“Natale è la festa dell’essenziale”

Anche quest’anno è Natale“: questo l’esordio di padre Placido all’omelia delle Messe della Notte di Natale, e in queste parole si riassume tutta la particolarità di un anno e di un Natale davvero inaspettati. “Ma forse – ha continuato il parroco –  proprio per questo siamo un po’ più contenti di essere qui, rispetto agli altri anni: più contenti di stare insieme, pur nella semplicità, pur con qualche pensiero in più”.

Questa contentezza ci viene dalla possibilità, offerta in un momento così drammatico, di scoprire o riscoprire l’essenziale. Infatti, ha detto padre Placido, “Natale è la festa dell’essenziale, e l’essenziale è invisibile agli occhi, come sosteneva Antoine de Saint-Exupéry nel Piccolo Principe“. In altre parole si può dire che c’è qualcosa che gli occhi del corpo non possono vedere; anzi, per essere più precisi, “gli occhi del corpo riescono a vedere qualcosa, ma devono credere che dietro quello che vedono si cela un mistero più grande”.

Questo, ha fatto notare padre Placido, è in fondo quello che è accaduto ai pastori: “Essi andarono, e quale grande segno videro? Soltanto la povertà di un bambino appena nato, ma in quel segno gli occhi della fede riconobbero il Salvatore! E questo è il Natale: inginocchiarsi di fronte alle tante povertà che sono nel mondo e credere che lì nasce il Signore”.

Il parroco a questo punto ha aggiunto che non occorre andare lontano per trovare questa povertà: “La prima povertà la portiamo nel cuore, e di più: siamo noi stessi”. Dunque è per noi che arriva il Natale: “Questa è la notte in cui accettare il mistero del nostro percorso umano, temporale, terreno, con tutti i suoi limiti e le sue fatiche, con la nostra storia segnata da errori e peccati”. Tutta questa storia portiamo dentro di noi, e con tutta questa storia, nella luce di questa notte, siamo invitati a inginocchiarci di fronte al bimbo che è nato.

A quel bimbo padre Placido ha rivolto a nome di tutti una preghiera: “Tutto è lì, Signore, ai tuoi piedi: il bene, il male, le cose che abbiamo capito e quelle che non abbiamo capito; affidiamo tutto a te, perché sappiamo che in questo mistero alla fine sei tu che dici la parola definitiva“. E questa parola definitiva è una dichiarazione che Dio ci rivela proprio a Natale: “IO TI AMO, ti voglio bene, sono con te”. La parola definitiva è insomma l’amore del Creatore per le sue creature.

Quest’amore è proprio ciò che, circolarmente, ci apre alla scoperta dell’essenziale: “Solo un’umanità che si sentirà perdonata, riconciliata, sperimenterà che, pur nelle fatiche del cammino, e anche di una pandemia, l’essenziale c’è, e va riconosciuto, e forse ora brilla ancora di più! Solo questa umanità può assicurare un futuro di pace e benevolenza, solo questa umanità riconciliata è in grado di inginocchiarsi con stupore di fronte a questa culla, e con essa davanti a ogni culla!”. Una scoperta, dunque che spinge anche a un impegno di pace, di solidarietà, di fraternità, e di riconoscimento della presenza di Dio in ogni vita: “Sempre il mistero della vita – ha infatti ammonito il parroco – viene a ricordarci che Dio ci ama, che Dio è con noi, che Lui è l’Emmanuele!”.

Se è così, anche quest’anno non bisogna avere remore ad augurarsi buon Natale, e proprio la comunità cristiana in questo momento, con questo augurio, può diventare un piccolo segno di speranza: “Forse in questo giorno tanti si lamenteranno di costrizioni, privazioni, limitazioni; a noi il compito di ricordare che invece l’amore di Dio è illimitato, che la bontà di Dio è infinita, che la luce che ci porta ci segue ovunque. E di conseguenza non ha limite chi si apre all’amore, perché accetta anche le piccole grandi fatiche con maggiore serenità”.

Ecco dunque l’esortazione di padre Placido: “Diamolo questo piccolo segno, in particolare quest’anno: sia un Natale di vicinanza, sia un Natale di sorriso, sia un Natale in cui facciamo una chiamata a qualcuno che è solo! Abbracciamo col cuore i nostri anziani e ammalati, facciamo sentire che c’è una comunità che li pensa, che prega per loro, che li ricorda! Abbracciamo tutti coloro che sono in ospedale, le persone che stanno faticando! E mettiamoci di impegno, perché dalla culla si deve ripartire per un cammino deciso”. Il modo in cui ripartire deriva direttamente da tutte queste riflessioni: “Dev’essere una ripartenza in una luce buona, non dev’essere l’egoismo a guidarci: in questa notte a tutti viene annunciato l’amore di Dio, in questa notte tutti sono degni di questo amore, perché tutti ne hanno bisogno”.

Infine, dunque, gli auguri di padre Placido: “Buon Natale, se accogliamo questo amore e se anche quest’anno, anzi soprattutto quest’anno, siamo grati a Dio per i suoi doni! Ripartiamo da qui sentendoci perdonati, benedetti e incoraggiati! Sarà così davvero, anche quest’anno, un Santo Natale!”.