“È bello per noi essere qui!”

Nella Seconda Domenica di Quaresima Gesù sale sul monte Tabor e lì viene trasfigurato. Padre Placido ha invitato a riflettere sul fatto che anche noi possiamo essere trasfigurati se prendiamo consapevolezza che siamo foglie di un albero dalle radici profondissime, che affonda la terra in Abramo. Ecco il testo dell’omelia del parroco:

“«È bello per noi stare qui»: questa espressione di san Pietro di fronte alla bellezza del Cristo trasfigurato spero che sia anche nei nostri cuori quando veniamo in chiesa. È bello per noi essere qui, perché abbiamo la fortuna, la gioia, la grazia di essere nella casa del Signore, possiamo essere sereni, nella pace, abbiamo una famiglia, abbiamo una casa dove tornare, dove potremo mangiare insieme: quanti doni, quanti motivi per dire grazie al Signore!

La guerra è terribile, ma ha almeno una cosa preziosa: ci rende consapevoli di quanti doni abbiamo ogni giorno e diamo per scontati. In altri luoghi della terra famiglie come le nostre sono costrette a fuggire, a scappare, ad avere paura, a nascondersi sotto terra: l’odio porta la gente sotto terra, l’amore porta le persone ad aprirsi alla luce. È sempre l’odio che fa questi disastri, ma l’odio è molto più debole dell’amore, così come il buio è molto più debole della luce: accendi anche solo una piccola luce e il buio si disperde, non c’è più. Allora con la luce del Tabor, la luce della Trasfigurazione, proviamo a dire grazie al Signore: è bello per me essere qui, è bello per noi fare un cammino di fede.

Certo ogni tanto ci poniamo la domanda: ma domani crederò ancora? Andrò ancora a Messa? Nessuno lo sa, nessuno può avere la garanzia che domani persevereremo nella fede, ma intanto camminiamo, veniamo in chiesa, ascoltiamo, cerchiamo di capire, dilatiamo il nostro cuore. Quelli che oggi non sono qui non ascoltano un testo che parla di cose di quattromila anni fa. Ma in che modo può mai importarci di così tanti secoli fa? Sono radici profonde, appartenenti un albero antichissimo, di cui noi siamo una fogliolina. E quell’albero si è impegnato, ha fatto fatica perché tu potessi germogliare.

In questa Messa quest’albero ci ricorda questa figura del padre nella fede di tutti noi: Abramo era un giovane che aveva la fortuna di far parte di una famiglia benestante, come molti di noi; ma il suo papà costruiva e commerciava statuette di idoli e faceva anche buoni affari. E il Signore va a prendere proprio il figlio di un costruttore di idoli e gli dice: Esci dalla tua terra! Nella vita non importa dove sei nato; interiormente a un certo punto devi uscire, cioè capire che non è tutto qui, c’è un mondo con cui confrontarsi, ci sono tante cose belle e importanti da apprendere. Se la mente si allarga, si allarga anche il cuore; se invece la mente si chiude, anche il cuore si chiude.

Ad Abramo viene detto di partire e il suo viaggio attraverserà il deserto. Il deserto è un posto particolare: nel deserto puoi passare la notte avendo paura di incontrare scorpioni e sciacalli, oppure, come Abramo, puoi alzare gli occhi e contare le stelle del cielo. Nel deserto, se non c’è la luna, sono le stelle che fanno luce e di notte noi vediamo più lontano che di giorno, perché di notte vediamo cose che stanno ad anni luce di distanza. Abramo fa proprio così: guarda il firmamento meraviglioso e si sente dire che la sua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo. Sembrano paroloni, ma noi siamo qui e Abramo è padre nella fede per ebrei, cristiani e anche musulmani: le tre principali religioni mondiali riconoscono in Abramo il loro padre! Ecco la discendenza di Abramo! Ecco che una profezia vecchia di quattromila anni si è realizzata!

Nel deserto impariamo alcune cose, altre le capiamo stando sul monte con Gesù. Il Signore prende con sé tre discepoli e va sul monte a pregare e mentre prega il suo volto cambia. Una delle strade che permette di essere veramente se stessi è la preghiera: la preghiera cambia il volto, dona luce agli occhi, ti rivela autenticamente a te stesso, perché nella preghiera tu ascolti da qualcuno più grande di te qual è il progetto per la tua vita, che cosa il Signore vuole fare con te, se preghi impari che il Cristo è la luce di Dio e Dio stesso rende la tua veste candida e sfolgorante.

Noi tutti indossiamo un vestito firmato, ma la firma non è quella di uno stilista famoso; sulla nostra veste è scritto ‘figlio di Dio’. Siamo figli nel Figlio e nella preghiera impariamo che siamo in cammino. Dio non va cercato fuori: il Sacro Monte è posto dentro di noi e quando ci fermiamo e facciamo silenzio cominciamo a incontrare il volto sfolgorante di Dio. Ogni tanto fermiamoci, ogni tanto proviamo a staccare gli occhi dal telefonino e alziamo lo sguardo, soprattutto nei momenti di difficoltà: il Signore ce l’abbiamo dentro, ci vuole bene, ci perdona, ci capisce. E se abbiamo sbagliato anche tutto quello che si può sbagliare, stiamo tranquilli, perché il Signore ci perdona. Nei rapporti umani non è così, invece con il Signore possiamo ripartire, perché ci vuole bene.

Agli idoli, alle dipendenze, al denaro, al potere non gliene importa niente di noi! Gli idoli distruggono le famiglie! Invece sul monte c’è Gesù, c’è pace, c’è perdono. Davvero è bello per noi stare qui!“.