L’anno liturgico si conclude con la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Perché? Padre Placido nelle Messe l’ha spiegato bene, facendo riflettere sul tempo, di cui è proprio il Cristo il Re. Ecco il testo della sua omelia:
“Il gran librone delle letture finisce con la pagina della liturgia di oggi: questa è l’ultima lettura di questo anno liturgico, perché poi ne inizieremo un altro. E cosa dovremmo fare alla fine di un anno liturgico? Dovremmo ringraziare, ringraziare che ci sia stato donato un filo che ci conduce nel tempo di festa in festa, di domenica in domenica, di memoria in memoria dentro la santità che Dio dipana lungo l’anno.
È difficile trovare qualche altra cosa che dia senso allo scorrere del tempo meglio di questo susseguirsi di feste, di annunci, di motivi di gioia, di pentimento, di perdono, così come fa l’anno liturgico. E allora la conclusione dev’essere degna della santità che abbiamo celebrato. È anche per questo che tutto si ricapitola nella signoria del Cristo.
Non è stato un anno facile quello che concludiamo e così davanti a quest’anno ci vuole una visione particolare: non è un caso che le letture di questa conclusione dell’anno liturgico siano di due grandi profeti, Daniele e san Giovanni con l’Apocalisse. È come se avessimo bisogno di uno sguardo dall’alto, che non si limiti a fare la cronaca di ciò che sta succedendo: ci vuole uno sguardo dall’alto, ci vuole la capacità di cogliere motivi di fiducia e di pace.
Infatti il re che festeggiamo oggi non è un re al quale ci si deve sottomettere, bensì un re che ci chiede di affidarci a Lui: noi non dobbiamo sottometterci, ma affidarci consapevolmente alla signoria di Cristo. Chi si sottrae alla signoria di Cristo di questi tempi rischia di restare sottomesso a due tiranni. Uno è vecchio, lo conosciamo bene: è il denaro. Il denaro è stato creato per servire e sarebbe un ottimo servo, ma vuole comandare e diventa un tiranno: non si lascia sottomettere, si fa mettere nei forzieri e comanda lui; non si lascia più usare per il bene, comanda lui e ha tutti i suoi sacerdoti e le sue liturgie. L’altra cosa che potrebbe esserci d’aiuto è il sentimento della paura: dovrebbe aiutarci a evitare i pericoli, a essere attenti, a tenerci in buona salute, ma quando vuole prevalere iniziamo a perdere razionalità, iniziamo essere spaventati.
Sono tempi difficili e tanti sono i tiranni, ma questi due sono i più sottili, perché il massimo successo per il tiranno è quando riesce a far finta di essere buono, di essere di servizio. Come sconfiggerli? Per vincere questi tiranni non c’è altro da fare che immergersi nella signoria del Cristo, cioè fare la sua volontà e non semplicemente crederci. Che presunzione la nostra: impariamo due cosette sulla nostra religione e pensiamo di essere sulla via di Dio! Ma sai cosa vuol dire essere cristiano? Sai quanta fatica si deve fare per immergersi davvero in questo mistero? Sai quanto impegno ci vuole per diventarne sacerdoti di questa signoria? Dov’è il sacerdozio del popolo di Dio di cui si fa un gran parlare?
Tutti siamo chiamati e possiamo essere sacerdoti della signoria del Cristo: vivere con amore, avere pazienza, volersi bene, ecco il sacerdozio! Questa è la vera gloria! Questa è la vera potenza! Proviamo a fare un atto di fede in questo re, colui che è, che era e che sarà per sempre: nostro Re, la tua signoria ci protegga e ci custodisca! Tira fuori da noi il tiranno e sii solo tu il nostro re!”