
Terminato il Tempo di Natale, inizia la prima parte del Tempo Ordinario, che condurrà fino alla Quaresima. Nella prima delle domeniche di questo tempo (che in realtà la liturgia chiama Seconda Domenica del Tempo Ordinario), la Parola di Dio propone forte il tema della vocazione, illuminato dal brano del Vangelo, nel quale il Battista riconosce in Gesù l’Agnello di Dio. Proprio partendo dal Vangelo il parroco ha riflettuto sulla vocazione, facendo scoprire che tutta la vita va vissuta come vocazione. Ecco le parole di padre Placido:
“‘Io non lo conoscevo’. Mi viene da partire proprio da questa espressione di Giovanni Battista, ripetuta per ben due volte: ‘Io non lo conoscevo’. Chi è che il Battista non conosceva? Gesù, suo cugino, quel bambino che, portato in grembo dalla Madre Maria, aveva fatto sussultare lo stesso Giovanni nel grembo di sua madre Elisabetta: fin dal primo istante, erano ancora nel grembo delle loro madri, e già il Battista esultava per la presenza del Signore; Giovanni Battista nel deserto l’aveva battezzato e arriverà a dare la vita per testimoniarlo. Eppure proprio quel Giovanni dice: ‘Io non lo conoscevo’. Da qui dobbiamo tutti ripartire, cioè dalla nostra presunzione di conoscere il Cristo, di sapere già tante cose, che è un modo per rendere inattivo il Cristo. Mi viene da ridere quando trovo qualcuno già avanti negli anni che mi dice: ‘Padre, quando ero bambino ho servito tante di quelle Messe!’. E poi basta, nella convinzione di aver pagato il debito con Gesù Cristo… speriamo che il Signore avrà misericordia di noi anche davanti a queste nostre sciocchezze!
Tutt’altro dev’essere il nostro atteggiamento. Santa Chiara d’Assisi scrive che tra i grandi doni che ogni giorno riceviamo dal Padre delle Misericordie, grandissimo dono è quello della nostra vocazione. Ogni giorno riceviamo la nostra vocazione. Forse alle volte ci preoccupiamo: chissà se ho risposto alla mia vocazione! Santa Chiara viene a dirci: preoccupati di rispondere oggi alla tua vocazione! Le parole di Santa Chiara e quelle di Giovanni Battista non sembrino scollegate: il conoscere il Cristo e il rispondere alla propria vocazione sono strettamente uniti. ‘Prima di formarti nel grembo materno io ti ho conosciuto e ti ho costituito perché tu fossi luce delle nazioni’. Di chi parla il profeta in questo versetto? Certamente profetizzando parla del Cristo, luce delle nazioni; ma poi parla anche di sé e di ognuno di noi. A cosa siamo stati chiamati? Ad essere luce, calore, benedizione, benevolenza: questa è la nostra vocazione. Ho detto altre volte che i mistici ebrei dicono a ogni essere umano: tu sei venuto nel mondo perché sei stato chiamato. Smettiamola di sottovalutare l’importanza della nostra vita! Sono venuto al mondo, Signore, per rispondere alla tua chiamata! Dio ha pronunciato misteriosamente il tuo nome e tu hai detto: eccomi!
Ma venire all’esistenza significa cercare il compimento dell’esistenza. E qual è questo complimento? Dante, nel canto XXVI dell’Inferno, fa dire a Ulisse, per esortare i suoi compagni a compiere la traversata che li farà oltrepassare le colonne d’Ercole, cioè il limite dell’umano e del divino: ‘Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza’. Seguire la virtus, cioè la tua forza, i tuoi valori. Togli i valori dalla tua vita e potrai magari avere una montagna di denaro, ma facilmente farai comunque una brutta fine. Quanti esempi ci sono di persone con grandi fortune, ma che, non avendo valori, hanno fatto solo disastri. La virtus è il valore che hai in te, ciò che tu sei: questa è la tua forza. Se ami te stesso nel Signore, questa è la tua forza, perché hai scoperto la tua vocazione. Essere amato, rispondere a questo amore, avere incontrato Colui che è Luce delle nazioni, che ti ha detto che tu stesso sei la luce del mondo: questa è la vocazione.
Tuttavia la vocazione a essere luce non può prescindere dall’essere credenti credibili. Il mondo non sa più che farsene di gente che proclama il credere in Dio e poi un attimo dopo uccide, bestemmia, fa il male. Non ci serve questo; ci serve la fede del credente credibile. Come santa Chiara, ogni giorno impariamo da Dio la nostra vocazione. Cosa vuol dire, Signore, oggi essere qui in questa domenica? Come posso servirti stamattina? Noi siamo qui come ecclesia, che viene da ek-kalèo, cioè significa proprio che siamo chiamati, siamo qui perché abbiamo risposto alla vocazione di questa mattina. Ma se è così, allora dobbiamo essere qui con tutto il cuore, con l’attenzione, con la benevolenza, con la nostra preghiera per i malati, per chi c’è e per chi non c’è e per chi è già asceso. Questo ci dice il Signore: tu sei qui perché hai risposto alla mia chiamata; ma non esaltarti perché hai risposto, piuttosto sii contento che Dio abbia voluto proprio te qui, che ti abbia chiamato. Non è lo stessa la nostra assemblea con o senza ognuno di noi.
Allora grande è il dono della nostra vocazione, perché ci insegna che siamo gente voluta, ci insegna che l’importante nella nostra vita non è ciò che appare, una riuscita puramente umana, bensì ‘seguir virtute e canoscenza’. Smettiamola di usare il dono dell’intelligenza per diventare al massimo furbetti, come fanno i grandi di questo mondo! La tua conoscenza e le tue capacità sono luce! Dovremmo insegnarlo anche ai nostri ragazzi, far sentire la bellezza dell’apprendimento come luce che ti entra dentro e che poi emanerai dagli occhi e dal cuore.
Che grande la vocazione! Ma attenzione a pensare che la vocazione sia qualcosa di esclusivo dei giovani, che di vocazione si debba parlare solo a loro; la vocazione è anche degli adulti e degli anziani. Certo il giovane ha tante possibilità, può cambiare, deve imparare, comprendere la propria vita come vocazione. Ma se il tempo si è fatto breve è ancora più importante rispondere alla vocazione, perché ci si prepara all’ultima chiamata: venite, benedetti dal Padre mio, ho preparato per voi un posto. Vivere la vita in stato di vocazione per poter dare l’ultima risposta con generosità, con libertà, con gioia: questa è la via. Quante meraviglie Dio ha seminato nella nostra vita: non le disperdiamo, perché se ti accorgi delle meraviglie che sono nella tua vita tu stesso diventi meraviglia e comprendi il valore della tua vita e cominci a volerti bene e a capire quanto sei prezioso. Questa è la nostra vocazione: Dio ha acceso in noi una luce che non si spegnerà in eterno”.