
La celebrazione delle Ceneri è un momento sempre molto particolare dell’anno liturgico, con il suo rito insieme così speciale e così trasparente, e apre un tempo altrettanto speciale come la Quaresima.
La liturgia apre questo tempo con un invito chiaro del profeta Gioele, che riferisce le parole del Signore: ‘Ritornate a me con tutto il cuore’ (Gl 2,12). Da qui è partito anche padre Placido nella sua omelia: “Com’è bella questa prima espressione riportata dal profeta Gioele: ‘Ritornate a me con tutto il cuore‘! Qualche volta mi è capitato di vedere qualche bambino piccolo che era stato appena sgridato dalla mamma, magari aveva anche preso anche uno scappellotto, e a chi si rivolgeva per essere consolato? Alla mamma, la stessa che l’aveva sgridato! Le aveva appena prese da lei, e da lei tornava!”.
Questo è quello che avviene anche nel rapporto tra la creatura e il suo Creatore: “Dio ci dice proprio questo: ma dove volete andare? Tornate qui, state con me, fidatevi e ripartiamo insieme! E in fondo è questo che ci dice la liturgia delle Ceneri: davvero c’è qualcosa di creativo, di fontale, di originale nel gesto di cospargerci il capo di cenere. In una società che non ha più riti, o che al più li ha banalizzati, in una società che proprio per questo motivo non sa più chi è, non ha più una storia, noi con questo rito ci colleghiamo alle due parole che aprono la Sacra Scrittura, ‘in principio’, quando nelle mani di Dio questa stessa poca cenere, questa poca polvere divenne il nostro corpo, nel quale il Padre soffiò lo spirito”.
Il rito delle Ceneri ci riporta dunque al principio, e in questo senso, ha spiegato padre Placido, è per noi ogni volta un’occasione di rinascita: “La rinascita, la ripartenza, è sempre necessaria: dobbiamo lasciare le zavorre che alle volte ci trasciniamo, le condanne che ci autoinfliggiamo e non dimentichiamo, il male col quale non riusciamo mai a chiudere; con questo rito il Padre ci dice: va bene, l’hai fatto, ti sei pentito, ora riparti, vieni da me!”.
Come sentire queste parole del Signore lo spiega Gesù nel Vangelo (Mt 6,1-6.16-18): “Il Padre – ha detto padre Placido citando proprio il Vangelo – vive nel segreto, abita il luogo segreto; la religiosità ha certo bisogno anche di manifestazioni esterne, ma quelle manifestazioni, come anche il rito delle ceneri, devono essere il riflesso di ciò che avviene dentro, altrimenti siamo venditori di fumo, siamo ipocriti”.
In questo senso si comprende bene cosa significhino gli inviti che Gesù ci fa all’inizio della Quaresima: “Quando Gesù spiega che l’elemosina deve restare nel segreto, che la preghiera deve avvenire nel segreto e che anche il digiuno vale appieno se è nel segreto, noi immaginiamo gli anacoreti o gli eremiti, che cercano posti solitari e si allontanano dal mondo; ma non dobbiamo pensare che lo facciano perché solo in quel posto ci sia Dio: lo fanno perché quelle sono le condizioni più favorevoli per entrare nella cella interiore, lì dove abita Dio. Nel silenzio si riesce meglio a rientrare in se stessi, è quello il luogo segreto dove abita Dio: il Sé profondo, dove tutti i nostri ego tacciono, perché si riesce a stare nel qui e ora, che è il tuo segreto“.
Padre Placido ha voluto rappresentare questo luogo segreto, il Sé profondo di ciascuno, con una metafora: “Immaginiamo di essere immersi nel mare: anche se il mare è agitato, tu sei nella profondità, dove non si sentono gli scossoni delle onde, ed è nella profondità che abita il Padre”.
Con tutti questi propositi dobbiamo a questo punto vivere la Quaresima: “Abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo un tempo difficile, ma a maggior ragione in questo tempo dobbiamo ricorrere al Padre, a maggior ragione dobbiamo avere un dialogo interiore, e quando il dialogo esterno si affievolisce il compito è quello di rinsaldare questa comunicazione interiore”.
Di qui l’esortazione finale del parroco: “Per essere nel segreto basta lasciare andare tutto quello che è fuori dal qui e ora, quello che è stato prima di adesso e quello che sarà dopo: nel segreto del qui e ora accogliamo il Padre e troviamo la gioia e la forza per vivere bene questa Santa Quaresima!”.