“Siamo ancora tanto indietro nel seguire il Signore!”

Nella XXIII Domenica del Tempo Ordinario la liturgia invita a riflettere su come seguire Gesù e la sorpresa del Vangelo è che, per seguirlo, è necessario fermarsi. Su questo paradosso si è concentrato padre Placido nell’omelia; ecco le parole del parroco:

“La Messa è sempre un’occasione per crescere nell’amore e nella pazienza; ma dove la fondiamo questa crescita? Su ciò che sappiamo di Dio, sulle nostre conoscenze religiose? Eppure la Scrittura ci dice: quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare cosa voglia il Signore?

Come è alto questo Dio e come sono timidi, per citare ancora la Scrittura, i nostri ragionamenti! Inoltre la nostra mente, già piena di pensieri, è ulteriormente oppressa da una tenda di argilla che è il nostro corpo corruttibile; come è importante ogni tanto sollevare questa tenda, liberare la mente dalle sue preoccupazioni, scendere nel cuore e ritrovare ragioni che la mente non può comprendere. La Sapienza è una via di silenzio, non di chiacchiere: è impressionante come su Dio tutti pensiamo di poter dire la nostra, di poter parlare e fare ragionamenti… chi sa tace, chi non sa parla.

Allora anch’io cerco di non chiacchierare e di affidare tutti noi alla Sapienza di cui parla la Scrittura: gli uomini furono istruiti e furono salvati per mezzo della Sapienza. In Avvento canteremo in un’antifona che la Sapienza si è incarnata in Gesù Cristo, nostro Salvatore. Anch’io cerco di non chiacchierare e lascio parlare il Vangelo: chi di voi, se vuole costruire una torre, se vuole vincere una guerra, se vuole venirmi dietro, non si ferma a calcolare se può portare a termine l’impresa? Bisogna fermarsi un attimo a ragionare; e questo, per quanto riguarda la situazione in cui si trovava Gesù, è strano: il Vangelo, poche righe sopra, aveva detto che la folla che andava con Gesù era numerosa e proprio per questo Egli si volta e dice che, chi vuole seguirlo, deve fermarsi. Come sempre, Gesù è tutto diverso dai potenti di questo mondo, che ogni due minuti guardano i sondaggi per vedere se c’è più gente che gli va dietro o meno e se ce n’è di meno si domandano che cosa devono dire perché ce ne sia di più; non si chiedono che cosa è giusto dire, ma che cosa conviene dire per avere seguito. Gesù, che aveva un seguito molto numeroso, si gira e dice: fermi tutti, fermatevi un attimo, c’è troppo entusiasmo. Alle volte anche a noi, quando siamo tutti indaffarati, quando abbiamo una certa eccitazione religiosa, per cui bisogna fare questo e quello, il Signore dice: fermi, perché seguire me vuol dire fermarsi, riflettere, comprendere. Ed è un monito giusto, perché il Signore è sempre l’ultimo dei nostri pensieri e pensiamo sempre ridicolmente poco al Signore, anche noi che magari dedichiamo quell’ora alla settimana per venire qui… siamo ancora tanto indietro nel seguire il Signore!

Ma riconoscere questo ci può salvare, non certo la presunzione di essere a posto. Il Signore, Maestro buono, usa tutto il suo amore e la sua pazienza con noi e noi fermandoci, anche per riconoscerei nostri limiti, potremo seguirlo con amore e pazienza“.