Concluso il Tempo di Natale, con le sue numerose e solenni liturgie, l’Unità Pastorale è tornata alla propria vita “ordinaria”, e così giovedì 14 gennaio è tornato anche l’appuntamento del “Giovedì dello spirito“. Padre Placido, infatti, nella Messa serale a Revò ha fatto soffermare l’assemblea sulla Parola di Dio per comprenderla un po’ più a fondo.
“Nell’insegnamento di questa sera c’è una parola che torna: cuore“: così il parroco ha aperto la riflessione. In effetti le letture della liturgia di questo giovedì della prima settimana del Tempo Ordinario richiamano spesso questo termine, indicandone in particolare il pericolo che esso si chiuda: «non indurite il vostro cuore», richiama il salmo 94; «hanno sempre il cuore sviato», afferma la Lettera agli Ebrei (3,10); «non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede» si legge nello stesso brano (3,12); «sono un popolo dal cuore traviato», dice ancora il salmo 94.
Perché così tanta insistenza sul cuore? Padre Placido nella sua riflessione ha dato una risposta chiara: “Perché il cuore è il luogo segreto in cui abita il nostro Sé“. Sembrano parole astratte, ma in realtà sono molto concrete: “Noi tutti, nella vita di ogni giorno – ha affermato il parroco – agiamo spesso mossi da tanti ego, da tanti io che vogliono imporsi; e ciò crea fatica, rabbia, sofferenza”. In altri termini, tendiamo a non agire seguendo il cuore.
Ma cosa significa allora seguire il cuore? Ecco la risposta di padre Placido: “La via del cuore è quella di rientrare in se stessi e lì trovare la verità della nostra identità. La via del cuore è quella del Sé autentico, che sa opporsi ai vari ego, la rabbia, l’odio, la disperazione; e così può ritrovare la pace”. In questo senso dobbiamo leggere noi oggi la Parola di Dio: “Dio richiama il suo popolo: se avrete il cuore indurito non potrete entrare nella Terra Promessa. Non sono parole del passato, ma hanno per noi un profondo significato spirituale: il cuore indurito non trova la propria terra promessa”.
La domanda che viene naturale è come si faccia a evitare di indurire il cuore. “Per non indurire il cuore – ha affermato padre Placido – è necessario abitare il cuore; è necessario fermarsi, fare silenzio, e abitare il qui e ora”. Ancora una volta, anche queste sono parole molto concrete: “Quando non siamo nei pensieri di ieri né nell’agitazione del domani, noi finalmente abitiamo il cuore, e abitando il cuore ci rendiamo conto se quella che stiamo percorrendo sia o meno la strada giusta”.
Alla fine padre Placido ha voluto concludere con una metafora, che rende ancora più chiara l’esortazione cui dovremmo rispondere ogni giorno: “La casa che non è abitata è quella che cade in rovina, e così anche il cuore che non è abitato si indurisce e crolla. Bisogna dunque entrare nel cuore, e farlo è una scuola, un apprendimento. E uno dei metodi è appunto quello del qui e ora: nel silenzio stiamo nel nostro cuore, e scopriremo che lì abita il nostro Signore!”.