“Cominciamo a fidarci di Dio!”

La Quarta Domenica d’Avvento può essere considerata la domenica delle madri, poiché il Vangelo è quello dell’incontro tra Maria ed Elisabetta, entrambe con un bimbo in grembo. A partire da questo abbraccio padre Placido ha sviluppato la sua omelia.

“Che cos’è il Natale? A cosa ci stiamo preparando? Natale è uno sguardo nuovo sulla realtà, è uno sguardo nascente su ciò che ci circonda.

Natale è lo sguardo di queste due donne. Una è anziana, Elisabetta, e per di più in un momento di estrema fragilità: è incinta e insieme anziana. E riceve la visita di questa sua giovane cugina, Maria; ma anche la condizione si Maria è un po’ imbarazzante, perché in famiglia si sa che Maria e Giuseppe non sono ancora sposati. È tempo di avere uno sguardo nuovo sulla realtà: smettiamo di fare i conti con i nostri quattro piccoli criteri! Cominciamo a fidarci di Dio! Elisabetta si fida di Dio, perché sente che in lei c’è qualcuno che quel Dio lo annuncerà, perché sa che porta una presenza e questa presenza sussulta di gioia alle parole della Madre.

Natale è un sussulto di gioia: nella capacità di lasciarti ancora meravigliare, stupire, cogliere la bellezza che ci circonda, cogliere un senso, anche dove apparentemente un senso non c’è. Dio vuole preparare la redenzione del mondo nell’abbraccio di queste due donne incinta, ognuna a suo modo in difficoltà, persino quasi fuori dai canoni religiosi.

Questo è Natale: andare oltre le convenienze, oltre il già sentito, oltre il già visto, oltre i nostri piccoli calcoli umani. Natale è una forza dirompente, è l’abbraccio di queste due donne, perché quel luogo, nel momento dell’abbraccio, è il più santo del mondo: non c’è luogo più santo nell’universo di quello in cui queste due donne si abbracciano e fanno incontrare i due figli che portano in grembo: colui che prepara la via e la via stessa, colui che annuncia e l’annunciato, colui che si sente indegno e colui che rende degna ogni creatura.

È tempo che facciamo una scelta: fare un cammino spirituale è uscire dagli schemi, uscire dal già sentito e fidarsi di Dio! Non sarà tutto rose e fiori: l’abbraccio queste due donne di lì a pochi anni diventerà per una il vedere il proprio figlio imprigionato e ucciso e per l’altra piangerlo imprigionato, torturato e infine crocifisso.

Diamo credito a Dio anche quando ci sembra di pagare un prezzo alto, per una malattia, per una situazione difficile. Diamo credito a Dio! Queste donne si fidano e realizzano in quell’abbraccio la salvezza del mondo! Può bastare un abbraccio per salvare il mondo, a patto che sia fatto col cuore, consapevolmente: ‘Ecco la madre del mio Signore!’.

Accogliamo anche noi questa Madre come la Madre del nostro Signore e chiediamo a Elisabetta di darci l’esultanza di gioia del figlio Giovanni per colui che sta per venire!”.