“Per quanto piccolo sia il seme, non dobbiamo dubitare mai che crescerà!”

“Come ci possono giovare queste parole dette da Gesù?”: così ha iniziato padre Placido l’omelia nell’Undicesima Domenica del Tempo Ordinario. È la domanda che sempre ci poniamo ascoltando la Parola di Dio, ed è giusto, perché “san Francesco – ha ricordato sempre il parroco – le chiamava ‘le fragranti parole di Nostro Signore’, volendo dire che per lui erano sempre vive, era come se Gesù le avesse appena pronunciate, era come se fossero state appena sfornate”.

In questo caso la Parola di Dio era la parabola, raccontata ovviamente da Gesù, del piccolissimo seme che dà molto frutto (Mc 4,26-34). E come ci possono dunque aiutare queste parole? “Ognuno di noi – ha invitato a riflettere padre Placido – anche se non è contadino ha messo dei semi nella terra: ogni volta che investiamo in una relazione, in un lavoro, in una qualunque attività è come se mettessimo a dimora qualcosa che speriamo dia buoni frutti. È quello che avviene anche nei rapporti in famiglia: certamente i genitori sperano il meglio per i figli, così i nonni vogliono dare il meglio ai nipotini. Tutti vogliamo seminare sempre qualcosa di buono, e ciò è bene”.

Bisogna però stare attenti a evitare che la premura diventi ossessione: “Gesù ci dà un’indicazione preziosa: non essere troppo ansioso! Infatti per vedere i frutti il contadino deve dormire, e cioè è bene che dorma, perché se il contadino diventa ansioso comincia ad andare a vedere se il seme cresce o no; magari scava, tira fuori il seme, vuole vedere bene. Invece bisogna avere una fiducia paziente, per cui ci si affida a Dio“.

Quei contadini troppo ansiosi, questo è chiaro, rischiamo di essere noi: “A volte ci viene voglia di andare a vedere, di tirare fuori il seme, oppure finiamo a lamentarci che ancora non si vede crescere niente da quel seme; e qualche volta abbiamo addirittura pretese sulle persone. Invece ci vuole pazienza: dormi, che è meglio! Così sembra dire la parabola, perché mentre tu riposi il seme cresce, e per quanto piccolo sia non dobbiamo dubitare mai che crescerà!”.

Il dubbio, in effetti, ci assale facilmente: “Se ci pensiamo un poco su ci chiediamo: che cos’è la vita? Passa così in fretta! E cosa hai fatto tu della tua vita? Hai avuto qualche relazione importante? Hai fatto un poco di bene? Hai aiutato qualcuno? Alle volte guardi questi tuoi semi e ti sembrano ridicoli: quanto poco ho fatto, Signore! Ma dobbiamo ricordare che poi questo seme così piccolo prende una forza incredibile: i granelli di senape se ce li hai sulle dita li butti via come fosse polvere, perché sembra proprio niente altro che polvere. Eppure quella polvere, messa in terra, si rivela una potenza incredibile: così è la Parola di Dio”.

È questa certezza che dobbiamo ricordare e coltivare: “Cerchiamo di seminare in noi questa Parola che ci dice: abbi fede! Ma non una fede qualunque: ci vuole una fede paziente! E non stancarti mai di seminare, per quanto piccolo e povero possa sembrarti quello che stai seminando!“.