Nella XXX Domenica del Tempo Ordinario il Vangelo proposto dalla liturgia è quello in cui Gesù enuncia che il primo comandamento è in un verbo, ‘amare’, e indica due direzioni dell’amore: Dio e il prossimo. In realtà, però, si tratta in fondo della stessa direzione, che ha senso pieno quando il primo prossimo è se stessi. Così ha spiegato padre Placido nell’omelia; ecco le sue parole:
“Cerchiamo di prenderci dal santo Vangelo un insegnamento che ci possa accompagnare e confortare e illuminare. ‘Se uno mi ama – dice il Signore – osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui’. È indicato in queste parole un movimento circolare: quando Dio trova aperto il nostro cuore, allora può venire ad abitarci; e la chiave di questo movimento circolare è nella nostra libertà di scegliere di amare Dio.
Ma che cos’è questo ‘amare Dio’? In questa pagina del Vangelo chiedono a Gesù, con intento ingannatorio, quale sia il grande comandamento. Forse potremmo chiederci In che senso volevano coglierlo in errore; bisogna considerare che dalla Torah si erano ricavati ben 613 preccetti oltre ai dieci comandamenti, per cui chiedere qual è il comandamento grande, cioè fondamentale, qual è la legge universale che muove tutto, questa non era certo una domanda semplice. Ma Gesù mostra come sempre di essere il nostro Maestro divino, nessuno sopra di lui e nessuno al pari di lui, e risponde: ‘Il comandamento grande è questo: amerai Il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente; e il secondo poi è simile a questo: amerai il prossimo tuo come te stesso’.
Cerchiamo di focalizzare la nostra attenzione su questa sintesi che fa Gesù: in poche parole ci comunica tutta la Legge e i Profeti, tutto ciò che è necessario sapere; e ciò che dobbiamo sapere è che l’amore di Dio è vero quando è accompagnato dall’amore del prossimo: non puoi dire di amare Dio se non ami il prossimo. Ma attenzione: l’amore verso il prossimo è vero quando è accompagnato dall’amore di se stessi, dall’amare il proprio sé.
Certo non si tratta di amarsi in un modo disordinato, secondo la regola del mondo, per cui io mi amo se cerco di primeggiare, se cerco di essere al di sopra degli altri, se cerco di distinguermi. Al contrario: l’amore di Dio è quello che sa portare luce nel cuore, che sa mettersi al servizio, perciò l’amore degli altri è vero solo quando nasce da un cuore che cerca di conoscersi, di essere nella luce, un cuore che cerca il collegamento con Dio, con la sorgente d’amore e di perdono che è Dio stesso.
Se siamo collegati a Lui ci lasciamo illuminare e facciamo anzitutto le cose necessarie a noi stessi: che senso ha dire agli altri che devono fare questo o quello – e quante volte lo facciamo durante il giorno – e poi non riuscire a fare ciò che è necessario al nostro vivere personale? Intendiamoci: la vita secondo la luce di Dio non è semplice, non è alzarsi e mangiare e consumare e accumulare e perdersi in mille pensieri per ritrovarsi alla fine che abbiamo perso il collegamento con Dio e con il prossimo. All’opposto: tutto il mondo sta o cade a seconda che ci sia o non ci sia l’amore.
Noi siamo qui per gli incredibili atti d’amore che avvengono nelle nostre famiglie, per il bene che ci si vuole e che ci si fa; senza questo bene potremmo avere in banca tanti soldi, ma non saremmo qui, perché se non c’è l’amore ci sono l’indifferenza e l’odio e l’indifferenza e l’odio portano alla guerra.
Se vogliamo spiegarci cosa sta succedendo in Terra Santa basta considerare proprio questo: questo è il tradimento dell’insegnamento di ogni religione, infatti vale per noi cristiani, vale per i nostri fratelli ebrei, vale per i nostri fratelli musulmani. Senza questo amore non c’è altro che odio e prevaricazione e morte. Allora portiamoci nel cuore il comandamento grande: in esso i verbi sono al futuro, ‘amerai’, perché sono una promessa di Gesù. Se ci rendiamo disponibili, il Cristo abiterà in noi e ci aiuterà ad amare Dio e il prossimo cominciando dall’amore verso noi stessi“.