“Questo è il tempo del coraggio”

Nella XIX Domenica del Tempo Ordinario le letture della liturgia si concentrano sul tema della fede e su questo si è incentrata anche la riflessione di padre Placido; ecco le parole del parroco:

“Facciamo insieme, brevemente, il percorso che la Parola ci suggerisce, partendo dalla promessa del Libro della Sapienza nella prima lettura: ‘La notte della liberazione fu preannunciata dai nostri padri perché avessero coraggio’. È necessario sentire che alla base della nostra vita c’è un annuncio e una promessa di liberazione. Solo questo può darci coraggio, solo sentire che saremo liberati dalla caducità, dall’ipocrisia, da tutte queste cose inutili e pure soverchie.

La notte della liberazione fu annunciata perché avessimo coraggio e questo è un tempo di coraggio, il coraggio di continuare a credere, a sperare, a pregare. Quando noi preghiamo, il primo effetto non è che dobbiamo cambiare le cose del mondo; il primo effetto è di non perdere noi stessi la via, che le cose non cambino noi, che non ci pervertano il cuore da arrivare al punto di fare come fanno molti, cioè ciò che conviene. Non è questo il tempo delle forti convinzioni, ma il tempo delle grandi convenienze: è vero ciò che conviene. Ma il Maestro ci ha detto: io sono la verità; e ce l’ha mostrato con la sua vita. Questo è importante, perché ci permette di credere al di là di tutto in questo tesoro che dice il Maestro nel Vangelo, un tesoro sicuro nei cieli, là dove nulla può turbarlo.

Sono tempi in cui è facile perdere la fiducia, smarrirsi o buttarsi sulle cose per avere quel poco di piacere, di compensazione, di sicurezza che le cose sanno dare; ma non è lì che dobbiamo arrivare… c’è una promessa di Gesù: dove hai ora il tuo tesoro, là sarà il tuo cuore. Quello che stiamo edificando qui è ancora molto piccolo e semplice, ma lo stiamo costruendo come la meta della nostra vita, come la patria dove abiterà il nostro cuore. Allora è importante non smarrirsi.

La seconda lettura ci dà il bell’esempio di Abramo, chiamato a partire senza sapere dove andava. Il discepolato non è seguire il Maestro avendo chiesto prima quali sono le tappe del percorso: bisogna fidarsi. ‘Abramo soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera’, dice la Lettera agli Ebrei: la comprensione della promessa fa sì che questa terra sia una terra straniera, la terra promessa è quella dove costruiamo il nostro tesoro. Allora chiediamo di non perdere anzitutto la speranza: continuano ad arrivare notizie faticose, con questi grandi della terra mai così piccoli, mai così meschini, mai così persi dietro la propria immagine. È un tempo di idolatria, ma il Maestro ci ha promesso la liberazione. E allora troviamo in questa semplice preghiera la forza di una Parola che viene a incontrarci e di una promessa che ci rende sicuri. ‘La fede è prova di ciò che non si vede’, dice la Lettera agli Ebrei: chiediamo al Signore di farci sentire che questo è vero e di accompagnare il nostro cammino”.