“L’Avvento ci insegna la pazienza e la vigilanza”

Anche la nostra Unità Pastorale si è radunata nel primo giovedì del mese, il 3 dicembre, per pregare con tutta la Diocesi, secondo il desiderio dell’Arcivescovo Lauro.

Nella chiesa di Revò, davanti al Santissimo Sacramento, presiedendo l’Adorazione Eucaristica, il parroco ha guidato la riflessione: “Chi viene? Viene il Signore! Come va atteso? Nella pazienza e nella vigilanza. Ogni tempo liturgico aiuta il nostro cambiamento interiore: e l’Avvento ci insegna proprio la pazienza e la vigilanza”.

Padre Placido ha infatti sottolineato che abbiamo davvero molto bisogno di pazienza e vigilanza, due atteggiamenti che non sono in contraddizione: “Vigilare significa scrutare, e per poter scrutare dobbiamo avere i piedi ben puntati su una base che non traballa, e questa è la pazienza”.

Ecco dunque appunto il senso dell’Avvento: “Poggiare bene sulla roccia che è il Cristo per poter scrutare lontano”. Per farlo “dobbiamo imparare ad abitare noi stessi, sapendo che nel nostro profondo c’è la presenza di Dio. E ogni volta che preghiamo, magari in silenzio, entriamo in noi stessi, e impariamo ad accettare la vita com’è, accogliamo noi stessi nel profondo noi stessi, e lì, nel nostro intimo, c’è il Signore”.

È proprio nel nostro profondo che troviamo la vigilanza, quella che ci fa discernere. Ciò, ha detto padre Placido, “non significa che non avremo prove, ma certamente le prove non avranno l’ultima parola, perché siamo fermi sulla roccia, siamo centrati in Cristo”.

Da qui l’augurio e l’impegno per questo Avvento, che cade in un tempo particolare, a causa della pandemia: “Cerchiamo di poggiarci bene su questa roccia, invocando da lei, cioè dal Cristo, pazienza e vigilanza”.