“Nulla è impossibile a Dio!”

Il 25 marzo è la solennità dell’Annunciazione, e padre Placido alla sera di questo giorno ha presieduto la recita del Santo Rosario, ricordando anche Dante Alighieri nel #DanteDì, sottolineando come la lingua italiana, con la Divina Commedia, sia nata nel segno della fede cristiana, della Trinità e della Vergine Maria.

Nell’omelia della Messa che ha preceduto il Rosario, padre Placido ha commentato brevemente il Vangelo, che è naturalmente quello dell’Annunciazione: “Non dimentichiamo mai le forti parole dell’arcangelo Gabriele: ‘Nulla è impossibile a Dio‘. Con queste parole l’arcangelo ci conferma nel nostro cammino personale, ricordandoci che esso si compie non perché noi siamo bravi, bensì perché a Dio nulla è impossibile”.

Se è così, potremmo chiederci quale sia il nostro ruolo, e proprio su questo punto ha concluso la propria breve riflessione il parroco: “Certamente è richiesta la nostra adesione, la nostra collaborazione; in altre parole: è richiesto il ‘sì’ che la Madre pronuncia dopo le parole dell’angelo: ‘Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola’. Ognuno, ogni giorno, dica il proprio ‘sì’, confidando sul fatto che a Dio nulla è impossibile!”.

Riportiamo qui la preghiera alla Vergine che Dante fa pronunciare a San Bernardo in apertura dell’ultimo canto del Paradiso (XXXIII 1-21):

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.