“Questa è la notte in cui piegare le ginocchia davanti alla luce vera!”

La Notte di Natale è carica di simboli, ma tutti in fondo lanciano un unico grande messaggio: di questo ha parlato padre Placido nell’omelia della Messa della sera del 24 dicembre. Ecco le sue parole:

“Il bambino che celebriamo questa notte non è come gli altri: Egli è l’eterno, è colui che era fin da principio e colui che sarà per sempre. Egli è il Cristo che abbraccia tutto il creato per portare la salvezza. Questa notte è carica di simboli, ma tutti insieme lanciano un unico grande messaggio: esci da una visione materialista per cominciare a leggere la vita con occhi spirituali.

In quella notte furono gli angeli a chiamare i pastori, a portare loro l’annuncio. Gli angeli sono creature che si sono trovate a dover scegliere tra l’obbedienza a Dio e il suo rifiuto, solo che loro, non avendo un corpo naturale, perché puri spiriti, hanno compiuto una scelta per certi aspetti tragica, in quanto definitiva: o il bene o il male. Se noi potessimo vedere come sono determinati gli angeli capiremmo perché si meraviglino nel vedere che noi, figli degli uomini, siamo così tanto incerti, sempre a pensare una cosa, dirne un’altra e farne un’altra ancora: noi crediamo e non crediamo, mentre la loro determinazione è cristallina, adamantina.

Noi non siamo così ed è allora per noi che questo bambino viene in questa notte santa: Egli viene a portare la luce, quel bambino eterno che deve nascere dentro di noi è colui che dà luce alla nostra esistenza. Ognuno nella vita sceglie da quale luce farsi illuminare, a quale luce chiedere di guidare la propria esistenza: c’è chi sceglie il successo, chi il denaro… quante luci false rincorriamo! Invece questa è la notte in cui piegare le ginocchia davanti alla luce vera!

Ma dove viene questa luce vera? La luce viene nella grotta. Qualche anno fa a Betlemme con il Vescovo e altri sacerdoti della diocesi ci venne mostrata un’antica casa dei tempi di Gesù: c’era la parte nobile, l’alloggio, come dice il Vangelo nell’ultima traduzione; non più albergo, dunque, perché Giuseppe, discendente di Davide, sicuramente conosceva molte persone a Betlemme e quindi di certo qualcuno ospitò lui e Maria, ma siccome c’era tanta gente l’unico posto libero rimasto era all’interno, cioè nella grotta a cui si appoggiava la casa. In quella grotta normalmente si mettevano gli animali e dunque solo lì, nella parte più interna, nella grotta poté nascere il Signore Gesù.

La grotta ritorna in tantissime tradizioni religiose: è il luogo dell’oscurità illuminata, è simbolo del seno materno dove siamo stati formati, è anche la grotta del nostro cuore, dove dobbiamo rientrare. Infatti la grotta è il luogo della trasformazione, lì dove il divino incontra l’umano e l’umano viene trasformato in divino. Quando noi con l’adorazione scendiamo nella grotta del cuore, lì avviene la trasformazione. Se mai ci entriamo mai ci trasformeremo e saremo costretti a ripetere sempre gli stessi errori, di generazione in generazione, finché qualcuno non interrompe questa tragica catena di errori. Questo qualcuno è Gesù. Non a caso il Vangelo della Messa vespertina è quello della genealogia di Gesù: Egli non ha una genealogia perfetta e anzi è una genealogia piena di persone che hanno sbagliato; ma lui guarisce tutto e noi possiamo farci guarire se entriamo nella grotta.

E proprio lì, nella grotta, troviamo l’ultimo simbolo: la mangiatoia. In greco il suo nome è anche una costellazione: le stelle e la mangiatoia si uniscono. Gli ebrei consideravano impuro mangiare con gli animali e certamente mai un ebreo avrebbe messo il proprio figlio dove mangiano gli animali. La luce delle stelle nella mangiatoia: il luogo dove mangiano gli animali, il luogo più povero della terra è illuminato dalle stelle, colui che è disceso dal cielo diventa cibo per tutti noi, cibo semplice, umile, povero. L’Emmanuele diventerà il pane che sostiene il nostro cammino!

Questa notte santa è insomma carica di simboli, ma in fin dei conti viene a dirci che la nostra vita è molto più santa di quello che crediamo, molto più spirituale di quello che normalmente noi comprendiamo. Per cercare di capirlo meglio facciamo tesoro di questa Messa: chissà che cominciamo a sentire che le Messe sono qualcosa di prezioso e parteciparvi non è un obbligo, ma un privilegio! Qui accade la trasformazione! Ma non illudiamoci: non basta venire a Messa per essere trasformati; qui ci viene insegnato il lavoro faticoso che dobbiamo fare per essere trasformati.

Il Verbo si fa carne e viene posto in una mangiatoia e noi ci nutriremo di lui. Nella luce e nella forza di questa notte iniziamo il santo viaggio che ci accompagnerà per tutto l’anno che vivremo insieme! Benediciamo questo Dio con noi! Benediciamo la Madre! Benediciamo san Giuseppe! Gli angeli ci hanno guidato qui e la nostra coscienza ci invita ad entrare nella grotta per essere trasformati!