Anche la Sesta Domenica di Pasqua, ha detto padre Placido nella sua omelia, con le sue letture bibliche “ci offre la possibilità di compiere un piccolo grande viaggio insieme: anche oggi la Parola di Dio ci prende per mano e ci porta a visitare luoghi che forse non abbiamo ancora visto”.
In questo caso il cammino inizia dal brano degli Atti degli apostoli (At 10,25-27.34-35.44-48) in cui “Pietro dice una cosa molto bella: ‘In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga’. Proprio Pietro, che di suo si dimostra spesso piuttosto rigido, seguendo il Cristo invece impara ed enuncia questa verità: Dio non fa preferenze di persone. E quando si dice ‘a qualunque nazione appartenga’ bisogna tenere presente che alla nazione corrisponde anche una religione: qualunque fede professi, la persona che pratica la giustizia è accetta a Dio“.
Davvero una accoglienza universale, dunque, quella di Dio, tanto che “nel salmo abbiamo ripetuto che ‘il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia‘. Tuttavia, anche se l’ha rivelata a tutti i popoli, noi cristiani dobbiamo fare più degli altri i conti con questa parola: giustizia. Infatti rischiamo di pensare che la misericordia ci sollevi dal bisogno di essere giusti; questo è un grande errore. Il nostro primo dovere è invece proprio quello di cercare di essere giusti e di smettere di chiamare carità ciò che in realtà è semplice obbligo di giustizia: noi alle volte ci sentiamo buoni, ma siamo semplicemente giusti; diamo un po’ del nostro superfluo e lo chiamiamo bontà, ma è solo giustizia”.
A questo punto possiamo chiederci, allora, cosa sia veramente la bontà: “Il modo di amare di Dio è riassunto nelle parole di Pietro: Dio non fa preferenze tra le persone, ama tutti; siamo noi, piuttosto, che facciamo preferenze, siamo noi che pensiamo che quelli della nostra religione siano nel giusto mentre gli altri siano fuori. Ma in realtà dobbiamo guardarci negli occhi e chiederci come stiamo vivendo, e in base a questo comprendere se siamo nel giusto. E scoprire che purtroppo la pandemia più letale è quella dell’ingiustizia. Ma è qui che interviene la bontà per come la intende Dio, ed è l’apostolo Giovanni a dirci che ‘chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio; chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore’ (1Gv 4,7-8). Insomma: vuoi sapere se conosci Dio? Verifica se ami e come ami“.
Questo discorso, che forse a un primo sguardo potrebbe sembrare teorico, è in realtà molto pratico: “Noi spesso ci spaventiamo davanti a Dio, cercando di essere giusti. Dovremmo invece stare a sentire Giovanni: tu cerca di voler bene, perché è questa la più alta forma di giustizia, fare il bene. E ricorda però che noi certo possiamo amare Dio, ma è Lui che ci ha amati per primo. E come sappiamo che Dio ci ha amati? Perché ha mandato il suo Figlio per la nostra salvezza”.
Giustizia e bontà sono dunque intrecciate, ed è questo che dovremmo ricordare ogni volta che ci rapportiamo a Dio, vivendo la nostra fede: “Alle volte nella preghiera ci mettiamo a dire cose come ‘se Dio mi amasse non farebbe questo, se fosse giusto non farebbe quest’altro’; e non ci rendiamo conto che se si prendono due persone diverse vedremo spesso che una chiede a Dio una cosa e l’altra l’esatto contrario. Non ricattiamo Dio, non diciamo ‘se fosse buono, se mi volesse bene’ e cose del genere; ricordiamoci che Dio ci ama perché, dice Giovanni, ha mandato suo Figlio per me e per te: questo è il vero segno del suo amore“.
Sembra una verità nota, che pare quasi inutile ripetere, ma in realtà va ribadita e ricordata, e infatti il Vangelo, sempre di Giovanni, ci torna sopra: “L‘apostolo Giovanni lo dice anche nel Vangelo: ‘Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi‘ (Gv 15,12). L’uomo che ha scritto queste parole, Giovanni, ormai novantenne, sull’isola di Patmos, aveva un circolo di discepoli, i quali, si narra, chiedevano a lui, che era stato discepolo diretto di Gesù, ‘dicci qualcosa del Maestro, raccontaci qualche nuovo aneddoto su di lui’. Ebbene, si dice che l’anziano Giovanni rispondesse sempre così: ‘Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi’; e quando i discepoli insistevano perché Giovanni raccontasse qualcos’altro di Gesù, egli ribadiva: ‘Vi basta sapere questo: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato'”.
L’amore, dunque, è la vera bontà; l’amore, dunque, è la vera giustizia: “L’apostolo Giovanni, che aveva vissuto con Gesù, riteneva necessario ricordare soltanto queste parole: ‘Amatevi gli uni gli altri’. Portiamoci nel cuore queste parole, ricordando che è tutta qui la giustizia di Dio: che ci amiamo gli uni gli altri come Gesù ha amato noi!”.