“Non si può esimersi dal viaggio spirituale”

Nella Seconda Domenica di Quaresima il Vangelo è quello della Trasfigurazione e padre Placido si è concentrato sul cammino e sulla salita al monte, per scoprire che, come sempre, il Vangelo parla della vita di ciascuno. Ecco le parole del parroco:

“Siamo alla seconda tappa di questo cammino quaresimale: come è importante e fondamentale sentirsi persone in cammino. E non guardiamo all’età, pensando erroneamente che se è avanzata ormai è tardi: la spiritualità fa sì che spesso il cammino sia più deciso, più chiaro, più determinato proprio nell’età avanzata, perché è lì che forse finalmente preghiamo e adoriamo Dio liberi da tanti condizionamenti e da tante sciocchezze, avendo sperimentato la pochezza del mondo, e cominciamo a scegliere Cristo come Maestro di vita.

Oggi la prima lettura parla proprio dell’inizio di un cammino: Abramo, padre nella fede ancora oggi delle tre principali religioni monoteistiche, inizia il cammino rispondendo alla severa esortazione: ‘Vattene dalla tua terra, dai tuoi parenti, dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherà’. In ebraico c’è proprio un imperativo, che è lek lekà, interpretabile anche come ‘vai via per te’, ‘vai verso te stesso’, devi andare via per scoprire chi sei, solo se te ne vai, solo in un altro luogo capirai chi sei. Questo è fondamentale: in ogni cammino spirituale normalmente è proprio necessario andare via anche fisicamente e non si può esimersi da questo viaggio spirituale, l’unico veramente necessario. In un mondo in cui tutti viaggiano per altre cose spesso si diserta questo cammino spirituale.

Abramo obbedisce, va via per sé. Perché obbedisce? Obbedisce perché conosce questa voce, la voce dell’unico Dio. Proprio Abramo, che a casa sua aveva un padre che era fabbricante di idoli, di statuette che vendeva; è molto bella questa immagine: devi scegliere se sei figlio di una realtà idolatrica oppure sei figlio dell’unico Padre celeste, che ti chiama. E Abramo sceglie di lasciare la sicurezza della casa paterna, del denaro, dei beni terreni, e si incammina.

Andiamo, partiamo per capire chi siamo! Sarebbe triste arrivare al termine di questo cammino non dico non avendo capito chi è Dio, ma non avendo capito chi siamo noi. Solo una persona centrata, che ha scoperto di essere amata e abitata da Dio, può vedere il volto del Padre. Se non lo riteniamo necessario per noi pensiamo ai nostri figli e nipoti: come hanno bisogno di capire che sono una realtà preziosa, guidata da Dio! Come hanno bisogno di sentire che anche quando si sbaglia si può ripartire! Come hanno bisogno di credere che la vita non è determinata dagli idoli, proprio oggi che c’è un’idolatria diffusa, l’idolatria dei soldi, del potere, del lavoro, della posizione sociale. Bisogna decidersi e mettersi in cammino.

È qui che si inserisce la pagina evangelica, la salita al monte della Trasfigurazione. Quante volte, per fare le cose più importanti, nel Vangelo Gesù sale sul monte. Siamo gente di montagna, dovremmo capire: in montagna non ti porti tanta roba, non ti parte il servizio di piatti da dodici, non ti porti cose inutilmente pesanti; in montagna si va leggeri, mentre gli idoli ti appesantiscono, le tue paure ti appesantiscono, quello che non ti permette di dormire di notte ti appesantisce. Invece sul monte sali con la forza della Parola.

E proprio la Parola ci mostra tre livelli in questo brano evangelico. Il primo livello sono gli altri apostoli e la gente che è rimasta ai piedi del monte: perché non sono saliti tutti? ‘Egli ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia’, dice San Paolo nella seconda lettura ed è vero; ma a quella vocazione dobbiamo rispondere. Anche Abramo, se fosse rimasto legato ai suoi idoli, non sarebbe mai partito; per salire sul monte devi essere una creatura liberata, devi scegliere di partire, devi scegliere di rispondere a quella chiamata. Il secondo livello è quello di Pietro, Giacomo e Giovanni, che decidono di stare con il Maestro. È possibile che stiamo con centinaia di persone e non abbiamo mai la consapevolezza di dire che l’unico Maestro con cui stare e il Cristo, Dio da Dio e luce la luce? Il terzo livello è il Cristo trasfigurato tra Mosè ed Elia: tutta la Legge e la Profezia sono confermati e confermano. L’Antico Testamento è stato scritto perché capissimo chi è il Cristo, senza il Cristo l’Antico Testamento perde la sua prospettiva; ma anche il Cristo senza l’Antico Testamento non viene più capito. Stiamo attenti a non pensare che ci basta il Vangelo: certo, ma senza la radice profonda non capisci il frutto della radice di Iesse.

Molto potremmo dire ancora; capiamo solo questo: c’è un modo di leggere il Vangelo per cui diciamo: oggi Gesù è stato sulla montagna ed è diventato tutto luminoso; e poi c’è un altro modo, che è quello di considerare che tutto ciò che avviene nella vita del Cristo è archetipico, cioè si riferisce alla nostra vita: noi dobbiamo salire sul monte, noi dobbiamo essere trasfigurati, noi dobbiamo cominciare a diventare creature illuminate. Insomma: questa è una pagina della nostra vita; chiediamoci se vogliamo viverla e stiamo certi che il Signore ci aiuterà”.