Nella Terza Domenica del Tempo Ordinario padre Placido, dopo l’isolamento a causa del Covid, che aveva contratto fortunatamente in forma molto leggera, è tornato a celebrare pubblicamente, e così nell’omelia ha voluto brevemente ripercorrere le ultime feste, nelle quali non aveva potuto essere in chiesa per presiedere le Messe, e mostrare come tutte in fondo portino proprio a questa festa, la Domenica della Parola di Dio, voluta da papa Francesco perché la Chiesa rifletta propriamente sulla centralità della Parola nella vita del cristiano. Ecco il testo della riflessione del parroco:
“Quello che propone oggi la liturgia è l’inizio del Vangelo di Luca. È come se oggi la chiesa ci proponesse di ripartire dopo il periodo natalizio e lo fa con l’inizio della vita pubblica di Gesù e la sua prima apparizione nella sinagoga di Nazareth. Ma da cosa ripartiamo? Nelle ultime tre feste abbiamo fatto passaggi fondamentali.
Prima tappa: con la stella e la sua luce divina dell’Epifania ci siamo orientati, perché la nostra è una vita che chiede di essere orientata e se non ci orientiamo con la luce di Dio finiremo per orientarci con le luci del mondo, se non c’è la luce di Dio che ci guida molto facilmente, soprattutto di questi tempi, ci faremo guidare dalla paura, dal timore, dalla rabbia e orientarsi con la paura e con la rabbia è estremamente pericoloso, perché porta una conflittualità incredibile.
Seconda tappa: nella festa del Battesimo di Gesù abbiamo detto che la nostra vita è immersa nel mistero del Cristo, abbiamo sentito che siamo immersi nel mistero: non si vive la vita cristiana venti minuti a settimana, si vive immersi nel mistero di Cristo! Che tu lavori, giochi, studi o fai qualsiasi altra cosa sei sempre immerso nel mistero di Cristo! Sarebbe bello durante il giorno ricordarsene, con una preghiera magari.
Infine la nostra vita, che è orientata, immersa nel mistero, riparte con fiducia e gioia: ce l’ha detto domenica scorsa il miracolo di Cana che la nostra vita è acqua, cioè non è niente se non incontriamo la Parola e la potenza del Cristo; solo allora l’acqua diventa vino, cioè diventa gioia, senso, gusto, festa.
E non dimentichiamo che questo trittico viene racchiuso nelle parole della Madre Maria, che dice: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). La prima e l’ultima volta che Maria parla ai discepoli dice questo ed è strano che molto spesso cerchiamo di sentire mille altre parole che Maria avrebbe detto e questo, che ha detto sicuramente, rischiamo di non metterlo in pratica. Cosa devi ricordarti della Madre? Questo, cioè le parole che lei ha detto per farti mettere in pratica tutte le parole del Figlio.
Ed ecco allora la domenica della Parola, per cui ripartiamo da un fatto: il Cristo non è la spiegazione dei profeti; il Cristo è l’inveramento, l’attualizzazione, la realizzazione dei profeti: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21). Non si guarda a Cristo come a uno che parla, ma come a colui che realizza la Parola di Dio, abita la pienezza della divinità: ecco la Parola, ecco il Verbo che si è fatto carne! Ecco il senso del Natale vissuto!
Questa è la domenica della Parola e allora noi fermiamo il nostro parlare, perché le parole umane sono nulla di fronte alla Parola divina. Piuttosto, in un momento di silenzio, sentiamoci orientati e immersi nella vita del Cristo e insieme confortati dalla presenza della Madre: seguendo lei impegniamoci ad ascoltare e a mettere in pratica le parole di Gesù”.