Nel giorno di Natale padre Placido si è concentrato sul valore della liturgia, per scoprire che in essa il Natale non è un semplice ricordo, ma una vera nascita. Ecco il testo dell’omelia:
“La Parola incarnata ci chiede di fare un pochino di sintesi, di restare con il mistero con una grande calma, osservando. C’è un modo di vivere il Natale correndo, cercando di non dimenticare di chiamare nessuno per fare gli auguri in tempo, prima che passi la festa; e poi c’è un altro modo, che è quello di sentire che portiamo una lampada, comprendere che ci è stata data una luce.
Questa luce comincia indicare un cammino. L’autore della Lettera agli Ebrei, sacerdote del Tempio, dice che Dio aveva parlato in tanti modi nei tempi antichi (cfr. 1,1), e per un ebreo ciò significa ripensare al Pentateuco, ai Profeti, alla Sapienza, ai Salmi: quante volte ci ha parlato Dio! Ma in questi giorni Dio parla a noi per mezzo del Figlio! Dio passa dalle molte parole alla Parola perché sia estremamente concreta, ce la mette di fronte come bambino, è una parola viva, una parola che va accolta, una parola che chiede attenzione, una parola che va custodita, una parola che va fatta crescere.
Questo bambino è figlio e per mezzo di lui tutto è stato creato: è il Cristo cosmico, prima del tempo, prima della creazione. Sentite che definizione meravigliosa: egli è ‘irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza’ (Eb 1,3). Portiamo in noi l’impronta di Dio, ma questa impronta va seguita, indica un cammino.
Ce lo dice l’evangelista Giovanni: il suo Vangelo non ha un racconto della natività, perché il suo racconto della natività è l’inno che apre il Vangelo, interpretazione teologica di quanto accaduto. È accaduto che il Verbo che era in principio, il Cristo archetipico di tutta la nostra vita, cioè il modello, l’immagine reale di tutto ciò che è, si è incarnato. Egli è l’archetipo e così la sua santificazione indica come anche noi dobbiamo santificarci.
Noi ci diciamo cristiani, ma come siamo lontani dal capire la forza e il valore del Cristo! Egli, dice Giovanni, è ‘en archè’, in principio, quelle stesse parole con le quali comincia il libro della Genesi, in ebraico ‘bereshit’: per Giovanni quello che è accaduto nella notte di Natale è ‘bereshit’, è un nuovo inizio per tutta la creazione. Si riparte, Dio ha deciso di ripartire con noi! Ma il vero grande mistero è che ogni anno la liturgia ci fa ripartire, cioè proprio adesso nella liturgia Dio riparte con noi: questa è la forza della celebrazione, non un Natale che resta sul calendario!
Ripartiamo dal Cristo, con il Cristo, per il Cristo! Scegliamo che quello che usiamo come nome, ‘cristiani’, indichi la realtà della nostra vita! Noi siamo gente che ha scommesso sul Cristo! Il Natale è un mistero di luce accolta o rifiutata, valorizzata o banalizzata. Quante luci abbiamo acceso in questi giorni, e sono belle, ma devono essere segno esterno di una luce vera che dobbiamo accendere dentro. Purtroppo, dice Giovanni, il mondo non lo ha riconosciuto, però ‘a quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli‘ (Gv 1,12).
Natale è insomma qualcosa che resta e non si può dire che la festa passi. La chiesa ha capito il rischio, e così celebra addirittura un ottavario di Natale: domani è di nuovo Natale e poi ancora dopodomani e così per otto giorni. E l’ottavo giorno per i cristiani è il giorno della Risurrezione: significa che la luce della grotta di Betlemme entra e squarcia anche la tenebra del sepolcro e diventa anche luce di risurrezione. Noi nasciamo a Natale per non morire più! Questa è la forza della luce del Natale!
Insomma la liturgia rende vive queste realtà e se lo comprendiamo cambia il senso della nostra esistenza, capiamo chi siamo e a che cosa siamo chiamati e forse cominciamo anche a vivere per qualcosa di grande e vero. Quando un uomo o una donna vivono qualcosa di grande e vero lo comunicano e creano una scintilla: il dono più bello che possiamo fare ai nostri ragazzi è quello di essere adulti che hanno trovato la luce e si sforzano di seguirla.
Non abbiamo mai paura, perché le cose grandi Dio le ha fatte con i piccoli; prendiamo questa eredità, sentiamo tutta la forza consolante del Natale e impegniamoci a vivere il Natale ogni giorno!“