Nella Quarta Domenica del Tempo Ordinario alle Messe erano presenti, per il loro incontro mensile di catechesi, i bambini e i ragazzi dell’intera Unità Pastorale. Nell’omelia che riportiamo qui il parroco ha parlato in particolare a coloro che si stanno preparando alla Prima Confessione e alla Prima Comunione, ma come sempre le sue parole valgono per tutti. Ecco l’omelia di padre Placido:
“Quando si prega è importante non tanto ciò che andremo a dire, ma quello che andremo ad ascoltare. Infatti la preghiera non è anzitutto la parola che l’uomo dice a Dio, ma è l’uomo che si mette in ascolto di ciò che Dio vuole dirgli. Anche nel Vangelo in questa domenica si dice: ‘Gesù si mise a parlare’.
Allora vogliamo disporci ad ascoltare, pensando che è proprio Gesù che deve dirci qualcosa. Qui abbiamo i bambini che stanno facendo un cammino che li porterà ad ascoltare delle parole bellissime da parte di Gesù. Cari bambini, un gruppetto di voi si sta preparando alla Prima Confessione: vi sentirete dire da Gesù: ‘Io ti perdono’, che è come dire: ‘Io ti voglio bene, io ti aiuto, io mi fido di te, anche se hai sbagliato’. Sapete quanto è importante questo? Noi alle volte quando sbagliamo speriamo che, chiedendo scusa, quello a cui abbiamo fatto un torto ci perdoni; ma quando ce lo dice Gesù, allora dobbiamo essere sicuri che siamo perdonati, che tutto è dimenticato, che si ricomincia. Imparerete che la Confessione è ogni volta una piccola rinascita, il cuore si sente più tranquillo, si riparte con fiducia, è dire: ci riproverò, cercherò di fare meglio. Come è importante allora ascoltare bene questa parola di Gesù!
Un altro gruppetto di voi si sta preparando alla Prima Comunione. Anche voi sentirete una parola: quando il sacerdote dandovi l’ostia consacrata vi dirà: ‘Il Corpo di Cristo’, che parola importante, perché è una parola che non è soltanto un suono, è una parola che è diventata pane e nella fede crediamo che è diventata la vita stessa di Gesù, Gesù vive lì.
Insomma, avete capito che ci sono parole importanti da ascoltare. E allora quando Gesù parla bisogna ascoltare. Ma cosa significa ascoltare? Per capirlo partiamo da una domanda: con cosa si ascolta? Con le orecchie, ovviamente. E quante sono le orecchie? Lo sappiamo bene: due. Chiediamoci ora: e la lingua? È una sola. Già solo questo dovrebbe dirci che bisognerebbe ascoltare almeno il doppio di quanto si parla. Invece succede spesso che noi parliamo il triplo di quello che ascoltiamo. E invece l’ascolto è un processo che ha bisogno di tempo e attenzione.
Arriva una parola, entra da un orecchio e cosa può succedere? In un caso entra da un orecchio ed esce dall’altro; in questo caso però non abbiamo veramente ascoltato. In un secondo caso la parola entra e va nella testa; allora si forma un pensiero, il che è un bel modo di ascoltare. Ma c’è anche un terzo caso: la parola entra dall’orecchio e scende nel cuore e quando una parola arriva nel cuore si forma un’emozione, che significa muoversi da, cioè cambiare.
La parola più bella è quella che combina il secondo e il terzo caso, arriva nella testa e dà un’idea, ma arriva anche al cuore e riesce a commuoverci, a emozionarci. Se voi, bambini, vi preparerete bene ai Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, allora sentirete una parola che vi dà luce e grande emozione nel cuore. E quella parola vi resterà nel cuore per sempre“.