L’Assunzione della Beata Vergine Maria, solennità per tutta la Chiesa, nella nostra Unità Pastorale è particolarmente importante per la comunità di Cloz, di cui Maria Assunta è co-patrona, essendole intitolata la chiesetta, appunto, di Santa Maria. La chiesa, dopo due anni di restauri, proprio in occasione della festa è stata riaperta e la sua nuova luce ha riaccolto domenica la statua della Vergine, trasferita negli ultimi due anni nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano. L’omelia di padre Placido della sera del 14 agosto, vigilia della festa, ha preso le mosse dagli eventi che si sarebbero svolti il giorno successivo, cioè appunto il trasporto della statua da parte dei coscritti da una chiesa all’altra, processione interpretata a partire dalle letture liturgiche della vigilia dell’Assunzione (1Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2 / 1Cor 15,54-57 / Lc 11,27-28) e considerata la lunga tradizione di questo rito. Proprio ai coscritti si è rivolto in particolare padre Placido nell’omelia, che però, come sempre, vale per tutti. Ecco le parole pronunciate dal parroco:
“Cari coscritti e coscritte, ragazzi e ragazze, la Parola di Dio continua ad accompagnarci e a descrivere la nostra festa: qui è addirittura il Libro delle Cronache che racconta come Davide fece trasportare l’arca dell’alleanza, fece radunare tutte le persone, mise le stanghe nell’arca e la sollevarono sulle loro spalle per mezzo di queste stanghe, così come Mosè aveva prescritto; e poi ad accompagnarli c’erano i cantori con gli strumenti musicali e facevano udire i loro canti di gioia; poi la portarono al centro della tenda, cioè, diremmo noi, nella chiesa, e lì offrirono incenso e sacrifici; e poi furono tutti benedetti. Insomma, somiglia abbastanza a quello che facciamo qui: cari ragazzi, questo portare sulle spalle… che cosa? Una statua di legno? A me sembra piuttosto che voi siete chiamati a portare una tradizione, a dare continuità a quello che è stato in certi momenti un sogno, una speranza, un appiglio forte, soprattutto negli anni della fatica, della sofferenza.
Cari ragazzi, la vostra storia viene da lontano e portando questa statua è come se vi caricaste di questa storia, dicendo: bene, anche noi faremo la nostra parte, anche noi cercheremo di dare il meglio, perché non c’è gioia nel dare solo qualcosina, non c’è gioia nel dare lo scarto; noi siamo contenti quando riusciamo a dare il meglio: quello ci rende felici! Allora anche voi vi caricate del meglio di quella che è stata la tradizione di questo popolo! Pensavo oggi al fatto che farete un percorso quasi tra due polarità: da questa chiesa, dedicata a Santo Stefano, alla chiesa di Santa Maria, cioè da una polarità legata al martire Santo Stefano a un altro polo, quello della Vergine Madre; qui c’è il segno del sacrificio, della fatica e della sofferenza, di là c’è il segno della Madre, che provvede, che dà luce. Ma non c’è luce se prima non c’è stato il buio, non c’è gioia se non si è disposti a faticare un po’, non c’è gloria se prima non c’è la testimonianza del martirio.
Questa polarità è molto di più che due chiese: c’è qualcosa di più profondo, è una polarità spirituale che va percorsa, voi siete oggi questo nesso, voi unirete questi due poli, sarete questa sorta di arco che produce luce e speranza. Solo caricandosi delle proprie fatiche offrendole al Signore la vita diventa degna di essere vissuta! Come ho detto spesso questo è un rito di passaggio, e ogni anno è molto significativo per tutta la comunità, che guarda a voi e vede che i giovani sono ancora disposti a farsi carico del meglio che i nostri vecchi ci hanno lasciato, vogliono ancora portarlo sulle loro spalle verso il futuro.
Tutto questo accade sotto lo sguardo della Madre: la donna del Vangelo, incontrando Gesù e ascoltando quello che aveva da dire, non riuscì a trattenere un grido di gioia: ‘Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!’ (Lc 11,27). Quanto doveva essere bello incontrare Gesù! E quanto è bello anche oggi incontrare Gesù nella vita! Ed è lei, la Madre, che ce lo fa incontrare! Se ricorrerete con fiducia e con semplicità alla Madre avrete sempre in dono Gesù, e in Gesù avrete tutto! Preghiamo e prepariamoci a questo dono, sia ora l’inizio della nostra lode a Maria, del nostro grazie!
Davvero come quella donna diciamo: Madre, beata te che hai avuto così tanta fede da congiungere la terra al cielo, da donarci quel figlio nel quale ci è data la salvezza! Sii tu benedetta per aver creduto, per aver sofferto, per aver gioito e per essere con noi come aiuto e protezione!“