Nella XXII Domenica del Tempo Ordinario padre Placido ha concentrato la propria omelia sulla via del cuore: prendendo infatti le mosse dalle letture della liturgia, il parroco ha spiegato che essa è l’unica via per sfuggire dall’inganno di credere a una religiosità rivolta solo verso l’esterno. La vera religione, infatti, è quella che apre a Dio la porta del cuore. Ecco il testo dell’omelia:
“‘Ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre’ (Giac 1,17): sorelle e fratelli cari, prendiamoci questo dono dall’alto: è l’apostolo Giacomo a dirci che è un regalo che viene dal cielo e può raggiungere il nostro cuore.
Quale dono, quale regalo oggi il Padre buono ci vuole fare? Vuole mostrarci la via che porta al cuore. Si tratta di quella via stretta di cui parla Gesù: stretta è la via che porta alla perfezione e pochi vi si incamminano. Ma è una via necessaria e anche percorribile: la Parola ci indica come dobbiamo muoverci una volta che il Padre ci ha messo nel cuore il desiderio di compiere il santo viaggio, quel santo viaggio spirituale per il quale tutti noi siamo nati e che è l’unica cosa necessaria da fare nella vita. Solo ciò che resta per l’eternità merita tutta la nostra attenzione, perché passa la scena di questo mondo e c’è il rischio che passi senza che noi abbiamo mai trovato la via del cuore.
E allora lasciamoci guidare dal grande Mosè, che parlando al suo popolo comincia dicendo: ascolta, ascolta! La via del cuore inizia dal silenzio: chi trova modo di fare silenzio trova la via del cuore, perché l’ascolto che nasce dal silenzio è l’unico ascolto capace di piantare la Parola nel nostro cuore. Mosè ci conforta dicendo che se ascoltiamo la legge del Signore diventiamo un popolo saggio e intelligente. Amici cari, al di fuori della legge del Signore non c’è saggezza e non c’è intelligenza, ma solo bassa furbizia, e dobbiamo dire che il nostro mondo ha bisogno di persone un po’ meno furbette e un pochino più intelligenti e sapienti; e siccome ne ha bisogno il mondo cominciamo da noi stessi a cogliere la parola di Dio. La Parola di Dio ci rende persone più sagge, anche se il mondo sembra andare nell’altra direzione, anche se l’onestà non gode più di buon credito, anche se chi si accaparra tutto e non pensa altro che ai soldi e ai beni della terra sembra primeggiare: non andiamo dietro a queste luci false, che ci portano fuori strada!
La via dell’amore è fatta di silenzio e di centratura su ciò che è essenziale: nessuno che ami troppo il denaro e i beni della terra trova la via del cuore, e quindi per trovarla bisogna superare questi ostacoli. Ed ecco allora che interviene la Parola di Gesù. Gesù è stato così buono che ci ha dato la possibilità di metterlo in un angolo in un attimo: ‘in quel tempo si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi’ (Mc 7,1): ecco, se volete annientare questo Vangelo basta dire che Gesù parlava a scribi e farisei e quindi la cosa non ci riguarda; se invece volete che queste parole ci colpiscano al cuore dovete considerare che anche noi qui oggi ci siamo radunati. Scribi e farisei sono due immagini archetipiche, perché abitano nel nostro cuore: tutto ciò che il Maestro compie lo compie come esempio, e così quando richiama gli scribi e i farisei non sta parlando a gente di duemila anni fa, e solo a loro con le loro caratteristiche; no: sta parlando a quello scriba e a quel fariseo che che sono dentro di noi.
A noi sta dicendo che è inutile avere una religiosità fatta di attenta pulizia assolutizzata: quando non si vede altro che la macchiolina sul piatto o sul bicchiere, quando si crede cha basti che sia pulito il vaso con cui faccio l’offerta e non si vedono le voragini e le sporcizie del cuore, questa non può essere la vera religiosità. La via del cuore è fatta da un’osservazione attenta e severa del nostro modo di comportarci: se quando sono in famiglia c’è un po’ più di serenità, c’è un po’ più di gioia, se sono capace di una parola di perdono, questa è la via del cuore; ma se vivo solo di immagine, di sopraffazioni, di imposizioni, di menzogne, non sono nel cuore, bensì sono nei tanti io che mi abitano: ‘io io io’ continuano a gridare dentro di me. E gridano ‘io io io’ finché non si arriva a dire ‘Dio Dio Dio’.
Infatti la via del cuore è quella testimoniata da sant’Agostino, che abbiamo festeggiato ieri: ‘Signore Dio, io ti cercavo fuori e tu eri dentro di me’. Finché la nostra religiosità è solo cercare fuori, fossero anche cose della religione, ma sempre tutto all’esterno, allora la via del cuore resta deserta e non praticata. La via del cuore è la via che apre la porta alla presenza di Dio in noi stessi: mai dobbiamo dubitare, nemmeno nei momenti di angoscia, di sofferenza, di fallimento, nel mezzo di un grave torto subito; sempre possiamo trovare la via del cuore e a quel punto il Signore riporterà pace, serenità, coraggio, pazienza.
L’apostolo Giacomo fa una sintesi bellissima: sapete cos’è una religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre? Questa religione è visitare gli orfani e le vedove nelle loro sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo. Alla fine, se volete riassumere tutto in poche parole, se ci prendiamo cura e abbiamo a cuore chi è più povero, chi ha bisogno, sia persone vicine sia persone lontane; se ci sta a cuore la pace, e non come mera parola ma come impegno quotidiano; se riusciamo ancora a inorridire di fronte alle cattiverie del mondo; ecco, questa è una religione pura. Chiediamo al Signore, perché lui solo può farlo, di mettercela nel cuore e noi ci saremo aperti alla sua Parola!”