“Siamo qui perché la domenica è il giorno del Signore!”

La Domenica dopo Pasqua è la Domenica della Divina Misericordia, anche festa dell’Unità Pastorale, che alla Divina Misericordia è intitolata. Mella Messa a Brez si sono battezzati due bambini ed erano presenti 24 coppie di sposi che quest’anno festeggiano un anniversario significativo di matrimonio (5°, 10°, 15°, etc.) e padre Placido nell’omelia ha ricordato queste occasioni di festa; ecco le sue parole:

“Questa è una domenica davvero ricca di tanti doni. Oggi celebriamo la vita nei bambini che vengono presentati per il Battesimo e celebriamo l’amore nelle tante coppie che vengono a ricordare e ringraziare per il loro anniversario di matrimonio che festeggiano nel corso dell’anno.

La Parola mette oggi al centro l’apparizione del Risorto. Non crediamo che sia stato facile riconoscerlo: erano partiti tutti trionfanti andando dietro a questo Messia e poi l’avevano visto maledetto dal potere e crocifisso… non crediamo che sia stato facile. Non a caso sotto la croce c’era solo Giovanni, che all’età di 95 anni, quando il Cristianesimo già aveva iniziato a diffondersi, scrive dall’isola di Patmos, dove l’imperatore l’aveva esiliato poiché non lo riconosceva come Dio; e, come abbiamo sentito dal brano dell’Apocalisse, scrivendo alle sue comunità dice: il Signore c’è, il Signore è vivo! Il Vangelo di oggi sottolinea proprio questo: vi si dice che era il primo giorno e anche l’ottavo giorno. La domenica per gli ebrei è il primo giorno dopo lo Shabbat, unico giorno che abbia un nome, mentre gli altri sono numerati; ma per i cristiani il primo giorno dopo il settimo diventa anche il giorno ottavo, giorno così straordinario, talmente nuovo che, anche se la settimana ha solo sette giorni, la domenica diventa il giorno ottavo.

Ecco perché l’evangelista sottolinea che ‘otto giorni dopo’ gli apostoli si ritrovano. Come mai si ritrovavano di domenica? Come mai siamo qui oggi? Siamo qui perché la domenica è il giorno del Signore! E la nostra fede ci chiede ogni sette giorni non di andare a sentire quel povero prete, bensì ad ascoltare la Parola di Dio, a pregare con i fratelli e le sorelle, a ringraziare il Signore, a ricevere il Corpo di Cristo: questa è la nostra fede! Giovanni, alla fine del primo secolo, è l’ultimo vivente che ha conosciuto Gesù, tanti dei suoi seguaci non hanno visto nemmeno un apostolo e allora bisogna cominciare a dire: ‘Beati voi, che pur non avendo visto credete’. È la Parola del Cristo e Giovanni la sottolinea, perché gli sarà rimasta impressa quella sera, quando Tommaso non c’era.

Notiamolo: Tommaso aveva disertato l’Euceristia, non aveva avuto fede… e se Tommaso aveva disertato l’Eucaristia noi ci meravigliamo che ci siano schiere di cristiani che non credono più? Ma se non vengono in questa assemblea come fanno a mantenere la fede? Non banalizziamo la domenica! Che cos’è questa storia di chi dice di essere credente ma non praticante? Andresti mai in una banca dove è scritto: noi qui crediamo nell’onestà, ma non la pratichiamo… chi andrebbe in una banca così? Ma è proprio questo il paradosso del credente non praticante! All’inizio eravamo attrattivi, la gente guardava il modo in cui pregavamo, il modo in cui stavamo tra di noi con semplicità, dandoci una mano, volendoci bene, e guardandoci si univa a questo popolo, anche perché vedeva la bellezza di questa fede… basta con il culto delle personalità, con l’imperatore che si crede Dio! Ma non lo vediamo che gli imperatori sono tornati, che tutti i grandi della terra si credono Dio?

Dio ha scelto di farsi uomo e sarà l’umanità a salvarci, non ci è chiesto altro che di diventare persone autenticamente umane, perché fa parte dell’essere umani il non voler fare guerre, il voler dare una mano, il vivere insieme, siamo animali sociali, siamo creature che hanno bisogno degli altri. Ecco il senso della comunità e oggi la vediamo in questa festa meravigliosa. Ai bambini che battezziamo vogliamo dare le cose più importanti e più belle e la fede è importante, perché è una marcia in più, perché sapranno che quando verranno qui saranno benedetti e perdonati, qui ci sarà sempre un dono di misericordia, qui ci sarà una parola che rimette sulla strada; essere papà e mamma significa avere una responsabilità grandissima e tu ti senti così piccolo di fronte al dono della vita che ti è stato fatto che è spontaneo dire: Signore, dammi una mano, aiutami tu a crescerli, aiuta noi, marito e moglie, a volerci bene, perché stare insieme è umano. Il Cristo ha portato il divino nell’umano e l’umano è arrivato al divino. Preghiamo per questi bambini e preghiamo per i nostri coniugi, perché senza l’amore non arrivano i bambini e se un bambino arriva senza amore è una tristezza infinita. L’amore è la forza più grande, ha il potere di cambiare l’universo. Non c’è una forza più grande, perché Dio è amore. E nel Dio-Amore noi immergiamo i nostri bambini e al Dio-Amore affidiamo le coppie di sposi e noi tutti”.