“Non dai nulla finché non dai te stesso”

Nella XXXIII Domenica del Tempo Ordinario nell’Unità Pastorale ‘Divina Misericordia’ si è celebrata la Giornata del Ringraziamento e padre Placido è partito dai doni portati all’altare per riflettere sul dono che è ciascuno di noi per Dio. Ecco le parole del parroco:

“I doni che porteremo davanti all’altare ci dicono che oggi celebriamo un aspetto particolare della nostra vita: il rendimento di grazie, il ringraziamento. Rendere grazie significa un gesto di restituzione: noi portiamo a Dio tutti i suoi doni, rendiamo a lui tutti i suoi doni. San Francesco ammoniva spesso i frati, soprattutto quando vedeva che compivano un’opera buona: restituite a Dio, fratelli cari, tutti i suoi doni, perché non siate ladri della grazia di Dio.

Celebrare il ringraziamento significa considerare la vita stessa come un’espressione di gratuità e di gratitudine: dai ciò che hai per imparare a donare ciò che sei. Ma dove si impara la gratuità del dono? La gratuità del dono si impara dalle creature di Dio. Perché fiorisce una rosa? Perché ha dentro di sé il desiderio e il bisogno di esprimere la bellezza che le scorre dentro, perché forse nessuno immaginerebbe che da quello stelo così apparentemente ruvido, da quelle spine possa nascere qualcosa di così delicato e in totale gratuità. L’usignolo canta perché ha un canto nel cuore e lo esprime in totale gratuità, anche quando nel bosco non c’è nessuno che ascolta. Dalla natura impariamo la gratuità del dono e impariamo che non dai nulla finché non dai te stesso.

Ci avviciniamo ormai alla fine dell’anno liturgico: domenica prossima ricapitoleremo tutto in Cristo Re dell’universo e poi apriremo un tempo nuovo di attesa, l’Avvento. Il tempo è un grande mistero: un genio come Sant’Agostino diceva: se nessuno mi chiede cosa sia il tempo, io lo so; ma appena mi chiedono di spiegarlo non so più come esprimermi. Eppure tutto accade in questo tempo perché poi si possa uscire dal tempo; e se non sei fedele nel poco, il tempo che ti è dato, non potrai essere fedele nel molto, l’eternità che ti viene donata.

Noi oggi portiamo all’altare i nostri doni, ma il Padre buono guarda a ciascuno di noi come dono, ci guarda come il dono migliore. Anche Gesù nel Vangelo ci fa guardare e imparare dalla natura e in particolare dalla pianta di fico, l’ultima a mettere le foglie, quando sembra che non debba fiorire più; ma proprio quando fiorisce il fico significa che l’estate è vicina. Dio non vede la nostra lentezza, Dio non guarda a tutti i nostri difetti; Dio guarda al potenziale di bene che siamo e possiamo diventare. Impariamo dalla natura ad avere almeno un poco lo sguardo che Dio ha su di noi”.