La XVI Domenica del Tempo Ordinario nell’Unità Pastorale è concisa con la festa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo a Revò, tornata ai suoi riti tradizionali dopo due anni in cui aveva dovuto fare inevitabilmente i conti con le limitazioni date dalla pandemia. Dopo il Triduo in preparazione, alla Messa solenne della domenica padre Placido ha parlato direttamente ai coscritti 2003, chiamati quest’anno a passare con questo rito ufficialmente all’età adulta e a portare anche fisicamente sulle proprie spalle la Madre di Dio. Parlando ai ragazzi, tuttavia, come sempre il parroco ha parlato a tutti: ecco le sue parole.
“Cari coscritti e care coscritte, cari ragazzi e care ragazze, grazie per essere qui tra noi. Io continuo sempre a stupirmi se ogni anno, pandemia permettendo, si riesce a fare una festa così bella, con giovani che decidono di fermarsi e di ricordarsi che nella loro vita c’è una presenza buona, che guida il cammino. Io spero che questo non sia solo folclore e tradizione, che non sia solo un debito al ‘si è sempre fatto così’. C’è qualcosa che ognuno di voi decide nel proprio cuore di fare per tutta la preziosità e importanza della propria vita.
Anche oggi le letture ci parlano di temi importanti, di vita concreta. Questo profeta Elia deve arrivare in cima a questo monte, che non è un monte altissimo. Ma questa è solo l’ultimo dei monti che Elia deve salire: prima era salito sul Sinai, che è molto più alto del Carmelo: chi ci è stato sa che si parte di notte, dal deserto, e si fanno circa sei o sette ore di salita a piedi. Elia l’aveva già fatta quella montagna e per salire aveva ricevuto un aiuto dall’alto, dal cielo. Le montagne nella vita non mancano mai, ci sono sempre montagne da scalare; e se vi posso dare un consiglio, tra una strada in discesa e una in salita, provate prima quella in salita: segue la corrente solo il pesce morto, quando il pesce vive nuota sempre controcorrente, proprio nell’andare controcorrente sta la sua salute, la sua forza, la sua vita e nel momento in cui decide di lasciarsi portare dalla corrente vuol dire che non è più forte, non è più vivo.
Oggi questi tempi ci chiedono forza, dobbiamo andare controcorrente e alle volte per fare questo bisogna anche un po’ uscire dal gruppo, affermare dei valori, mostrarsi persone oneste e credibili e magari rinunciare a qualche sciocchezza che poi finiresti comunque per pagare molto.
Elia è in difficoltà: in quel deserto aveva deciso di morire! Non deve meravigliarci, è una triste realtà: alle volte la vita è così faticosa che qualcuno decide di abbandonarla. Ragazzi, datevi la gioia di vedere ciò che diventerete, non privatevi dalla gioia di vedere dove vi porteranno il nostro impegno, la vostra intelligenza, la vostra volontà! Non privatevi di questa gioia! Ho celebrato troppi funerali di ragazzi che avevano deciso di smettere di provarci ed erano pure persone eccezionali… bisogna accettare anche le fatiche della vita e le sue sconfitte, devi accettare il fatto che alle volte si sbaglia.
Il profeta Elia aveva deciso di morire perché aveva sbagliato un sacco di cose: pensava di dare onore a Dio ammazzando tutti i falsi profeti; non puoi ammazzare in nome di Dio, anche se l’altro ti sembra il male assoluto, perché l’altro non è mai il male assoluto. E allora, mentre viaggia disperato, al profeta viene dato un pezzo di pane e arriva alla cima del monte. Oggi lo prenderete anche voi quel pane: io non so se nella vita diventerà per voi una consuetudine, ma almeno nei momenti di fatica ricorrete a questo pane! Ce l’hanno presentato come il premio per i bambini buoni: niente di più falso! Non è il biscottino per i bambini buoni, è il pane per chi sente la fatica della vita e in modo particolare la fatica di chi cerca di vivere in questo mondo onestamente, perdonando, non dicendo menzogne, non imbrogliando. È faticoso vivere così, ma è l’unico modo dignitoso che abbiamo di vivere.
Elia su quel monte imparerà che Dio va cercato con umiltà, imparerà che Dio non è nei fenomeni forti: come ci piace fare le cose grandi! Quando il profeta si porrà sulla porta della grotta, lì passerà un vento leggero e vi riconoscerà il Signore. La grotta è il vostro cuore: ogni volta che vi fermate dentro di voi e vi ascoltate il Signore vi parla.
Ma bisogna insistere: Elia sul Carmelo dice al suo discepolo di guardare verso il mare e tornare lì per sette volte. Ragazzi, non fermatevi al primo tentativo, non pensate che se va male una volta dobbiamo buttarci giù, non credete ai profeti di sventura che fanno di tutto per farci credere che una volta c’erano tante possibilità e invece oggi chissà come si può andare avanti! Lasciateli stare: loro non hanno la grazia della vostra giovinezza! Il Signore è con voi! Elia insiste e alla settima volta finalmente una nuvoletta si leva dal mare. Quando una nuvoletta che porta pioggia compare nel deserto significa che sta arrivando la salvezza: erano anni che non pioveva e ora finalmente arriva la pioggia. È la risposta alla preghiera del profeta, che crede davvero che possa realizzarsi. La nostra preghiera tante volte non è convinta, siamo gente che prega per la pioggia ma non si porta l’ombrello, perché non siamo davvero convinti che il Signore ci ascolterà. Elia si fida e in quella nuvoletta la tradizione mistica e spirituale ha sempre riconosciuto la presenza della Madre.
Ecco allora cosa ci aiuterà: un pane e una madre. Hermann Hesse, alla fine di ‘Narciso e Boccadoro’, dice che non si può vivere senza una madre. Ci è stata data una madre naturale, che ci ama, ma ha anche i suoi limiti; la Madre celeste ci ama di tutto l’amore delle nostre madri naturali e ne compensa anche gli inevitabili limiti. Affidatevi a questa Madre e vi porterà a quel Cristo che non abbandona mai!”.