“Chi porta il Vangelo non può essere triste”

Nella Terza Domenica d’Avvento, domenica Gaudete, domenica della gioia, padre Placido ha celebrato le Messe con i bambini e i ragazzi di catechesi e con i bambini della scuola elementare ha costruito un’omelia corale, con gli interventi degli stessi bambini. Questo è il riassunto del ragionamento che hanno fatto i bambini insieme al parroco:

“Isaia parla di un evento di gioia, dice che arriverà un lieto annuncio, anzi ci invia a dare un lieto annuncio. Normalmente quando si porta una bella notizia si è allegri, proprio perché è una bella notizia. Ma che cos’è una buona notizia? Se parlassimo in greco diremmo che siamo inviati a portare il Vangelo. ‘Buona notizia’ è proprio la traduzione della parola ‘Vangelo’; allora, se il profeta ci invia a portare una bella notizia, in realtà ci manda a portare il Vangelo! 

Se è così, chi porta il Vangelo non può essere triste, deve essere felice! Isaia ci insegna proprio questo: Dio ci manda a portare una bella notizia, quindi ci manda a essere felici. Allora non è un caso che oggi sia la domenica del Gaudete, la domenica della gioia, la domenica della felicità.

È la domenica della felicità perché Gesù sta per nascere ed è questa la bella notizia, che ci fa felici e anche santi. Lo dice San Paolo nella lettura: ‘Il Signore vi faccia totalmente santi’. Quando vengono rappresentati i santi attorno al capo hanno l’aureola, cioè hanno una luce sulla testa e l’aureola è proprio una piccola aura di luce. Noi all’inizio della Messa abbiamo acceso la terza candela della Corona d’Avvento; non l’abbiamo fatto per caso: abbiamo acceso la candela per impegnarci a essere santi. Quando ci viene detto che dobbiamo essere santi significa che dobbiamo avere la luce dentro; noi accendiamo le candele dell’Avvento perché si accenda in noi la luce della fede. Per prepararci bene a Natale dobbiamo accendere una luce dentro di noi, dentro il nostro cuore.

E una persona che ha la luce nel cuore ha il viso luminoso e felice e può portare il lieto annuncio di gioia!”.