
All’interno dell’Avvento c’è una solennità che è quasi un’anticipazione del Natale: è quella dell’Immacolata Concezione, una festa che è anche un viaggio. In questo viaggio ha condotto padre Placido nella sua omelia: ecco le sue parole.
“È un piccolo grande viaggio quello che ci fa compiere la Parola di Dio oggi, in questa festa bellissima. Una festa che ci mostra quale grandezza sublime abbia raggiunto la natura umana in Maria.
Il viaggio si apre con una domanda, la prima domanda che Dio fa all’umanità: Adamo, dove sei? Questa domanda è necessario porsela più e più volte durante la vita: dove sei? Il fatto che noi non sappiamo dove siamo, il fatto che l’umanità sia inconsapevole della propria origine, del proprio stato, della propria missione, proprio questo fa sì che noi vediamo persone s-centrate, senza centro. Dove ti trovi in questo momento? Adamo è smarrito e tenta di giustificarsi con vuoti ragionamenti: sono nudo, mi sono nascosto. Non fare vuoti ragionamenti, non sbilanciarti tutto sulla tua mente! Resta in te stesso! Adamo non riesce e allora getta la colpa sulla donna: quando si è fuori dal centro sempre si dà la colpa a qualcun altro. E anche la donna, poverina, butta tutto sul serpente. Allora Dio comincia a mettere a posto le cose.
Intanto il serpente non lo lascia neanche parlare, perché con i perversi Dio non parla, perché con i perversi bisogna stare attenti: quando vedete uno che perverte la verità lasciate stare. E poi Dio, nella sua infinita misericordia, apre il cammino dell’umanità: d’ora in poi la nostra innocenza non sarà nel conservare uno stato iniziale, ma nel fare un percorso, nel ritrovare la verità di noi stessi. Tanto che davanti all’Eden il Signore mette anche un cherubino con la spada fiammeggiante: non si torna indietro, bisogna andare avanti.
E qui nasce la promessa: Dio promette che ci sarà una donna che creerà inimicizia con il male e la sua stirpe schiaccerà la testa al demonio, di Satana, dell’avversario. Dio ci sta dicendo che ha già preparato quest’opera di salvezza. E Paolo traduce questa bellissima pagina in un grande inno di benedizione: benedetto sia Dio! Non dimentichiamoci di benedire Dio: noi chiediamo sempre le benedizioni di Dio, ma Dio va benedetto e una benedizione ci nasce nel cuore quando benediciamo Dio. ‘Benedetto sia Dio, Padre del Signore Nostro Gesù Cristo, perché ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale’.
Allora, dove sei? Dove siamo in questo momento? Noi siamo nella profonda benedizione di Dio. Ma dobbiamo abitarla questa benedizione, nonostante tutte le difficoltà e gli errori di questa umanità smarrita che non sa dove si trova e anzi si riconosce solo nell’agitazione: più ci si agita, più si corre per arrivare non si sa nemmeno dove e più si vale. L’importante ormai è agitarsi, l’uomo e la donna che non si agitano valgono poco: quando muore qualcuno per tesserne le lodi si dice: non faceva altro che lavorare, ha lavorato sempre!
Ci rendiamo una rotella in un ingranaggio, mentre Dio ci ha creati liberi, a sua immagine, benedetti! Siamo stati scelti prima della creazione del mondo, prima di pensare al mondo Dio ha pensato a noi! E come ci pensava? ‘Santi e immacolati’, dice ancora San Paolo. Ma come è possibile? Tutti abbiamo peccato! Certo, perché noi non siamo immacolati come l’Immacolata Concezione; noi siamo stati concepiti nel peccato, ma ci è stata donata l’immacolatezza della carità. Se non si ama non si diventa immacolati, se non si fa il bene si resta sempre nel peccato. Ecco il nostro modo di concepire la nostra immacolatezza!
Il viaggio che ci propone la Parola di Dio arriva al compimento nel Vangelo: un angelo viene mandato a una donna, a una vergine di nome Maria. Si dà compimento alla promessa di Dio. La festa dell’Immacolata Concezione è la festa in cui Dio dà compimento alle sue promesse. Ma noi dobbiamo abitarle queste promesse. Allora, nel silenzio, chiediamoci dove siamo in questo momento e diciamo: Signore, voglio stare nella tua benedizione, nella tua grazia, che ci hai ottenuto attraverso l’obbedienza della Beata Vergine Maria Immacolata!”.