Il Vangelo al centro della liturgia della Quinta Domenica di Quaresima è stato quello della risurrezione di Lazzaro: un Vangelo ricco, del quale padre Placido ha voluto sottolineare qualche punto, per dimostrare ancora una volta che non si tratta di parole che siano altro da noi, perché, al contrario, come sempre accade per la Parola di Dio, anche questo brano parla a noi oggi. Ecco l’omelia del parroco:
“Il nostro cammino oggi ci porta nella scia di questa promessa profetica di Ezechiele: Ecco, io vi faccio uscire dalla vostre tombe, o popolo mio, e vi riporto in Israele. Ezechiele parla a un popolo che è stato in esilio e vorrebbe che alla fine tutti siano riportati alla Terra Promessa; ma questa profezia di Ezechiele trova nel Vangelo di oggi una nuova applicazione: è come se tutti noi dovessimo fare un cammino da una terra straniera a una patria buona, ogni buon desiderio riceve il suo complimento in un modo che neppure possiamo immaginare.
Paolo lo dice così bene: ‘Lo Spirito di Dio abita in voi’ e ‘se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali’. È una domenica di vita, perché ci stiamo preparando alla domenica di Passione. E oggi Gesù ci interpella: credi che io sono la tua vita, la tua forza di Risurrezione? Credi che possa tirarti fuori dai tuoi sepolcri? E noi sappiamo che l’ultimo sepolcro è appunto solo l’ultimo, perché prima dell’ultimo sepolcro quante volte c’è il rischio di seppellire la nostra vita, di rinchiuderci, di restare mortificati per le nostre debolezze, per i nostri errori, per le nostre miserie! Il Signore Gesù viene e ci dice: esci, esci dalle tue paure, esci dai tuoi piccoli progetti, esci dalle tue rabbie, dalle tue gelosie, esci da questi sepolcri! Io sono la Risurrezione e la vita!
Come è importante oggi sentirsi interpellati dalla voce di Gesù come interpellò la fede di Marta. E Marta si fida di Gesù, però non può risparmiarsi di dire: se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto. Non è che glielo rinfacci, ma lo avevano mandato a chiamare e lui era arrivato tardi. Il Cristo è disposto anche a fare quella che umanamente sembra una brutta figura, arrivare troppo tardi: a lui non interessa salvare la sua reputazione, lui vuole salvare la verità della nostra vita. Alle volte è inevitabile essere messi alla prova di fronte a un sepolcro ormai chiuso da quattro giorni, ma è lì che Gesù ti chiede: credi che io sono la Risurrezione? Ma non la Risurrezione della fine, bensì la Risurrezione di adesso.
Marta risponde: Sì, Signore, credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo. Attenzione: non dice ‘colui che è venuto nel mondo’, ma ‘colui che viene’, perché il Cristo è sempre il veniente, perché c’è sempre un nuovo sepolcro da svuotare, c’è sempre qualcuno che attende di essere liberato. Allora il Cristo viene e dobbiamo favorire questa venuta: vieni, Signore! Vieni a liberarci dalle nostre paure, dalle nostre morti, dalle nostre miserie! Guariscici, abbiamo bisogno di un po’ di salute, di forza, di coraggio per venirti dietro! Dacci tutto quello che ci serve!
A quel punto il Cristo sembra dirti: non vedi che ho tirato fuori uno che da quattro giorni era nel sepolcro? E c’è da considerare che dopo il terzo giorno per gli ebrei la morte è definitiva. Marta crede e la sua professione di fede ottiene il miracolo. Ma vorrei farvi notare ancora una cosa: vedendo arrivare Maria e con lei la gente che la accompagnava e tutti che piangevano, Gesù scoppia in pianto. Gesù sapeva che stava per risuscitare Lazzaro, ma condivide comunque il dolore di quelle persone e piange con loro. Come dobbiamo essere attenti noi cristiani a certe parole consolatorie: sei malato? Offri al Signore! È morto? Sì, ma tanto poi c’è la vita eterna! Gesù non ama questa superficialità, al punto che si lascia colpire al cuore da una sofferenza per un lutto che di lì a poco diventerà gioia. Però in quel momento c’è dolore e piange anche Gesù.
E dopo arriva la gioia di questo grido: togliete la pietra! E poi: Lazzaro, vieni fuori! Vieni fuori di lì, non è il tuo luogo, non è lì che devi stare! Quante volte Gesù ti vorrebbe dire e ti dice: Vieni fuori da lì, non è il tuo posto, non è quello il modo di vivere, non mortificarti, non lasciarti morire! Gesù lo dice di fronte a tante situazioni, lo dice nelle nostre famiglie: esci da questo risentimento continuo, vieni fuori da questa agitazione continua, smettila di perderti per un sacco di cose che non hanno valore, vieni fuori, torna alla luce, rinasci, ti do nuova vita!
A quel punto Lazzaro esce tutto bendato e il Cristo, dopo che aveva chiesto di togliere la pietra, ora dice: Liberatelo e lasciatelo andare! Gesù ci vuole parte attiva in questa liberazione del mondo, vuole che la comunità aiuti a togliere la pietra dal cuore e non a metterne altre. Dovremmo essere in questo mondo motivo di sollievo: togli la pietra che chiude il cuore del tuo fratello, ma prima bada bene di aver tolto la tua di pietra! Togli quei lacci che non lo fanno camminare, lui è vivo ma è legato come un morto, togli le bende e poi lascia andare! Quanto ci sarebbe da dire su questa capacità di fare del bene senza chiedere lo scontrino, senza pensare che se abbiamo aiutato qualcuno adesso ci dovrà dare qualche cosa in cambio. Dovrebbe funzionare tutto al contrario: ti abbiamo fatto del bene? Vai per la tua strada, fai quello che il Signore ti dice!
Insomma: questo è un grande Vangelo rivolto a grandi persone, perché ognuno di noi è grande in quanto il Cristo ritiene ognuno di noi degno di una vita nuova, forte, bella, purché si lasci colpire al cuore dalla sua Parola. Vieni fuori! Non importa se abbiamo il cuore ferito, se la vita ci ha colpito più volte, se ancora non abbiamo fatto pace con le nostre origini, con quello che ci è successo; non importerebbe nemmeno se fossi morto da quattro giorni: se ascolti la sua voce ritroverai vita e coraggio e speranza: In un attimo di silenzio ripetiamo con Marta: Io credo, mio Signore!”.