“Dio ci ha amati prima che noi fossimo”

Le letture della Quinta Domenica del Tempo Ordinario parlano di vocazione, che non è qualcosa che riguarda solo i preti, ma tutti. Ecco l’omelia di padre Placido:

“Ho sempre l’impressione che tutte queste parole siano quasi troppe: basterebbe poco della Parola di Dio per insaporire tutto, come un pizzico di sale. Ma vediamo di tirare fuori solo poche parole da ogni brano che abbiamo ascoltato.

Di cosa ci parla oggi Dio? Quando veniamo in chiesa, veniamo per ascoltare la Parola di Dio, ma non solo quella che è scritta qui, bensì quella parola che magari parte da qui e poi nasce in ciascuno. E la Scrittura oggi parla della vocazione. Vocare significa ‘chiamare’ e – che ci crediamo o no – ognuno di noi è qui perché è stato ‘vocato’, chiamato; ma non solo qui in chiesa: è qui in questa esperienza di vita umana perché è stato chiamato da Dio. ‘Dio disse e tutto fu creato’: è una Parola che ci ha voluti qui, una Parola divina. I cabalisti, i mistici ebraici, non solo dicono che siamo qui perché Dio ci ha chiamati, ma aggiungono che siamo qui perché volevamo esserci: ognuno è entrato nella vita perché ha deciso di venirci.

È un mistero, che però apre a un’altra dimensione: se sono venuto in questa vita, perché ci sono venuto? Per lavorare dalla mattina alla sera e non pensare mai a nient’altro? O forse per accumulare cose o per prevalere sugli altri? Perché sono voluto venire in questa vita? La prima lettura descrive la vocazione di Isaia, uno dei più grandi poeti dell’umanità: Isaia ha delle pagine meravigliose e qui descrive la sua chiamata: io sono perduto, sono un poveretto, un uomo dalle labbra impure… ricordati: Dio non ti ha chiamato perché sei bravo; un poeta e mistico francese dice che Dio ci ha preceduti: ecco il mistero di tutti i misteri. Non pensiamo che Dio ci chiami perché abbiamo fatto i bravi: Dio ci ha amati prima che noi fossimo e amandoci ci ha chiamato all’esistenza e amandoci ci mantiene all’esistenza e ci accoglierà alla fine del cammino. Santa Giuliana di Norwich conferma dicendo: sapete cosa vuol dire convertirsi? Convertirsi significa rivolgersi verso Dio per scoprire che Dio ci stava già guardando, che era già tutto rivolto a noi con il suo amore gentile e cortese e grazioso.

Ma perché chi ha parlato con Dio ha di lui un’immagine così meravigliosa e noi non riusciamo a scaldarci il cuore? Perché noi preti abbiamo passato secoli a minacciare la gente? Qual è il risultato? Il risultato è che le chiese piano piano si svuotano… ma con il Salmo abbiamo detto: cantiamo al Signore. Ti ringraziamo, Signore, perché la tua destra ci salva; il Signore farà tutto per me. Pensate se uscissimo oggi dalla Messa con questa frase nel cuore e la ripetessimo: il Signore farà tutto per me. Abbiamo sempre pensieri e preoccupazioni; magari pregassimo con convinzione: il Signore farà tutto per me, perché mi vuole bene, perché la sua destra, la sua mano forte, mi sostiene.

Dalla lettera di San Paolo prendiamo solo una parola, bellissima: io sono il più piccolo di tutti, ma per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia non è stata vana. Siamo capaci in questa Messa di dire anche noi così? Per grazia di Dio sono quello che sono. Non ci andiamo mai bene, dobbiamo sempre essere chissà chi, diamo colpe a destra e a sinistra e ci arrabbiamo con chi ci è vicino… vogliamo finirla? Comincia a volerti bene, comincia a volerti bene! Ripeti: per grazia di Dio sono quello che sono! E il cuore trova subito pace.

L’ultima parola la prendiamo dal Vangelo. La prima cosa che Gesù chiede a Pietro è questa: scostati un poco da riva. Noi vorremmo rispondere alla chiamata solo se Dio ci chiede cose grandi, solo se ci fa fare i miracoli… Egli ti vuole bene, ti ha chiamato alla vita! Fai cose piccole: il principe degli apostoli ha cominciato dando due colpi di remi, tu spostati un poco con la barca e solo poi prendi il largo, una frase che è un progetto di vita. Allarga la mente e allarga il cuore, non chiuderti nel piccolo! Pietro si getta alle ginocchia di Gesù, un omaccione come lui si è buttato alle ginocchia di Gesù, perché la vicinanza con Gesù ci fa sentire la nostra piccolezza. Ma Gesù subito ci rimette in gioco: stai tranquillo, d’ora in poi sarai pescatore di uomini; è la dignità più grande: Gesù chiama Pietro ad aiutarlo a salvare il mondo.

Se possiamo portiamo via una di queste parole e ricordiamo: per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia è in me e non è vana“.