Una nuova Pasqua è arrivata, come arriva tutti gli anni. Ma è arrivata davvero? Riusciamo davvero a fare Pasqua? Questo si è chiesto padre Placido nell’omelia della Veglia Pasquale. Ecco le sue parole:
“Ecco il giorno che giunge dopo il sabato, ecco il primo giorno dopo il sabato, il giorno dopo il settimo, quindi un giorno ottavo, un giorno nuovo.
Ci siamo preparati a questo giorno dall’inizio della Quaresima; dopo che c’è stato l’equinozio di primavera e la notte e il giorno hanno avuto la stessa durata, dopo il sorgere della luna piena, la Chiesa celebra la festa della Pasqua, festa della Risurrezione del Signore. Una festa, quindi, che affonda le sue radici nel risveglio di tutta la terra: tutto sta rinascendo e il Cristo, come seme buono posto nella terra, passa a noi la forza della sua Parola, del suo esempio, della sua testimonianza.
Di fronte a quell’angelo che siede su quella pietra che chiudeva il sepolcro, anche noi dobbiamo ritrovare la forza di rimuovere la pietra che alle volte ci mettiamo nel cuore, la pietra che ci priva della speranza, della serenità, della fede. ‘Io ve l’ho detto’, conclude l’angelo, come a dire che non possiamo far finta di non aver sentito.
Ma capite bene che per celebrare questa festa occorre fare un salto qualitativo: un sepolcro vuoto dice tutto e niente e anche l’angelo dopo un po’ scompare; quello che resta, dicono le donne, è ‘timore e gioia grande’ che fanno partire per portare l’annuncio. Ecco la nostra Pasqua: saper ritrovare il timore di Dio. Cosa vuol dire? Non la paura paralizzante, ma il senso della distanza infinita tra noi, povere creature, davanti a Dio; ma al tempo stesso una fede che sappia riconoscere che questa distanza infinita è stata colmata e superata da Dio, che è venuto tra noi, ci ha parlato, ha sofferto per noi è morto ed è risorto.
Qui sta la gioia grande! Allora diciamocelo: abbiamo bisogno della forza della Risurrezione, perché alle volte le nostre notti sono troppo buie, i nostri sepolcri troppo sigillati e nemmeno gli angeli non li teniamo più in nessun conto. Bisogna andare nella notte, quando tutto farebbe pensare che tutto è finito, andarci alla luce di deboli lampade, per scoprire che il sole della Risurrezione inizia già a sfolgorare. Allora facciamola questa Pasqua: è un passaggio, lo dice la parola stessa, e il Signore sa quanto questa povera umanità ha bisogno di compiere questo passaggio, questa Pasqua; ma primi tra tutti ne hanno bisogno i cristiani, i credenti in Cristo devono fare Pasqua! Come possiamo annunciare al mondo un Dio che è morto e risorto se poi nei nostri gesti, nelle nostre azioni, sui nostri volti non c’è la luce della Pasqua?
Spesso portiamo messaggi oscuri, alle volte di morte, come questa terribile guerra. Questo non è il migliore dei mondi possibili: penso ad Andrea, che è stato strappato alla vita, in posti dove lui amava stare, da un disallineamento, uno scompenso che c’è stato tra noi e il creato, scompenso che il peccato ha portato e non ci capiamo più col resto della terra. Dovremmo saperlo ed è drammatico accorgersene quando qualcosa ci tocca così profondamente, come quando un giovane amante della vita viene così straziato; ma altresì ragioniamo che sta a noi stabilire questo equilibrio, sta a noi trovare quella armonia cosmica data da un’umanità nuova.
Paolo dice che è Cristo è risorto perché noi camminiamo nella vita nuova; e abbiamo migliaia di esempi di uomini e donne nuovi che hanno saputo ricostruire l’armonia col creato: pensate solo a San Francesco o Sant’Antonio, ma sono tantissimi! Usciamo dalla cronaca triste; ovviamente non senza avere elevato un pensiero per quel papà, quella mamma, la compagna, per chi soffre; però come cristiani diamo una lettura più profonda: dobbiamo ricostruire un’armonia, con attenzione, con sobrietà, con equilibrio. Non ci servono le sparate per i turisti o il furore sacro.
Chiediamo al Cristo che componga in noi l’armonia che è nel fuoco e nell’acqua di questa notte: sono elementi naturali che diventano spirituali e con loro tutto il creato è un elemento naturale che può essere conosciuto in quanto spirituale. Ma è un compito nostro quello di essere anello di congiunzione tra Dio e tutto il creato. E allora offriamo questa Santa Notte, offriamo questa Santa Pasqua! Ognuno rientri in se stesso, ma non vi rientri da solo, bensì con la luce, la forza, la parola, la presenza del Risorto; ed esci dalle tue paure, esci dai tuoi sepolcri, non avere timore, prova questa gioia grande, il tuo Dio ti ama e la tua vita è preziosa!
Usciamo dai nostri errori, dai nostri fallimenti, dalle nostre miserie e approdiamo all’abbraccio del Risorto! Sia questa la nostra Pasqua! E in questo abbraccio conteniamo il mondo intero, che di fare Pasqua ha estremo bisogno!”.