“Non è la stessa cosa dire preghiere o pregare”

Nella XXXI Domenica del Tempo Ordinario Gesù continua a riflettere sulla preghiera e su questo tema si è dunque soffermato il parroco nella sua omelia; ecco le parole di padre Placido:

“Sono alcune settimane che Gesù ci intrattiene sul tema della preghiera: la qualità della fede nel granello di senape e poi ancora la vedova importuna e i poi i dieci lebbrosi guariti di cui uno solo torna a ringraziare… e oggi un altro insegnamento sulla preghiera.

Perché Gesù insiste così tanto sulla preghiera? C’è un fatto strano nel Vangelo: a un certo punto i discepoli dicono a Gesù: ‘Signore, insegnaci a pregare’. Gesù non aveva ancora insegnato loro della preghiere, ma aveva già messo nel loro cuore il desiderio di pregare. Infatti non è la stessa cosa dire preghiere o pregare. La preghiera è l’incontro con un Dio che è sempre presente, grande e immenso e buono e soccorrevole; allora questa presenza fa sì che la tua preghiera ti metta in contatto con questa sorgente di pace. Quando invece diciamo preghiere spesso siamo in contatto soltanto con il nostro bisogno, magari con il dolore di quel momento, con le nostre fatiche, con le nostre rabbie, con le nostre delusioni; e così, se non entriamo in contatto con questa sorgente, diciamo preghiere, ma non stiamo pregando.

Pregare è un grande dono di Dio. Ma allora risolviamo subito la cosa: a me Dio questo non l’ha fatto e quindi non posso pregare… Giovanni Climaco dice: Dio fa il dono della preghiera a colui che prega. Perché Dio non spreca i suoi doni: se tu crei le condizioni per accogliere il dono, Dio ti fa questo dono. E qual è questa condizione? Ce lo insegna il pubblicano del Vangelo di oggi, che non alzava neanche lo sguardo e si batteva il petto e diceva: ‘Signore, abbi pietà di me peccatore’. Questa è la condizione che ci permette di attingere a quella sorgente di energia infinita che è il rapporto che creiamo con Dio nella preghiera.

Francesco d’Assisi, che venne definito non tanto un uomo che pregava, bensì un uomo fatto preghiera, ha insegnato una preghiera che è breve, ma immensa: ‘Mio Signore, mio Dio, mio tutto’; è una preghiera che risponde a un’indicazione di Sant’Agostino, il quale diceva che il cuore della preghiera è il desiderio di Dio: se desideri Dio, anche se taci stai pregando, ma se non hai il desiderio di Dio, anche se preghi non stai pregando.

È grande l’insegnamento di Gesù sulla preghiera! Forse non altrettanto grande il nostro desiderio di imparare a pregare e di non limitarci a dire preghiere. Allora in un attimo di silenzio chiediamo al Signore che ci metta nel cuore questo desiderio: Signore, insegnami a pregare, dammi il desiderio di te e fa’ che possa trovare nella mia preghiera la sorgente della relazione con te”.