii sereno nelle tue soste, perché la vita a volte impone di fermarsi; ma tieni desto il desiderio, e la stella riapparirà”. Così fanno i Magi, e infatti, dice il Vangelo, “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima” (Mt 2,10). Avviene questo, ha detto padre Placido, perché era la strada giusta: “Questi uomini illuminati riescono a leggere la storia, i sacri testi, la natura, il cuore umano; e così certo percorrono una via per arrivare al bambino, ma poi ‘per un’altra strada fecero ritorno’ (Mt 2,12), perché Erode, che pure aveva indicato la città di Betlemme, da lì a poco sarà un uccisore di bambini”. Ecco dunque la lezione dei Magi: “La luce è anche capacità di discernere, di non illudersi sulle persone, di capire cosa c’è nel cuore umano; senza giudicare, ma consapevoli che senza un sano discernimento diventiamo adoratori dei buffoni di questa terra, ed è doloroso vedere persone che dovrebbero avere la luce e si perdono dietro alle marionette manovrate da qualcuno più astuto di noi”.
Questo è dunque seguire la luce, “discernere e arrivare a capire che hai trovato chi ti guida e non hai bisogno dei potenti di questo mondo: lasciali lì, coi loro libri sacri, a fare quel che vogliono, perché tanto leggono e non capiscono niente!”. Infatti, ha detto padre Placido, “solo chi si fa pellegrino arriva a inginocchiarsi, a vedere la luce, a provare la gioia, e poi riprende il cammino”.
Quei pellegrini siamo noi, o almeno siamo invitati a esserlo: “Noi siamo stati chiamati tutti a sperimentare questa luce, questo segno!”. Ma dobbiamo ricordare che è la luce a guidare, e ciò comporta anche accogliere rinunce che mai avremmo immaginato di incontrare: “Ci saranno altre feste, cammineremo, con l’aiuto di Dio, come Lui vorrà: l’anno scorso non abbiamo fatto nemmeno la Pasqua, non abbiamo potuto celebrarla insieme in chiesa”. L’invito è dunque a pregare: “Facci questa grazia, Signore! Aiuta il nostro cammino! Abbiamo bisogno di sentire la tua Parola! Abbiamo bisogno del tuo aiuto! Abbiamo bisogno di pregare insieme!”.
Questa è allora l’esortazione finale di padre Placido, ed è quella che ci viene da quei misteriosi personaggi che vennero da Oriente per adorare Gesù: “I Magi sono buoni compagni di cammino: guardiamo a loro e affidiamo a Dio il cammino di quest’anno, nel silenzio e nella luce, e ripartiamo sereni: abbiamo tutto ciò ci serve e perciò non dobbiamo avere paura, perché possiamo seguire con gioia il Signore! Il Signore è presente! Il Signore è il Dio-con-noi!”.