“Il Cristo mostra che c’è sempre un’altra via”

Il brano di Vangelo della Quinta Domenica di Quaresima presenta il famoso episodio dell’adultera che gli scribi e i farisei sono pronti a lapidare, ma ai quali Gesù, dopo aver scritto qualcosa a terra, dice la famosa frase: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Padre Placido, per l’omelia pronunciata nella chiesa di Cloz, ha scelto di mostrare ai fedeli un quadro, che egli tiene nel proprio ufficio e che raffigura proprio questo episodio, e sulla base di quest’opera offrire la propria riflessione. Ecco le parole del parroco:

L’episodio del Vangelo, così confortante e bello, è rappresentato da questo quadro, che tengo nel mio ufficio. Vorrei guardare proprio a questo quadro per riflettere sul Vangelo di oggi.

Cominciamo dal dito di Gesù, che traccia cerchi concentrici nella sabbia, quasi una spirale che si allarga dalla terra e si proietta verso la spirale che nasce dal capo del Cristo: l’oscuro della terra viene portato alla luce nella santità del Cristo Gesù. Quello del Cristo che scrive a terra è un segno grandissimo: è la prima e unica volta che nei Vangeli si dice che Gesù scrive. Qualunque fondatore di religione lascia testi scritti; Gesù non ha lasciato niente di scritto. Giovanni sembra voler dimostrare che il nostro Maestro sapeva scrivere, quindi non si può dire che non abbia scritto perché non sapesse farlo. Allora perché non ha scritto niente? Di Gesù non abbiamo neanche una riga che possiamo dire sia stata scritta proprio da lui; abbiamo quattro Vangeli scritti da altri, e con parecchie differenze l’uno dall’altro. È perché non ci attacchiamo alle sue parole per usarle come un martello sulla testa degli altri: lui non ha scritto niente, gli altri hanno riportato quello che lui ha detto. Allora ci vuole molta prudenza, molta preghiera, molta comprensione, perché sono migliaia di anni che gli uomini danno di Dio un’immagine sbagliata e purtroppo con il cristianesimo le cose non sono migliorate poi tanto…

Così anche nel Vangelo di oggi e di qui nel quadro vediamo questa gente scura, che scompare: siamo noi, pronti a tirare le pietre, pronti a giudicare: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio». Come ci piace definire sempre bene le mancanze degli altri! Come siamo dettagliati! Dentro di noi c’è un demone che presiede proprio a questo: vedere il male degli altri, descriverlo, puntualizzarlo; è un demone terribile, da combattere. E come si combatte? In psicologia si studia che quando qualcuno è molto alterato, se ti alteri anche tu le due alterazioni si sommano e non si sa più dove si andrà a finire, perché il demone dell’ira è tendenzialmente omicida. E purtroppo questa rabbia si fa anche in nome di Dio; ed è la rabbia che si sente come più giusta, più forte, più invincibile.

E cosa fa il Cristo? Mette uno spazio: se vuoi calmare l’altro non adeguarti alla sua rabbia, ma cerca di creare uno spazio che permetta di prendere le distanze. È quello che fa qui il Cristo, il quale, si badi bene, sta dalla parte in cui arrivano le pietre, non si è messo dietro, è con lei e scrive. Qualcuno dice che scriveva i peccati di tutti quelli che erano presenti; questo non possiamo saperlo. Ma certo quelle persone hanno ben chiaro il punto sul quale vogliono metterlo alla prova: «Mosè nella Legge ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Un’altra cosa che ci piace fare è dividere il mondo in due: o da una parte o dall’altra… quanto ci piace creare contrapposizioni! Il Cristo mostra che c’è sempre un’altra via e non è mai la via della rabbia, del giudizio, della violenza.

È per questo che tutta la luce promana dal Cristo e si riflette sull’abito rosso della donna; il rosso è il colore dell’amore e questa donna, con il braccio attorno al capo per tentare di difendersi dalla lapidazione, è tutta prostrata e tende l’altra mano verso Gesù, anche se non ha il coraggio di toccarlo, perché sa che se lei, adultera, peccatrice, l’avesse toccato, egli non avrebbe potuto più entrare in sinagoga per molto tempo. Però Cristo rifiuta questa contrapposizione: «Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei». Se dobbiamo gettare la pietra su tutti quelli che sbagliano, allora arriverà anche il tuo turno, il mio turno e quello di ogni altro, perché tutti abbiamo sbagliato.

Il nostro Maestro è veramente l’antidoto a questa finta religiosità, che diventa giudizio, superstizione, modo sciocco di valutare gli altri e di non guardare a se stessi. Il Cristo è argine a tutto questo. Eppure un certo cristianesimo ha fornito camion di sassi a quelli che volevano lanciarli! Anche nelle nostre comunità ci sono poveretti che hanno fatto le spese del perbenismo, del ben pensare di persone sempre travestite da cristiani che non erano per niente cristiani.

Udito ciò che il Cristo aveva detto, «se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani». Se c’è un dono che l’anzianità ci fa è quello della consapevolezza della nostra miseria: almeno da anziano smettila di raccontartela! E infatti proprio gli anziani sono i primi che se ne vanno. Di qui la domanda di Gesù: «Donna, dove sono?». Dove sono finiti tutti quelli che erano pronti ad uccidere? «Nessuno ti ha condannata?»; «Nessuno, Signore»; «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Si realizza quello che abbiamo sentito da San Paolo nella seconda lettura: «So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù». Dentro di noi c’è tutta questa brutta gente scura, queste persone sempre pronte a lanciare sassi; ma dentro di noi c’è anche lei, una donna che potrebbe tormentarsi tutta la vita perché ha fatto un errore. Un errore che può essere anche il nostro, perché quando si dice adulterio si potrebbe parlare di tutte le cose che adulteriamo, di tutte le volte che adulteriamo la realtà, la verità, la natura, delle occasioni in cui adulteriamo persino la fede, tutte le volte che facciamo qualcosa che spacciamo per Vangelo e Vangelo non è e perciò adulteriamo anche il Vangelo stesso. Questa donna potrebbe passare la vita a pensare agli errori compiuti, ma, come dice Paolo, dimentica del passato può protendersi verso il Cristo. Come avrà corso libera quella donna dopo aver incontrato il Cristo! Quante figure di donne liberate, sollevate, rimesse in cammino dal Cristo! Loro, che erano le creature più fragili, più vessate, come in parte sono anche oggi…

Io ritengo che questo sia un dipinto ispirato, perché c’è dentro tutto il Vangelo che abbiamo ascoltato. Cerchiamo di capire chi vogliamo essere, se quelli dell’oscurità o l’adultera perdonata e con lei le tante persone che, seguendo il Cristo, sanno guarire e rimettere in gioco ogni persona”.