
L’ultima Domenica della prima parte del Tempo Ordinario coincide quest’anno con la Giornata Mondiale del Malato e padre Placido ha riflettuto sul fatto che tutti abbiamo bisogno di guarigione; in che senso? Ecco le parole del parroco:
“Abbiamo sentito echeggiare nelle letture e nella preghiera che abbiamo fatto un’invocazione al Signore, un’invocazione di guarigione, di aiuto. Oggi è la Giornata Mondiale del Malato e anche la giornata in cui ricordiamo la tenerezza della Madre che a Lourdes proprio di questo si è presa cura, della persona nella sua interezza, della guarigione nella sua totalità.
Allora oggi cerchiamo di viverlo questo Vangelo anche noi come questo lebbroso, andiamo da Gesù: ‘Venne da Gesù un lebbroso e lo supplicava in ginocchio’. Ricordiamolo: il primo ammalato che dobbiamo accudire, il primo malato di cui avere cura siamo noi stessi; dobbiamo imparare a volerci bene, perché solo una persona che si vuole bene, che si lascia voler bene, è in grado di fare il bene. Che cosa dobbiamo fare allora? Come questo lebbroso dobbiamo andare da Gesù, ma – aggiungerei – con una consapevolezza più profonda. Questo fratello sentiva la sua malattia non solo come un dramma fisico, ma quasi come un dramma morale: se sei lebbroso evidentemente hai fatto qualcosa di male, così si pensava. Qui c’è già un primo punto importante: noi portiamo a Gesù innanzitutto la nostra realtà fisica: quante volte preghiamo perché ci aiuti perché possiamo stare bene noi o le persone che amiamo. Però dovremmo avere consapevolezza che questa guarigione è ancora più profonda: noi portiamo al Cristo il medico divino, ognuno porta tutto se stesso, noi portiamo tutti noi stessi perché il Cristo ci guarisca nella mente e nello spirito e nel corpo.
Abbiamo bisogno di essere guariti nella mente, dobbiamo portare a lui la mente come se dovesse essere messa al sole, perché si scaldi, si schiarisca, si calmi. La quiete che viene dal Cristo guarisce la nostra mente, comincia a renderla più semplice, la unifica; siamo tutti frammentati e ce ne accorgiamo: vogliamo fare una cosa e poi ne facciamo un’altra, vogliamo fare il bene e alla fine facciamo il male, facciamo mille propositi e non ne osserviamo nessuno… è una mente frammentata e questa mente, per non farsi toccare come un malato che ha paura del medico, se la racconta, ci e si dice che va tutto bene, che siamo a posto, oppure ci deprime con tutti i sensi di colpa che la nostra mente suscita (e, mentre chi dovrebbe avere i sensi di colpa non li ha e compie infinite atrocità e dorme comunque tranquillo, invece ci sono persone che per un piccolo errore che hanno fatto in vita stanno sempre a tormentarsi). La mente deve essere guarita dal Cristo.
Poi c’è lo spirito, che è la presenza di Dio in noi. Dal momento che è così non dobbiamo guarire lo spirito, perché lo spirito è santo, è scintilla divina in noi e perfezione assoluta in sé; però dobbiamo permettere allo spirito di agire in noi, dobbiamo dargli spazio, dobbiamo accoglierlo e rendercene consapevoli. Ecco la grande guarigione!
Infine c’è il corpo: è bello che la Madre a Lourdes abbia detto a santa Bernadette tre concetti: conversione, preghiera e poi… vai a bere! Ma cosa c’entra il bere con la salute spirituale? Metti in te questa acqua buona! Pensiamo forse di poter trattare il nostro corpo come cestino della spazzatura e poi stare pure bene? Ci vuole equilibrio: piano, niente esagerazioni. Ora che stiamo per iniziare anche la Quaresima serve ancora di più la capacità di essere amici del nostro corpo: mens sana in corpore sano, cioè la santa unità.
È in Cristo che si unifica tutto, il Cristo ci rende consapevoli della santa unità: ‘Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno’, è l’Uno che unifica. Abbiamo bisogno di salvezza e salute, le due cose non vanno divise e la Madre ci dà la salute del corpo perché di riflesso ci sia anche la salute della mente. E se tu cominci con te la tua guarigione, tuttavia devi ricordare che la guarigione non finisce con te, perché solo insieme agli altri diventiamo luogo di salute e di salvezza. La Madre ci accompagni in questo cammino!”.