“Si comincia con l’amore di Cristo, si ascolta la Parola e si diventa dimora di Dio”

È partito dalla visione di Giovanni riportata nell’Apocalisse e proposta nella seconda lettura della Messa padre Placido nella sua omelia della Sesta Domenica di Pasqua. Si tratta della visione della Gerusalemme celeste, la meta a cui tutti siamo destinati. Ecco la riflessione del parroco:

“È una visione della Gerusalemme celeste quella che ci viene regalata in questa domenica: una città il cui splendore è simile a quello di una gemma preziosissima; ci sono le alte mura, con dodici porte e sopra le porte dodici angeli e i nomi delle dodici tribù dei figli di Israele.

In questa città tutto parla di universalità: le dodici tribù di Israele sono tutta l’umanità redenta, perché tutto parla di luce e bellezza. Non dimentichiamolo: Dio ha preparato cose meravigliose e ci chiede solo la fedeltà di questo breve pellegrinaggio terreno. Questa fedeltà, però, dev’essere alimentata solo dalla certezza di ciò che ci attende, dalla bellezza della meta verso cui siamo diretti. Succede un po’ come quando si va in montagna: magari qualcuno si stanca nel cammino, ma qualcun altro, che già conosce la meta, lo rassicura: vedrai quando sarai su che meraviglia! I santi ci esortano, ci invitano, ci incoraggiano: tutti siamo passati attraverso la fatica, l’errore, le prove, per arrivare lì dove ci sarà luce e pace.

E come fare per compiere questo pellegrinaggio? È sempre Gesù, il Maestro buono, che ci dice la parola giusta e oggi ci dice così: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola». Stiamo bene attenti a non interpretare queste parole come se Gesù dicesse: ‘se mi vuoi bene devi fare queste cose’. Alle volte noi pensiamo e facciamo così: se vuoi bene al papà e alla mamma devi fare così, mi raccomando… e ci può anche stare, ma il modo di dirlo di Gesù non è questo. «Se uno mi ama osserverà la mia parola» non vuol dire ‘se mi vuoi bene osservi i comandamenti’, ma vuol dire: ‘se mi vuoi bene sarai in grado di farcela, di osservare quei comandamenti, se mi ami allora riuscirai a osservare la mia parola e il Padre mio ti amerà e noi verremo in te e prenderemo dimora presso di te’.

Si comincia con l’amore di Cristo, si ascolta la Parola e si diventa dimora di Dio: questo è il cammino di ognuno di noi. Noi siamo dimora di Dio; alle volte ne siamo più consapevoli e si vede, altre volte non si vede un granché: quando non amiamo più il Cristo, quando non ascoltiamo più le sue parole; allora, dice Paolo, siamo peggio di tutti gli altri e dobbiamo piangere più di tutti, perché siamo cristiani che non amano il Cristo, cioè siamo una contraddizione.

È incoraggiante questa parola: cosa devo fare? Ama il Cristo! Come devo fare? Ascolta la sua parola! C’è la sua parola, c’è la sua presenza, la trovi nei fratelli, nelle sorelle, in famiglia: in ogni momento e luogo trovi il Cristo! Allora osserverai tutta la sua parola e la città celeste ti aspetta. E come pegno ci è dato lo Spirito, che entrando in noi ci rende immagine dell’amore trinitario: Padre e Figlio attraverso lo Spirito Santo, che ci ricorderà ogni cosa.

Siamo tutti deboli di memoria: abbiamo bisogno di invocare lo Spirito Santo. Ci stiamo dirigendo verso Pentecoste: chiediamo in un attimo di silenzio il dono di questo Spirito: è lo Spirito che viene detto Spirito d’amore, perché ci insegna ad amare il Cristo, ci riporta la sua Parola e ci aiuta nel santo viaggio”.