
“Come è bello questo annuncio delle feste che ci attendono, del cammino che ci si apre. Per questo Isaia oggi dice: alzati, rivestiti di luce! Lo dice perché viene la tua luce, la festa di oggi segna la pienezza di questa luce, perché possiamo rivestirci di luce, perché viene la nostra luce. C’è qualcuno che è più forte di noi, più splendente di noi e ha deciso di venire a incontrarci e farsi piccolo, perché nessuno potesse dire: non posso arrivarci… questa luce ci è donata non come ornamento esterno, bensì come qualcosa che ci è necessario avere per poterci alzare e iniziare un cammino nuovo.
La necessità di questa luce la sottolinea Isaia quando dice: ecco, la tenebra ricopre la terra e nebbia fitta avvolge il mondo. Prendere su di sé la luce e camminare non è un privilegio, ma è un compito quantomai necessario: nebbia fitta, tenebre profonde affliggono l’umanità e allora come è necessario che uomini e donne guidati da una stella trovino ai piedi di questo bambino le ragioni del loro vivere e del loro sperare e del loro amare. Queste ragioni diventano luce buona che possiamo comunicare; nessuno si senta dispensato: anche la luce più piccola e apparentemente inutile diventa necessaria quando la notte si fa così buia. Non disprezziamo nessuna piccola luce, non disprezziamo i doni del Signore, per quanto essi siano quasi sussurrati. I Magi si mossero da oriente perché erano uomini capaci di alzare lo sguardo e cercare; e cerca colui che non è sazio, cerca colui che non è così presuntuoso da pensare di sapere già tutto, cerca colui che ha un desiderio nel cuore e questo dei santi Magi è un desiderio profondo, pieno di gioia: vedono sorgere la stella e si mettono in cammino.
Oggi ritroviamo le ragioni del nostro cammino. Alle volte mi chiedo qual è la stella che non vogliamo vedere, qual è la luce che non riusciamo a cogliere, perché facciamo così fatica ad alzare lo sguardo, perché il creato sembra non dirci più nulla, perché non sentiamo questo profondo bisogno di vivere in sintonia con la madre terra, con le stagioni, con il cielo. Le stelle sono sorelle che ci permettono di orientare il cammino sulla terra alzando lo sguardo; sembra strano, ma qualche volta se vuoi sapere dove devi andare devi smettere di guardare a terra e alzare lo sguardo. Per secoli ci siamo orientati sulla terra e nel mare guardando le stelle e non sarà un caso forse che oggi abbiamo la testa sempre più ripiegata, sempre meno capace di sollevarsi… guardiamo alla stella! Ognuno ha in questo momento una stella che deve cogliere per capire bene dove andare e che può illuminare il cammino e che può ridarci coraggio.
I Magi, santi e umili, si dirigono a Gerusalemme e vanno a chiedere: ma dov’è colui che è nato, il re di Giudei? Portano questa domanda nel cuore di Gerusalemme, dal popolo eletto, alla corte del re, tra i sommi sacerdoti e i capi degli scribi: hanno i Profeti, hanno la Scrittura, hanno tutto, sono amati da Dio, che da secoli porta avanti la sua alleanza con loro… allora perché non capiscono? O meglio: capiscono con la testa, ma perché allora non si muovono, perché da quel palazzo non esce nessuno, perché solo i Magi prendono il cammino? È la spocchiosa superbia dei potenti di ogni tempo: ditemi quando l’avete trovato, in modo che venga anch’io ad adorarlo… il potere politico è sempre pronto a mostrarsi ossequioso con il potere religioso per un interesse meschino! Questi Dio non vogliono adorarlo, vogliono ucciderlo! Stiamo attenti al potere che fa alleanza con altri poteri, facendo finta di essere devoto: è la forma più spietata di uccisione di Dio nel cuore delle persone.
Lasciamo stare questo potere. Abbiamo i testi sacri che dicono la verità; ma dobbiamo alzare lo sguardo e allora ci mettiamo in cammino. I Magi andarono e trovarono un bambino e lo adorarono. Cosa c’era di più estraneo a Gerusalemme di questi maghi – perché noi diciamo Magi quasi per pudore, ma erano maghi, uomini che scrutavano la natura, avevano una sapienza antichissima… non dobbiamo disprezzare nulla del creato, perché ci parla di Dio. Questi Maghi adorano il bambino, non hanno chiesto segni più grandi. Allora com’è che noi facciamo così fatica ad adorare il volto di un Dio bambino, perché dopo duemila anni il Dio dei cristiani non è ancora il Dio bambino? Dio o è così o non è il Dio dei cristiani! Il Dio dei cristiani non è il Dio delle guerre, non è il Dio del potere, non è il Dio dei palazzi sacri! È il Dio della mangiatoia, è il Dio bambino! E i potenti devono allontanarsi da questo Dio affinché i poveri vengano e trovino una luce e conforto.
I Magi aprono i loro scrigni e donano l’oro della carità, l’incenso della fede e la mirra della speranza che sa anche sopportare. Offrono tutto e poi vengono avvertiti in sogno: non disprezziamo i sogni, almeno metà della nostra vita è vissuta nei sogni e Dio ci dice tante cose nei sogni. I Magi, avvertiti in sogno, per una strada altra fanno ritorno al loro paese. Come è bella questa storia: è una storia sacra, è la nostra storia. Paolo nella sua lettera ci dice come fare Epifania: voi sapete – scrive Paolo – perché immagino che l’abbiate sentito dire, che mi è stato rivelato un mistero perché vivessi un ministero. La grazia del Natale è tutta qui: contempliamo il mistero per poter servire, per fare un ministero, ci è data una luce meravigliosa perché la portiamo, altrimenti non è Natale, altrimenti non è Epifania, altrimenti non è piena rivelazione. Non siamo qui solo come gente che viene a sentire, ma siamo portatori di una luce: è importante che la stella ci porti qui, ma è altrettanto importante che torniamo alle nostre case, cioè a noi stessi, consapevoli di questa luce e donando questa luce.