La XXXIII Domenica del Tempo Ordinario è anche la Giornata Mondiale dei Poveri e anche a questo ha fatto cenno padre Placido nella sua omelia, nella quale, commentando le letture offerte dalla liturgia, ha mostrato che anche quando Gesù sembra annunciare sciagure in realtà ci sta dando motivo di sperare e avere fiducia. Ecco le parole del parroco:
“Le letture di questa domenica disegnano un orizzonte così ampio, così grande, un orizzonte eterno, un cielo terso in cui splendono le luci. Ma è un cielo che è già cambiato, un cielo che ha raggiunto la sua pienezza, la ricapitolazione di tutto in Cristo, sono i cieli nuovi e il mondo che verrà, è un luogo che conosce un’altra luce.
Gesù dice: «In quei giorni il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo» (Mc 13,24-25). Il sole e la luna sono ed erano anche per gli antichi le due luci principali: quanto al sole lo comprendiamo bene, ma allora la luna lo era ancora di più, non essendoci tutte le luci che accendiamo noi oggi, e lo sono anche le stelle stesse nel deserto ancora oggi in Terra Santa, perché quando sei nel deserto e non c’è la luna le stelle illuminano, rendono tutto visibile.
Gesù insomma annuncia il venir meno di una luce fisica, ma il messaggio è chiaro: non abbiate paura! Se c’è un temporale di notte e abbiamo una sola candelina in casa, quanto è preziosa quella candelina! E quando, guardando fuori dalla finestra, ci accorgiamo che sta per sorgere il sole, non siamo più preoccupati che la candelina si spenga! Ecco ciò di cui parla il Cristo: quando arriverà quel tempo non preoccupatevi: come candeline si spegneranno le luci principali, ma sorgerà una luce nuova e finalmente vedrete il Cristo.
L’Agnello è il sole che illumina la città di Dio; la luna splendente è la nostra Madre, che cantiamo chiara più della luna; e infine «i saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento» (Dn 12,3). In questa liturgia contempliamo un universo che ha finalmente raggiunto il suo scopo e nulla resterà fuori: quando passeggiate sotto gli alberi del bosco, quando incontrate un animaletto, dite: ci rivedremo, anche tu raggiungerai il tuo scopo, perché la vita è così preziosa che non c’è nessun essere che non abbia faticato per vivere, anche il filo d’erba, anche l’uccellino del cielo ha faticato per vivere, e tutto raggiungerà il proprio compimento.
Allora, in questo universo che ha raggiunto il suo fine, anche noi splenderemo come stelle se avremo avuto la saggezza del cuore di Cristo. È una pagina piena di consolazione: quando il Cristo parla della fine di tutto non è per farci spaventare, bensì per farci alzare lo sguardo. Tra i tanti chiamati ad alzare lo sguardo pochi purtroppo sanno sollevare il loro volto! Dobbiamo alzare gli occhi al cielo e cominciare a capire il senso di questo pellegrinaggio: c’è una luce più grande che ci attende!
Ma come possiamo orientarci? Ecco l’insegnamento del Cristo: l’universo infinitamente grande viene letto attraverso il ramo dell’albero di fico. Il problema non è che non siamo abbastanza grandi per capire, è che non siamo abbastanza piccoli. In Terra Santa l’albero del fico è l’ultimo a mettere le foglie; il primo è il mandorlo, che gli ebrei chiamano ‘il vigilante’ proprio perché è il primo alberello che ai primi raggi di calore mette le foglie e allora sai che arriva la primavera; l’ultimo è il fico e infatti Gesù dice: «Quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina» (Mc 13,28), perché appunto è l’ultimo albero a fiorire.
Ma allora cosa devo capire? Devi capire che se vuoi conoscere il grande devi osservare il piccolo: tieni da conto le piccole cose, stupisciti ancora fermandoti nella natura, guarda, osserva. In questi tempi chi non riesce a fermarsi per tenere una mente serena, chi non riesce a osservare senza giudicare si lascia sfuggire tante cose. Invece viene il Cristo e parla della fine del mondo e dice di guardare il ramo del fico e di non preoccuparsi più: questa è la visione di Dio sulle cose!
Per questo noi oggi celebriamo la Giornata Mondiale dei Poveri: infatti come pensi di poter contemplare l’infinitamente ricco se non ti accorgi del povero che ti è accanto, se non hai l’umiltà di guardare il rametto del fico? Le cose più grandi di questo mondo ci passano sotto gli occhi e non ce ne accorgiamo perché non sappiamo guardare alle cose piccole! Inizia a guardare il povero e abbi anche pazienza, perché coi poveri alle volte ci vuole pazienza, non dobbiamo raccontarcela: fare il bene è una grande fatica!
Però, se non partiamo dal concreto, dal voler bene a quei poveri che il Signore ci manda, dal cominciare ad accorgerci di tutte le povertà che abbiamo vicino, come potremo contemplare le cose grandi? Guardate i vostri bambini e dite: un giorno splenderanno come stelle nel cielo; il sorriso dei vostri nipotini sarà elevato nello splendore di un universo rinnovato. E lì ci sarà la loro verità, perché la vita che voi avete generato è una vita eterna, è una vita che splenderà per sempre!
Sentiamoci rincuorati da queste piccole cose, custodiamo questa vita e comprendiamo che dalla fogliolina dell’albero di fico dobbiamo capire il movimento degli astri! Non smettiamo mai di alzare lo sguardo e di guardare la complessità di questo disegno d’amore! Ogni cosa andrà al suo posto e ogni cosa brillerà di una luce sconosciuta, che però è esattamente la sua luce, perché ogni cosa sarà esattamente ciò che deve essere! Non basterà l’eternità per contemplare la perfezione di ciò che Dio ha preparato per noi, non ci stancheremo mai, sarà uno stupore continuo! Torniamo alla fogliolina dell’albero che sta per nascere e portiamo grande rispetto per ogni segno di vita, anche la più umile, quello stesso rispetto che dobbiamo al povero che ci insegna le vie di Dio!”.