
La solennità del Corpo e Sangue di Cristo, il Corpus Domini, è caduta quest’anno all’indomani di un ulteriore allargamento dei conflitti in Medio Oriente e necessariamente le notizie relative alle guerre in corso hanno stimolato la riflessione del parroco, nel contrasto totale con il senso di questa festa e con il messaggio del Vangelo, in particolare nella sua pagina, proposta dalla liturgia di questa festa, della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ecco le parole di padre Placido:
“Lasciatemi dire che sento un certo contrasto tra questa pagina del Vangelo e le altre pagine che l’umanità sta scrivendo in questi giorni: le notizie di un allargamento dei conflitti, i nuovi bombardamenti, i corpi di cui si fa scempio contrastano con la festa del Corpo e Sangue del Signore. Il Signore ci ha insegnato che il corpo è santo; parlava del suo corpo, ma anche del nostro corpo, parlava di una spiritualità che non può fare a meno dell’umano, che trova nell’umano un’immagine riflessa del divino quando questo umano si offre a Dio nella sua povertà e nella sua fallibilità e chiede di essere sanato, guarito, aiutato.
Ecco il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. C’erano circa cinquemila uomini e poi donne e bambini; sembra persino un numero esagerato per quei poveri villaggi, ma forse l’evangelista Luca calca un po’ la mano per dire che erano tanti e potevano anche essere tutti e il Maestro li guariva, ma non solo li guariva nel cuore: il nostro Maestro si preoccupa anche che abbiano ristoro e cibo. I discepoli avevano detto: congeda la folla, perché qui è deserto e noi cosa vuoi che facciamo? Ma Gesù non manda via nessuno. E nemmeno noi dobbiamo mandare via nessuno, non dobbiamo giudicare nessuno: uno viene una volta all’anno? Che Dio lo benedica! Uno non viene mai e si crede il miglior cristiano del mondo? Che Dio lo benedica!
Noi sappiamo che c’è il Corpo e il Sangue del Signore… ma lo vedete il contrasto? Con pochi pani e due pesciolini, affidati alla Parola di Gesù, alla sua presenza, Dio sfama una folla immensa, mentre oggi noi viviamo in un mondo che non ha mai avuto così tanti beni, ma ci sono spiriti egoici che non sanno più cosa comprare e noi stiamo lì ad ammirarli. E con tutta questa massa di beni, che sfamerebbe tre volte la popolazione mondiale, facciamo morire la gente di fame, spendiamo per gli armamenti e ci facciamo le guerre! Le religioni stanno dando un esempio terribile: capi cristiani, capi ebrei e capi musulmani che dilaniano e profanano il corpo della povera gente, gli anziani, le donne, i bambini… questa è l’antitesi della festa del Corpo e del Sangue del Signore! E noi cristiani dobbiamo capire che onorare questa festa non è buttare un po’ di incenso all’ostia consacrata: se tu dai incenso all’ostia e profani il tempio vivo del Dio altissimo che è l’essere vivente, allora sei bugiardo e ipocrita e questo mondo sta andando avanti nell’ipocrisia delle religioni che fanno finta di onorare Dio e massacrano il tempio di Dio che è l’uomo vivente… che i cristiani non si trovino in questa posizione!
Almeno noi, oggi, adoriamo la Parola di Dio fattasi carne avendo nel cuore sentimenti di pace e di perdono. Infinito è il miracolo che si compirà ancora una volta sull’altare: il Corpo e il Sangue, l’anima e la divinità di nostro Signore presenti nell’umiltà di un pezzo di pane e di un po’ di vino. Diceva Francesco d’Assisi ai suoi frati: ‘Fratelli, dell’altissimo Iddio null’altro io vedo su questa terra che quel Corpo e Sangue che i nostri sacerdoti ci consacrano ed essi solo possono farlo’. Ricordiamo l’importanza del rispetto verso il sacerdote, non a lui come persona, che è un pover’uomo come tutti, ma perché solo mediate il sacerdote può compiersi questo miracolo, può far sì che il Signore Iddio sia presente. Certo è un segno povero, affinché impariamo che l’infinito e l’infinitamente grande sta nel piccolo, che il massimo della dignità è in quel pezzo di pane che indica il quotidiano. Dio sta nella nostra vita di ogni giorno, nella nostre miserie, nelle nostre fatiche, anche nei nostri lutti e nelle nostre speranze.
Niente è lontano da Dio e lo mostra il segno di Gesù, che si fa povertà assoluta. E una Chiesa che non lo riconosce, una comunità che non riconosca la via piccola dell’Eucaristia è destinata a fallire. In questo mondo ci sono due vie: la via dell’Eucarestia e la via dell’ego. La via dell’ego, se accendete la televisione, la vedete tutte le sere; noi invece fermiamoci davanti al tabernacolo e scopriamo la via dell’Eucarestia, la via del Cristo, fatta di silenzio, preghiera, offerta di sé. ‘Fate questo in memoria di me’ non vuol dire solo celebrare la Messa; certo che vuol dire questo, ma vuol dire anche: come ho fatto io, che ho dato la mia vita per voi, fate anche voi in mia memoria.
Di tutto questo ci sono maestri i nostri bambini e le nostre bambine di Prima Comunione: loro sanno cosa vuol dire essere contenti perché c’è Gesù e ce l’hanno testimoniato nella Messa di Prima Comunione e ce lo testimoniano oggi qui con la loro gioia e i petali di fiori che hanno portato per preparare le strade al Santissimo Sacramento in processione e per dire grazie a Gesù. Anche noi diciamo il nostro grazie al Signore con la Santa Messa“.