Nel brano di Vangelo proposto dalla liturgia dell’Ottava Domenica del Tempo Ordinario, ultima della prima parte del Tempo Ordinario, prima dell’imminente inizio della Quaresima, Gesù pronuncia la famosa frase: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Lc 6,41). Questo Vangelo è stato al centro dell’omelia di padre Placido, nella cui riflessione non può però non intervenire anche un altro elemento, fonte di preoccupazione e tristezza in tutto il mondo: la guerra che si sta combattendo in Ucraina. E, legato a questa, la domanda che sorge spontanea in chi crede: io cosa posso fare? Ecco la riflessione di padre Placido:
“Oggi siamo qui per questa Messa e preghiamo e forse ci domandiamo che valore può avere essere qui di fronte alle grandi emergenze di questo tempo. E l’emergenza non è solo la guerra: spesso la guerra non è altro che la manifestazione esterna di gravi emergenze interiori. La guerra è la fiera delle vanità, di questi demòni che si scontrano, che si odiano l’uno con l’altro, che cercano il male, cercano di esasperare le situazioni con un odio distruttivo.
Questi demoni non sono solo dei grandi della terra. Certo loro ne sono soggetti in un modo particolare. Ma il nostro Maestro ci ha insegnato che tutta la vita è combattere questi demòni: dell’inimicizia, dell’invidia, dell’orgoglio, della superbia. La Chiesa da sempre ci ha insegnato a combatterli, anche se a volte lo dimentichiamo. E quando queste forze negative iniziano a combattere è uno scontro incredibile.
E noi siamo qui. E il Vangelo ci ricorda che quanto più grandi sono i problemi esterni, internazionali, mondiali, tanto più è importante il lavoro personale. Non c’è nulla di meglio che adesso noi possiamo fare per fermare queste guerre che essere qui attenti, pregare, onorare la Parola, impegnarci nel bene. Questa è la nostra risposta alla guerra. Questa è la nostra capacità di liberare il cuore da quegli stessi demòni che là si stanno scontrando. Perché, ci insegna Gesù, le cose cattive nascono prima nel cuore e poi da lì vengono fuori. L’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro che ha nel cuore tira fuori cose cattive.
Allora dobbiamo stare attenti, perché troppo spesso non sappiano neanche che cosa c’è dentro il nostro cuore, non siamo frequentatori del tempio interiore, quello di cui parla il Maestro quando comanda di entrare nella propria stanza e pregare nel segreto. Attenzione, perché il mondo continua a fare finta di trovare soluzioni, sempre esterne, mentre serve un’umanità che riparta dal centro, dal cuore. Il Cristo ci ricorda infatti che le labbra sono collegate al cuore. Quante parole a vuoto! Come si chiacchiera continuamente! Le parole devono nascere dal cuore. Ma attento, perché se il tuo tesoro è cattivo usciranno cose cattive; solo sei il tuo cuore è buono usciranno parole buone: di vita, di pace, di riconciliazione, di luce.
La lezione di oggi è rivolta a persone capaci di riconoscere la propria cecità: solo se riconosci la trave che è nel tuo occhio puoi vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro; e in un altro passo lo stesso Gesù dice: se dite di essere ciechi guarirete, ma se credete di vederci, resterete ciechi.
Dobbiamo portare nel nostro tesoro interiore la luce che viene dall’alto. Ma, ci dice Gesù, la luce del tuo corpo è l’occhio e se quindi l’occhio è tenebra sarai tutto tenebra. Chiediamo al Signore di purificarci: smetti di cercare le pagliuzze esterne e comincia a centrarti. Il mondo è pieno di gente che per cercare le pagliuzze esterne va a far guerra di qua e di là. Comincia a centrarti, pensa al Signore che manda luce nel tuo cuore. E dal tesoro buono che sarà a quel punto nel nostro cuore escano parole di pace e riconciliazione e azioni conseguenti, che restituiscano pace e giustizia al mondo intero”.