“Una favola per svegliarci”

Nella XXVI Domenica del Tempo Ordinario, anche Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, la liturgia propone quella che un tempo veniva intitolata la ‘parabola del ricco epulone’; ma cosa significa questa parabola e in che modo, come sempre quando si tratta di parole di Gesù, parla di noi? Ecco la riflessione di padre Placido:

“Il racconto di Gesù nel Vangelo inizia così: ‘C’era un uomo ricco’. È l’inizio di una favola: c’era una volta un uomo ricco. E Gesù ci racconta una favola, sì, ma non una favola per addormentarci, bensì una favola per ridestarci, per svegliarci.

Prima di tutto si dice ‘un uomo ricco’, non se ne dice il nome. Una volta lo chiamavamo ‘il ricco epulone’, questa era la ‘parabola del ricco epulone’ e la gente si chiedeva che strano nome fosse ‘Epulone’; ma in realtà significa ‘colui che banchetta lautamente’, perché tutti i giorni, dice Gesù, quel ricco banchettava. Ma il nome del ricco non viene detto, però Gesù dice il nome del povero: Lazzaro. Lazzaro è il nome dell’amico di Gesù, fratello di Marta e Maria, quindi un nome amico. E già capiamo una cosa importante: i poveri hanno un nome per Gesù.

Di questa favola poi notiamo che, mentre quando noi i preti parliamo di Dio ci arrampichiamo sugli specchi, Gesù, quando parla di Dio, scende e guarda e vede quest’uomo ricco che mangiava sempre ed era vestito riccamente. Anche noi, a pensarci bene, mangiamo spesso e grazie a Dio siamo tutti ben vestiti; ma dov’è allora il peccato di quest’uomo? C’era un povero che stava alla sua porta e avrebbe gradito sfamarsi di quello che cascava dalla tavola del ricco, come fanno i cagnolini, che vengono a leccare le briciole sotto il tavolo – e io ho idea che i cagnolini ci precederanno nel Regno dei Cieli, perché come vogliono bene i cagnolini nessuno lo fa, gli umani fanno fatica a voler bene così. Infatti il povero era sulla soglia di casa e se il ricco fosse uscito di casa sarebbe inciampato nel povero e se ne sarebbe dovuto accorgere; ma i ricchi non escono mai di casa. Ma come? Non girano forse il mondo con gli yacht? Sì, ma i ricchi non escono mai di casa, dalle loro quattro idee malate, dalla convinzione di essere Dio in terra, dalla convinzione di essere dominatori di tutto: i ricchi non escono mai.

Bisogna uscire di casa, cominciare a vedere le cose con occhi diversi. Ogni tanto c’è qualcuno che dice: io non ho mai cambiato idea da quando sono bambino… e allora che cosa campi a fare, cosa vivi a fare se non evolvi, se non cominci a vedere le cose con una luce nuova? Dobbiamo convertire la nostra mente, imparare a convertirci per entrare nel Regno. Gesù di questo ricco dice che morì e dice che morì anche il povero… guarda che novità: si muore. Alle volte il mondo sembra dimenticarsene, è talmente cattivo, a tal punto cerca di avere un centimetro quadrato in più, un po’ di denaro in più, che si dimentica che deve morire.

Sia il ricco sia il povero muoiono e chissà che bel funerale avrà avuto il ricco; ma si cambia pagina, Gesù gira la pagina di questa favola e dice: ‘Il ricco morì e fu sepolto, il povero fu portato accanto ad Abramo dagli angeli’. È cambiato tutto, c’è uno stravolgimento totale. Cosa ha fatto di buono il povero per andare con gli angeli da Abramo? Era un poveraccio e un poveraccio non è detto che sia buono, anche se leggendo questa favola ci viene da pensarlo, il che è quantomeno strano, se pensiamo che noi di solito siamo subito pronti a dire che se sono poveri qualche colpa ce l’hanno, non avevano voglia di fare niente, sono dei fannulloni. Ma resta il fatto che la pagina è cambiata e l’ha girata Dio. Fin qui non si è mai parlato di Dio in questa favola, ma Dio era lì che guardava se per caso il ricco diceva una parola a quel povero e ora che Gesù ha girato pagina non c’è più tempo: Padre Abramo, di’ al povero di venire qui dopo aver intinto il dito nell’acqua perché me ne metta un po’ sulla lingua… una goccia d’acqua sulla lingua: adesso è il ricco che si accontenterebbe delle briciole del povero, è lui che ne ha bisogno.

Ma c’è un abisso tra i due; e chi ha scavato questo abisso? Lo stesso ricco quand’era in vita ha scavato un abisso così profondo tra lui e il povero. In paradiso non ci si va e neanche all’inferno ci si va: paradiso e inferno si creano. I ricchi stanno creando l’inferno, i ricchi di tutte le religioni stanno creando l’inferno su questa terra e i ricchi che lo stanno creando ci resteranno e purtroppo cercano di trascinarci tanta gente, cercano di trascinare noi nella loro vita di inferno. Basta avere, basta conquistare, basta non incontrare il povero, basta che il povero stia lontano, perché i poveri li aiutiamo a casa loro, ma appena vengono qua ci dà fastidio… come siamo lontani dal regno di Dio, come è lontano questo mondo da Dio! E tutti questi potenti citano Dio e contemporaneamente stanno trasformando il mondo in un inferno… benedetto Gesù che ci parli di Dio non sui libri di teologia scritti dai preti, ma ci parli di Dio fuori dalla porta di casa, osservando il povero che ha bisogno!

Questa è la nostra conversione! Smettiamola di dire: padre Abramo, di’ che vadano a casa dei miei fratelli, perché se qualcuno risorge dei morti allora crederanno… Gesù, nel dire queste parole, sta pensando: io risorgerò dai morti, eppure non crederanno lo stesso… hanno i profeti, hanno la Parola, abbiamo la Parola, abbiamo il Vangelo, abbiamo l’Eucarestia, abbiamo tutto: dove altro vogliamo andare a cercare prodigi in giro per il mondo? I ricchi vanno nei santuari e dicono di essersi convertiti, ma non cambia niente: non vedevano il povero prima e non lo vedono dopo; magari vanno a Messa, ma un ricco che va a Messa non è segno di conversione. E attenzione, perché non stiamo parlando di una categoria fuori di noi: Gesù parla ai farisei e il fariseo è qui nel mio cuore, il ricco è dentro di me e ci devo combattere tutti i giorni perché stia fuori dai piedi, lui e la sua visione del mondo.

Noi abbiamo un altro Maestro. In un attimo di silenzio chiediamo al Signore un po’ di bene: Dio volterà pagina e ci farà entrare nell’eternità e allora entreremo in una dimensione straordinaria. Non perdiamocela per le quattro cose che abbiamo qua, entriamo in questa dimensione di luce e cominciamo a sentire un po’ di nostalgia di questa dimensione e ringraziamo il Signore e diciamo fortemente di credere in Lui”.