“Basta pochissima fede, purché sia fede”

Nella XXVII Domenica del Tempo Ordinario le letture propongono di riflettere sulla fede e su questo ha incentrato l’omelia padre Placido; ecco le sue parole:

“Il Maestro oggi dà una lezione sulla fede e parte da una domanda. Come è bravo Gesù ad ascoltare sempre le domande: le domande spesso sono più importanti delle risposte, perché è importante avere domande nel cuore. San Francesco ammoniva di aver cura dei propri desideri, di desiderare fortemente.

Quel giorno gli apostoli avevano desiderio di avere più fede: ‘Maestro, accresci in noi la fede’. Quand’è l’ultima volta che ci siamo accorti di avere poca fede? Io spero sia oggi, anzi proprio questo momento: quanta poca fede abbiamo! Tu accrescila, Maestro! Ma la risposta di Gesù un po’ ci spiazza, perché il Maestro sembra non fare problemi di quantità: basta pochissima fede, purché sia fede. Ne basta un granellino di senape, che se lo avessimo ora sulla mano penseremmo che sia un po’ di polvere, perché il granello di senape non si distingue da quello di polvere tanto è piccolo; ma nel granello di senape c’è il miracolo della vita: lo metti nella terra e ne nasce una pianta così grande che gli uccelli ci fanno il nido. ‘Accresci la nostra fede’ allora vuol dire ‘cura la nostra fede’. Oggi vediamo i grandi del mondo che fanno disastri in nome di Dio: speravamo che fosse finita quell’epoca in cui ebrei e cristiani e musulmani facevano disastri in nome di Dio, ammazzavano in nome di Dio… speravamo che quell’epoca fosse finita, ma ancora non è finita. E allora il Maestro dice: non chiamate fede ciò che è il vostro ego, ciò che è la vostra smisurata mania di prevalere e di sottomettere e di conquistare! Non chiamatela fede, piuttosto abbiate un granellino di fede vera e allora anche gli esseri che voi considerate non senzienti, come gli alberi, vi obbediranno. Signore, per quanto poca sia la fede, che sia fede autentica. E non si chiami fede ciò che con la fede non ha niente a che fare, ma anzi è il contrario.

Ma come vive questa fede? La fede vera vive nel servizio semplice, disinteressato. Nella parabola che racconta oggi Gesù, Dio diventa quasi un padrone senza cuore quando giustamente dice: quale padrone, se torni dal campo, ti dice che puoi metterti seduto a tavola e mangiare? Non dirà mai così, bensì farà preparare da mangiare per lui e solo dopo potrai mangiare tu. Perché Dio dice questo? Perché in quel campo non hai fatto nulla di straordinario, hai fatto solo quello che dovevi. Questi sono gli insegnamenti più liberanti di tutto il Vangelo: quando la fede smette di cercare una ricompensa, di cercare un riscontro. C’è chi chiede: perché mi succede questa cosa? Ho visto gente andare in crisi di fede non per quello che sta accadendo in Palestina, ma perché avevano un piccolo problema di contabilità o con un parente, tanto da dire: se Dio ci fosse non permetterebbe che io venissi offeso così… ma questa non è fede: questo è il tuo ego smisurato che non riceve abbastanza onori e così vai in crisi.

La fede vera è quella che non ha bisogno di riscontri: sono così perché è bene per me essere così. Quando parlo col mio amico monaco buddista me ne vado sempre favorevolmente colpito dalla gratuità della sua fede; dice sempre: io non so cosa c’è di là e anche se quando andrò di là scoprirò che non c’è niente, che problema c’è? Ho vissuto bene la mia vita qui; e se quando andrò di là vedrò un’entità di luce e di amore, io avrò cercato di vivere nell’amore. Serve gratuità, non acquistare i punti-paradiso con il catalogo. Libertà: quando hai fatto tutto sei un servo inutile e la sera, quando sei a letto, di’: ho fatto solo quello che dovevo fare, sono un servo inutile; e vedrai come starai bene.

Infine c’è un’ultima parola che voglio sottolineare e viene dal brano del profeta Abacuc: ciò che tarda avverrà. Fede è anche avere la serena sensazione della presenza di Dio: Dio è all’opera e questa serena sensazione può accompagnarti anche di notte e poi ti svegli e dici: Dio è all’opera, Dio c’è, Dio sa, Dio vede. E questa serena sensazione fa sì che anche se una cosa tarda, come dice il profeta, certamente avverrà, non ci sono dubbi. Guardiamo al matrimonio: cos’è il matrimonio se non la certezza che anche ciò che si fa fatica a fare, anche ciò che tarda, avverrà? Perché il matrimonio è una grande via di fede non solo verso l’altra persona, ma anche in Dio, che tiene unite le nostre vite e ci aiuterà a realizzare l’amore, così come siamo capaci: basta poca fede, un po’ di pazienza, un po’ di perdono. Alle volte, quando mi ricordo di dare da bere alle mie piante, penso che dare un po’ di acqua non è uguale a non darla, perché dare un po’ di acqua le fa vivere, dare niente le fa morire. Un po’ di pazienza, un po’ di amore, un po’ di comprensione, un po’ di gioia, un po’ di sorriso e ciò che tarda verrà: non perdiamo la speranza.

Questo mondo sta facendo di tutto per avvilirci, ma noi non ci arrendiamo, continuiamo a credere in un mondo in cui ci si vuole bene, ci si aiuta e ci si perdona e un mondo così è meglio di un mondo in cui ci si ammazza e si cerca di prevalere gli uni sugli altri noi. Crediamo che il mondo che verrà assomiglierà a questo, al mondo che vuole Dio e non a quello che vogliono gli uomini”.