Nel brano di Vangelo della Quarta Domenica di Pasqua Gesù definisce se stesso “la porta delle pecore“: che cosa significa questo? Ha cercato di interpretarlo e spiegarlo padre Placido, leggendolo anche alla luce delle altre letture e in particolare dell’omelia che offre Pietro nella prima lettura. Ecco le parole del parroco:
Confortiamoci ancora una volta con le parole della bella omelia di Pietro: ‘Sopportate con pazienza le sofferenze’, ci dice. Chi non ha in sé una sofferenza? Ma il modo giusto per affrontare le fatiche e le croci non è quello di chiedere: perché proprio a me, Signore? Quando guardi il Cristo crocifisso questa domanda ti muore in gola: stai forse cercando qualche colpa, qualche peccato da espiare nel Cristo? Il Cristo aveva forse colpa o peccati?
Allora la posizione giusta è quella di guardare a lui e di capire che in questa vita c’è una porzione di sofferenza e di croce che dobbiamo portare: è inevitabile; ma dobbiamo portarla senza amareggiarci, senza perderci d’animo, anche se alle volte la croce è davvero faticosa. Ma Pietro dice che Egli non ha commesso peccato, non hanno trovato in inganno sulla sua bocca, l’hanno insultato e maltrattato e lui non rispondeva, si affidava a colui che giudica tutti e portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce: dalle sue piaghe noi siamo stati guariti.
Ma allora, quando siamo caricati delle nostre croci, possiamo guardare a Lui, dicendo: Signore, quanto hai sofferto per noi! Le tue piaghe ci hanno guariti, sono state queste ferite che sono diventate delle feritoie attraverso le quali è passata la grazia, l’aiuto, il conforto.
Anche Gesù riprende questo grande tema e lo riporta alla dimensione del rapporto personale con Lui: ‘Io sono la porta delle pecore’. È strana questa espressione, innanzitutto perché Gesù si definisce porta e non ovile e di più, non la porta dell’ovile, bensì la porta delle pecore. Gesù è la porta attraverso cui possiamo, anzi dobbiamo sempre passare, sia che tu vada a cercare riposo, sia che tu stia entrando in preghiera, sia che tu stia uscendo per il lavoro o per l’apostolato: Egli è la tua porta e passando attraverso di Lui tutto andrà bene.
Non cerchiamo altre porte! Alle volte siamo attirati da porte più visibili, più grandi, più luminose…. cosa cerchiamo? Egli è la porta, semplice e umile, e la sua umanità ci permette di andare e tornare e trovare conforto e portare frutto. Badiamo bene a quello che dice Gesù: chi entra nel recinto non dalla porta, ma per un’altra via, è un ladro o un brigante e le pecore non lo ascolteranno. Di più: prima di Lui, dice Gesù, sono venuti ladri e briganti. E il ladro viene a rubare, uccidere, distruggere… cosa ci sta dicendo il Maestro? Ci sta dicendo che se non affidi la tua vita a Lui ci sarà chi si preoccupa di prendere la sua vita e portartela via. Non facciamo gli ingenui: non pensiamo che quelli che ci chiedono il voto o tante altre cose lo facciano per il nostro bene; chi ci riempie la testa di paure, chi ci mostra un onore soltanto terreno, chi ti dice di approfittare delle persone, tutti questi sono ladri e briganti e ci portano via l’anima! Non crediamo che non ci sia questo pericolo!
A noi basterebbe dire: Signore Gesù, quanto ascolto la tua Parola e quanto le parole degli altri? Quante volte passo attraverso di te e quante attraverso i miei egoismi e le mie paure e i miei poveri progetti? Signore, fa’ che passi attraverso di te e non attraverso chi mi dice che non sono abbastanza bravo o abbastanza ricco!
Il Cristo ci ha insegnato questo oggi e quanto è bello dire: cosa devo fare, Signore? Pregare! E come? Attraverso di me! E quando sono silenzioso in ascolto lo faccio attraverso di Lui e poi nel Pane e nel Vino questa porta Egli fa in modo che sia sempre aperta perché io passi attraverso di Lui e arrivi a quella dimensione che mi permette di trovare riposo e sentirmi protetto. Pratichiamo questa sacra porta, perché il Signore ha dato la vita affinché noi potessimo vivere attraverso di Lui“.