“La Parola di Dio ha il potere di cambiare radicalmente la vita”

La Terza Domenica del Tempo Ordinario è la ‘Domenica della Parola di Dio‘, come voluto da Papa Francesco a partire dall’anno scorso. Ogni domenica, ovviamente, e in realtà ogni giorno, il cristiano è chiamato a incontrare la Parola di Dio; ma in questa domenica il Papa invita a rinnovare questa adesione, a sperimentare in modo speciale che la Parola di Dio è la salvezza.

Ecco perché padre Placido, nelle sue omelie, ha voluto porre a se stesso e a tutti la domanda delle domande: “Cosa ha da aggiungere la Parola di Dio alle tante parole che ogni giorno sentiamo e pronunciamo?“. La risposta, in un cortocircuito di bellezza che solo la Scrittura può realizzare, è da ricercare nella stessa Parola di Dio: “La liturgia di oggi – ha detto il parroco – ci presenta dei brani che mostrano proprio alcune situazioni che cambiano grazie alla parola di Dio”.

La prima situazione in cui la Parola di Dio interviene a cambiare radicalmente le cose è nella prima lettura (Gn 3,1.5-10), dove si legge del profeta Giona, mandato a Ninive per richiamare alla conversione: “Quel mattacchione di Giona – come l’ha definito padre Placido – che tutto avrebbe voluto fare tranne andare a predicare la conversione e che ha il suo punto di vista su tutto e vorrebbe insegnare addirittura a Dio come si fa Dio, alla fine risulta essere un profeta molto efficace”. Un cambiamento radicale, appunto, di un uomo che voleva fare tutt’altro, e Dio, con la sua Parola, ha reso profeta in grado di riportare sulla retta via un’intera città.

Stessa situazione, e anzi con ancora maggiore forza, si legge nel brano del Vangelo (Mc 1,14-20), che presenta due chiamate ad altrettante coppie di fratelli, Simone e Andrea e Giacomo e Giovanni, e tutto questo, dice l’evangelista Marco, ‘dopo che Giovanni (il Battista) fu arrestato’: “Dev’essere stato un colpo duro per Gesù – ha riflettuto il parroco – non pensiamo che per lui tutto fosse sempre scontato: Giovanni è stato arrestato, cioè ancora una volta l’ingiustizia umana sembra prevalere. E Gesù cosa fa? Raccoglie il testimone, comincia a dire più o meno le stesse cose che diceva Giovanni: il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete nel Vangelo!”.

Già qui si coglie il grande cambiamento che la Parola di Dio porta nella vita: “Si crede a tante cose, a tante persone, ma Gesù ti dice di credere nel Vangelo; non solo al Vangelo, bensì credere quasi proprio immergendosi in questa realtà, nel Vangelo”. Perché? Che cosa aggiunge la Parola di Dio? Cosa porta credere nel Vangelo? “La Parola di Dio è Gesù, e se teniamo presente questo capiamo che questo Gesù, che passa e chiama a diventare discepoli, è la Parola di Dio che chiama: passando lungo il mare di Galilea vede Simone e Andrea e li chiama: ‘Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini'”.

Padre Placido ha definito questa chiamata “una cosa strana: Gesù passa, chiama Simone e Andrea, e subito dopo chiamerà anche altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, e tutti e quattro, al richiamo di Gesù, lasciano le reti, la barca, i garzoni e lo seguono. Giovanni il Battista stava presso il Giordano e arrivavano a lui genti da ogni parte per farsi battezzare; qui invece Gesù guarda e chiama: non è più una chiamata generale, ma Gesù guarda e chiama singolarmente”. Se è così, ha riflettuto padre Placido, “non è un caso che Gesù cominci da due coppie di fratelli: due, come ha scritto bene Erri De Luca, non è il doppio di uno, bensì due è il contrario di uno, il contrario della sua solitudine: due è il superamento dell’ego. Allora queste due coppie di fratelli sono l’inizio di un’umanità che è chiamata a diventare fraterna, è l’inizio della grande comunità di Gesù“.

Sono dunque chiamate strane perché per nulla casuali, perché portano con sé un profondo significato per tutti i cristiani; ma sono strane anche per un altro motivo: “Simone, cioè Pietro, era sposato, aveva una propria vita; così Giovanni e Giacomo, che addirittura avevano dei garzoni, guidavano una piccola impresa; a nessuno di loro mancava da vivere, conoscevano la vita, era gente con i piedi per terra; allora cos’è che li ha spinti a lasciare subito tutto e seguire quelle due parole greche riportate dal Vangelo: ‘opìso mou’, cioè ‘dietro a me’?”.

Per capirlo padre Placido ha ricordato che quelle “saranno le stesse due parole che Gesù ripeterà a quello stesso zuccone di Simon Pietro, che è certo la roccia, ma anche perché ha la testa dura; e quando Pietro dirà a Gesù più o meno: ‘Signore, non sia mai che tu andrai a morire per noi!’, Gesù gli dirà proprio ‘opìso mou’, ‘dietro a me‘, torna al tuo posto, come il primo giorno che ti ho chiamato, non metterti davanti, perché crei solo ostacolo”. Lo stesso schema seguirà poi Gesù anche proprio con Giacomo e Giovanni: “Quando, complice la madre, andranno da Gesù a pretendere i primi posti nel suo regno, uno a destra e l’altro a sinistra, Gesù risponderà chiaramente: ‘Non sapete quello che chiedete'”.

Bisognerà insomma che Gesù richiami tutti quei primi discepoli: qui sta la risponda alla domanda iniziale: cosa ha da aggiungere la Parola di Dio alle tante parole che ogni giorno sentiamo e pronunciamo? “Quello stesso Pietro diventerà il primo Papa, quello stesso Giovanni sarà il più fine dei teologi, l’aquila che scruta il mistero di Dio: la Parola di Dio ha aggiunto la forza dall’alto che ha permesso di capire cose che non era possibile neanche immaginare: questo aggiunse la Parola di Dio alle loro vite!”.

A questo punto c’è da passare all’oggi, dalle vite dei discepoli alle vite di ciascuno di noi: cosa può fare per noi la Parola di Dio? Padre Placido ha risposto riprendendo la seconda lettura, in cui san Paolo invita quelli che hanno moglie a vivere come se non l’avessero, quelli che piangono come se non piangessero, quelli che gioiscono come se non gioissero, quelli che comprano come se non possedessero, quelli che usano i beni del mondo come se non li usassero pienamente (cfr. 1Cor 7,29-31): “Alle volte – ha detto padre Placido – penso che dovremmo ascoltare Paolo e fare ‘come se’: pensate se noi cristiani provassimo a fare come se fosse vero che Dio esiste, come se fosse vero che c’è la vita eterna, come se fosse vero che siamo fratelli e sorelle, come se fosse vero che gli ultimi sono i primi e i primi sono ultimi, come se fosse vero che non ci interessa niente di che cosa hai e di che cosa ti vanti”.

Fare ‘come se’ è dunque farsi cambiare dalla Parola di Dio, e di qui l’esortazione finale di padre Placido: “Affidiamoci a questa Parola, ritorniamo alla chiamata, ripartiamo dal superamento dell’uno, dalla vittoria sulla solitudine! Guardiamo questi uomini che la Parola ha rimesso nella condizione di rinascere! Basta coi sensi di colpa, con le accuse, col darsi addosso, col rinfacciarsi sempre errori passati! Basta! D’ora in poi dietro alla Parola troverai la via nuova, troverai un modo nuovo di condurre la tua esistenza!”.