“Devi dare te stesso, perché se non dai te stesso non dai niente”

La solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo mette al centro l’Eucaristia; ma che significa questo? Molto di più di ciò che probabilmente di solito si pensa: l’ha spiegato padre Placido nella sua omelia. Ecco le sue parole:

“«Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: ‘Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me’»: così Paolo racconta alle sue comunità la nascita di ciò che oggi celebriamo: il dono del Corpo e Sangue del Signore è un dono nato di notte, nella notte particolare in cui Gesù veniva tradito.

Tradizione e tradimento hanno la stessa radice: tradizione è consegnare ciò che hai ricevuto di bello e di vero; tradimento è consegnare colui che ti ha dato questa bellezza e questa verità. Se vogliamo l’Eucaristia continua a essere questo segno di contraddizione: vogliamo trasmettere ciò che di bello e vero abbiamo ricevuto o vogliamo tradire chi ci ha dato questa bellezza e questa verità? Allora è importante capire che cosa ci è stato dato, perché in questo uomo che va a morire non ci sono sentimenti di vendetta, quest’uomo non ha parole per difendersi; ha solo parole di dono e usa tutto se stesso per restare come dono per sempre. Allora in quella notte abbiamo imparato cosa voglia dire amare, abbiamo imparato quanto profondo sia l’amore di Dio: questo amore ha fatto sì che il dono continuasse e continua attraverso quel ministero sacerdotale di cui abbiamo sentito parlare nella prima lettura.

Non è un caso che lì si ricordi Melchisedek, personaggio misterioso, senza genealogia, senza padre né madre, non sappiamo da dove venga; sappiamo però che non era ebreo: questo sacerdote del Dio altissimo offre Pane e Vino e la Chiesa Cattolica ci insegnerà che il sacerdozio cristiano non è il sacerdozio di Aronne, ma appunto secondo l’ordine di Melchisedek: noi discendiamo da questo personaggio misterioso che offre Pane e Vino. Allora questo dono, prima di essere trasmesso, va accolto. Cosa vuol dire accogliere il mistero? Vuol dire ricordarci che il Cristo non consacra una realtà materiale così semplice e così povera, come sono il pane e il vino, se non per ricordarci che Egli, con la sua morte e risurrezione, ha consacrato tutti noi: noi siamo il Corpo del Signore! Non puoi dire ‘amen’ all’Eucaristia e poi negare la verità del Corpo e Sangue del Signore che vive nei tuoi fratelli e nelle tue sorelle: ogni attacco alla comunità, ogni cattiveria verso il prossimo, ogni volta che non rispettiamo il creato avviene una profanazione eucaristica!

O cominciamo a ragionare così oppure la nostra devozione eucaristica si riduce a fare una mezza genuflessione al Santissimo Sacramento che passa e intanto il mondo continua ad andare a rotoli! Se noi invece impariamo dall’Eucaristia che la realtà materiale, per quanto povera, può diventare presenza del Dio vivente, allora cominciamo a guardarci tutti con occhi diversi, a guardare il mondo con occhi diversi e forse cominciamo anche a capire che secondo l’ordine di Melchisedek è anche il sacerdozio battesimale: nel Battesimo siamo diventati sacerdoti, perché se non siamo sacerdoti che perdonano nella nostra famiglia, se non siamo persone che hanno parole di incoraggiamento, se ogni mattina quando ci alziamo non consacriamo il nostro lavoro e il mondo a Dio, allora stiamo perdendo tempo, non abbiamo capito il dono dell’Eucaristia, la forza che porta con sé.

L’ultimo passaggio è che questo dono non si esaurisce in un cuore a cuore tra me e Gesù; certo che c’è il cuore a cuore, ma il cuore che si apre al Cristo diventa anche il cuore che sa aprirsi al fratello e alla sorella che ha bisogno. «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta», dicono i discepoli; ma Gesù risponde: «Voi stessi date loro da mangiare». ‘Voi stessi’ ha un doppio valore: può essere che tu devi dare da mangiare e anche che devi dare te stesso, perché se non dai te stesso non dai niente.

Allora di fronte ai bisogni del mondo, di fronte a questo mondo che chiacchiera di pace e poi ci sono sempre guerre, che chiacchiera del bene comune e poi ognuno fa i propri interessi, in questo mondo in cui facciamo tutti finta di essere cristiani e poi quando possiamo ce le suoniamo e facciamo guerre uno contro l’altro, o l’Eucaristia cominciamo a prenderla sul serio oppure questo mondo non avrà mai consacrazione. Mentre noi veniamo al mondo per consacrare il mondo, perché siamo esseri senzienti e spirituali a cui è stato dato il compito di riconoscere la lode che sale a Dio da tutto il creato, quel Dio da cui discende la forza che consacra.

Allora questa è davvero una grande festa, che riporta al centro il mistero della creazione: il Pane e il Vino li facciamo noi, non ci sono in natura, ma Dio li consacra; sono frutto della terra e del lavoro umano e in essi il Signore è con noi, l’Eucaristia ce lo rende per sempre l’Emmanuele, Dio con noi. Sentiamoci rafforzati da questa certezza, ripartiamo con più coraggio, con più consapevolezza verso questo grande dono, che è anche un grande compito che ci è stato affidato”.