“Dio non è indifferente alla nostra vita”

La solennità del Corpus Domini pone ogni anno interrogativi e fa sorgere riflessioni ed è anche l’occasione per riscoprire la propria fede. Tutto questo ha fatto padre Placido nella Messa che ha preceduto per l’Unità Pastorale la processione con il Santissimo Sacramento a Brez, alla quale hanno partecipato anche i bambini di Prima Comunione. Ecco le parole del parroco:

“Ecco una bella festa, una festa cara al popolo cristiano, la festa del Corpo e del Sangue di Cristo. Una festa estremamente concreta, una festa che viene a dirci che non abbiamo una spiritualità disincarnata, quanto piuttosto la spiritualità è la nostra realtà concreta: lo stesso Dio che nello Spirito ci salva vuole farsi Sangue e Carne; certo lo fa divenendo uomo attraverso Maria, ma, non contento di essere stato con noi in forma corporea nella sua esistenza, Gesù sceglie di stare per sempre in forma corporea attraverso il Pane e il Vino consacrati.

La Chiesa oggi ce lo fa capire attraverso un verbo molto importante: Mosè parla al popolo e dice: ‘ricordati e non dimenticare’. E di cosa dobbiamo ricordarci? Mosè parla dei tempi passati nel deserto e di come Dio li aveva aiutati; allo stesso modo ogni credente deve avere memoria della propria vita, a partire dalla vita spirituale: ricordarsi dei giorni difficili, dei momenti in cui tutto sembrava finito e poi invece – per citare ancora Mosè – a un certo punto Dio ha dato un pane che nessuno aveva mai visto e che i padri non conoscevano e ha fatto scaturire acqua là dove neppure immaginavamo che potesse esserci.

Ricordiamoci tutte le volte in cui la nostra fede ci ha aiutato, tutte le volte che una persona, che magari neppure conoscevamo, ci ha detto una parola giusta, ci ha dato una mano, ci ha dato un segno, quella volta che siamo ripartiti quando tutto sembrava finito. Ricordati, non dimenticare! Ma perché questo ricordo? Per dire che Dio ci è vicino, Dio non è indifferente alla nostra vita. E l’Eucaristia è proprio un memoriale, cioè una ripresentazione del mistero che ci tiene in vita: ‘Chi mangia di me ha la vita eterna’ non avrà. Com’è che spesso viviamo la vita cristiana dicendo: chissà come andrà a finire! chissà di là cosa c’è! chissà cosa ci aspetta! E poi finiamo col considerare solo l’al di qua e se non stiamo attenti ci comportiamo come se eterna fosse la vita terrena… accumuliamo cose come se dovessimo stare qui diecimila anni!

Ricordati quanto è breve la tua esistenza, ma non dimenticare nemmeno che in questa breve vita Dio ci ha dato una vicinanza, una compagnia. Paolo, nella lettera ai Corinzi, dice: il calice che beviamo non è forse comunione col Sangue di Cristo? E il pane che mangiamo non è forse comunione col suo Corpo? Paolo parla di una pratica che c’è da pochi anni, ma era già chiaro che il Signore morto in croce aveva lasciato una via: quelli che mangiano lo stesso pane diventano compagni, fratelli e sorelle.

Eccola la transustanziazione, cioè quel processo misterioso per cui attraverso le parole del sacerdote e la fede della Chiesa il pane e il vino, noi crediamo, diventano Corpo e Sangue e anima e divinità di nostro Signore. Però se tu credi questo credi ancora troppo poco, perché la transustanziazione continua nella storia della Chiesa, trasformando ognuno di noi, piano piano, nel Corpo del Signore. Agostino diceva: quando vai a fare la Comunione davanti al Corpo di Cristo dici ‘amen’; poi però, voltandoti verso l’assemblea che sta pregando con te, devi dire di nuovo ‘amen’, perché anche quello è il Corpo di Cristo.

Dio non ci ama a parole, non ha detto: vi lascio un pezzetto di pane, fate finta che sia il mio corpo… no! È andato sulla croce, ha dato tutto il suo corpo fino all’ultima goccia di sangue e per questo può dire: questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue. Ci ha amati davvero, allora se noi siamo Corpo e Sangue del Signore c’è una sola via del Pane, che è la via del volersi bene, del perdonarsi, dell’aiutarsi. È inutile lamentarsi che c’è gente che viene in chiesa e vede solo un pezzetto di pane, perché il rischio è che, guardando noi e le nostre comunità cristiane, tutto vedano tranne che Gesù… allora come faranno a credere a un pezzetto di pane? Come faranno se non possono credere in noi, almeno nella nostra propensione, nel nostro desiderio di volerci bene, di assomigliare a quell’amore che si fa Eucaristia?

Tra poco ripresenteremo questo mistero. Da poco era morto Gesù e già le comunità celebravano l’Eucaristia; sono passati duemila anni e forse le comunità pensano di poter cominciare a farne a meno, non si sente come drammatica la mancanza di sacerdoti, si dice che ci si arrangerà in qualche modo… staremo a vedere, ma intanto sappiate che questa presenza non è data senza che ci sia un grande amore della comunità, una grande fede della comunità, perché se smettiamo di crederci il Signore non butta via i suoi doni. Cerchiamo di essere fedeli, a chiedercelo sono anche i nostri bambini di Prima Comunione, che ci dicono anche che finora siamo stati fedeli. Continuiamo a credere in questo pane, il pane del cammino che ci dice che Dio ci è vicino”.