“Proviamo, tranquilli e sereni, a pacificare il nostro cuore”

Nella Prima Domenica di Quaresima il Vangelo presenta Gesù che, sospinto dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni viene tentato dal diavolo; ma ancor prima la prima lettura, tratta dal Deuteronomio, ricorda i quarant’anni dell’esodo di Israele dall’Egitto alla Terra Santa. Su questi eventi e sul numero quaranta, che li lega, si è concentrato padre Placido nella sua omelia:

Quello che stiamo vivendo è un momento particolare e drammatico per tutti: usciamo da due anni di continui richiami e avvisi, siamo sempre sul chi va là, temiamo il pericolo; e si capisce, perché è una pandemia gravissima. Anche la guerra però è gravissima. E come la affrontiamo? Ci chiediamo che senso ha venire in chiesa, partecipare alla Messa.

Siamo un’umanità agitata e spaventata, non è un’umanità riconciliata o capace di guardare la pace. Allora ecco il senso di essere qui: proviamo qui, nella casa di Dio, tranquilli e sereni, a pacificare il nostro cuore, perché persone pacificate possono essere portatrici di pace.

Come si fa questo? Il Deuteronomio (26,4) ci offre un’immagine: «Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore». Prendiamo la nostra cesta, prendiamola con quello che c’è dentro, pensieri, progetti, ansie; la prendiamo e la mettiamo davanti all’altare di Dio. È già un primo passo. La tua vita è un dono, non te la sei data da solo, colui che te l’ha data l’ha fatto con uno scopo molto alto: riconoscilo. Tutto ciò che non dipende da te semplicemente non dipende da te; il modo in cui vivi dipende da te.

Allora c’è un modo di affrontare le difficoltà e le emergenze agitandosi, chiudendosi, arrabbiandosi; oppure, come dice Mosè nel Deuteronomio, prendi la cesta e portala davanti a Dio: Signore, la presentiamo a te, sono le nostre difficoltà ed è anche tutta la sofferenza che in questo momento grava sull’umanità. Perché adesso ci stiamo concentrando sull’Ucraina, ma quante emergenze, quante sofferenze, quante ingiustizie ci sono al mondo! Mettiamo tutta nella cesta: Signore, presentiamo tutto a te.

Noi siamo qui a pregare il principe della pace, colui che crediamo essere vero uomo e vero Dio, colui cioè che capisce i bisogni dell’umanità, ma ha anche la forza di Dio. Allora noi siamo nel luogo giusto; cerchiamo di avere anche il cuore giusto: principe della pace, accogli il nostro desiderio di pace, rendici capaci di essere pacificatori, portatori della tua pace.

Ma c’è un’altra lezione che dobbiamo imparare: quando viene la guerra tutti vogliono la pace, ma poi, quando siamo in pace, quante guerre facciamo! Siamo sempre tesi e arrabbiati per le sciocchezze. Oggi, pensando a come stiamo in questo momento nella casa di Dio, con il privilegio di poterci fermare e pregare, con la prospettiva di ritornare alle nostre case, dove a nessuno manca il necessario… quante benedizioni abbiamo! Deve venire proprio la guerra a ricordarcelo? E quando stiamo bene, perché siamo così chiusi, agitati, arrabbiati? Perché alle volte è così difficile essere generosi e accoglienti? Come mai?

Il Maestro ce lo insegna come si affrontano le tentazioni. Il diavolo, colui che separa, colui che divide, colui che porta inimicizia, è all’opera! Vi state ancora chiedendo se esiste? Quante prove deve darvi ancora? Ma non lo vedete? Noi leggiamo da duemila anni cosa dice il diavolo a Gesù: ti darò tutto il potere, perché il potere è mio e lo do a chi voglio io. La prossima volta che davanti a un uomo di potere si fanno degli inchini, ricordiamoci che gli ha dato il potere! Noi cristiani dovremmo darci una svegliata!  Il Cristo ci insegna come si affrontano le tentazioni! Spesso noi sacerdoti diciamo dalle tentazioni bisogna fuggire, scacciarle, e così facendo creiamo un popolo di nevrotici. Il Cristo le tentazioni le affronta guardandole in faccia. È inutile che scappi! Stai lì, guarda e scegli cosa vuoi fare!

Bisogna guardare le cose, fermarsi, avere il privilegio di fermarsi. Quando qualcuno muore spesso si dice che ha lavorato tutta la vita; ha lavorato e basta? Poveretto! Fermati! Anche perché Satana sa come parlare: pensavi che Satana dicesse parolacce? Neanche per idea: cita la Parola di Dio! Se conosci la Parola di Dio lo affronti, se sai chi sei lo affronti. Il Cristo sa chi è: è il figlio di Dio. E il figlio di Dio ha detto che anche noi in lui siamo figli di Dio e lui ha vinto perché anche noi vincessimo.

Io penso che se avessimo guardato in faccia più spesso quello che stava succedendo… sono anni che in quelle zone muoiono persone, ma la guerra non importava a nessuno. Cerchiamo di essere retti e dove non possiamo arrivare arriviamo con la preghiera. Ma l’importante è che nasca da un cuore retto.

Fermiamoci un attimo, stiamo in noi stessi: non si vince Satana agitandosi. Noi siamo tempio di Dio: ognuno stia in se stesso, con tanta serenità, e preghi perché cessi questa guerra e finisca ogni ingiustizia“.