“Che mondo stiamo preparando per i nostri bambini?”

Nella Messa della XXV Domenica del Tempo Ordinario a Cloz si sono celebrati due Battesimi, così padre Placido su questo si è concentrato nell’omelia, ma il suo discorso diventa più generale e abbraccia l’intera umanità. Ecco le parole del parroco:

“C’è qualcosa di provvidenziale in questa lettera di Paolo propostaci dalla liturgia, in cui l’apostolo dice: preghiamo prima di tutto per quelli che stanno al potere, perché possiamo avere una vita calma, dignitosa, tranquilla, una vita in cui dedicarci anche a Dio.

È evidente che questa preghiera è così necessaria anche oggi, anche portando al fonte battesimale due bambini: dobbiamo sempre chiederci noi tutti che mondo stiamo preparando per i nostri bambini. In questo mondo quello che è buono per i bambini è buono per tutti: non vedrete mai un bambino contento che ci sia la guerra, ma difficilmente vedrete anche una donna contenta della guerra… noi ometti invece siamo più poveretti: teniamo due neuroni e alle volte li usiamo per fare la guerra… ma quando mortifichi un bambino tu mortifichi l’intera umanità e, per chi crede, mortifichi Dio! Questi capi di Stato che pensano di poter disporre di tutto si stanno vendendo e comprando il mondo come fosse cosa loro… noi vogliamo dire: cercate di vivere in pace! Bisogna essere molto agitati dentro per aver bisogno di possedere così tante cose, perché quando una persona sta bene nel mondo, quando ha raggiunto un livello spirituale che va al di là della religione che professi, allora è in pace con se stesso e con tutti.

In questo momento quasi tutte le religioni stanno dando cattivi esempi; a un amico monaco buddhista ho chiesto: cosa facciamo? Lui mi ha detto: siediti e osserva. E oggi, qui seduti, osserviamo e ascoltiamo l’incoraggiante Parola di Gesù, che però è anche esigente, perché i Maestri danno sempre indicazioni forti e oggi noi portiamo i bambini al fonte, ma facendo questo è come se dicessimo: per i nostri figli ci impegniamo a essere un segno, ad accompagnarli. Oggi li portiamo all’inizio di un sentiero meraviglioso, facciamo conto che sia un sentiero delle nostre montagne; e quando portiamo un bambino all’inizio di un sentiero non possiamo dirgli: io ti ho portato qui, adesso vai avanti da solo, ma non possiamo dirlo non solo perché dobbiamo accompagnarlo per evitare il pericolo, bensì anche perché dobbiamo mostrargli una bellezza che se ce l’hai dentro la sai riconoscere, altrimenti non la riconosci. Per questo il Cristo ha detto: se non diventerete bambini, a casa mia non entrerete; ha detto così perché, se non sei bambino, non vedi la bellezza, non ti accorgi delle meraviglie che ci sono.

Inizia un cammino meraviglioso e noi, come comunità, ringraziamo queste famiglie di avere avuto la gioia e il coraggio e la benedizione di cominciare questo cammino insieme con noi. Diceva Khalil Gibran: i vostri figli non sono i vostri figli, sono i figli della vita che è affamata di se stessa e loro abitano case che voi nemmeno potrete visitare. Ci vuole rispetto di fronte alla vita dei bambini, perché sono più avanti di noi, perché loro faranno cose che noi neanche possiamo immaginare. Rispettiamo i bambini, rispettiamo la vita, che vuol dire prima di tutto disponibilità da accompagnare. Proprio questo è il mistero di Dio”.