Nella XII Domenica del Tempo Ordinario il Vangelo mette di fronte al tema della paura e proprio di questa padre Placido ha parlato nella sua omelia, anche illuminando alcuni episodi di questi giorni. Ecco le parole del parroco:
“Il tema che torna in questa domenica è un tema di quelli difficili da affrontare: è il tema della paura. Ascoltando il Vangelo mi veniva da pensare a una domanda: dimmi che paura hai e ti dirò chi sei. Infatti Gesù dice che alcune paure non hanno senso: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, abbiate paura piuttosto che il corpo e l’anima non finiscano senza senso e la vostra vita vada sprecata, non raggiunga il fine, lo scopo, ma arrivi solo alla fine.
Quante paure portiamo nel cuore! Paure davanti alle quali Gesù dice: lasciatelo, non tormentare oltre questo mio figlio o questa mia figlia! Paure prive di senso, paure che danno solo fragilità: paura di non piacere, di non riuscire ad adeguarsi… questo ci porta spesso a rinviare, la nostra vita va di qua o di là a seconda delle paure, si è guidati dalle paure.
Però c’è anche la forza serena che allontana queste paure. Non bisogna avere paura nemmeno della morte; piuttosto dovrebbe farci paura quella morte interiore che Francesco d’Assisi chiamava la morte seconda: la morte prima è sorella morte, perché la vita comincia e la vita finisce, ma la seconda morte è quella morte dovuta all’ipocrisia. Questa morte dobbiamo temere, mentre spesso noi abbiamo tanta paura della prima morte, ma non ci preoccupiamo della seconda: finché le cose ci vanno bene l’essere egoisti e chiusi e cattivi non è una paura…
Così in questi giorni sono successi due episodi che ci parlano di questa paura. È accaduto il fatto di quelle donne e quei bambini che sono saliti su una barca, più di settecento persone che hanno pagato una cifra spropositata e si sono avviati sul mare, ammassati gli uni sugli altri quasi senza poter respirare, perché stare a casa è peggio quando guardi negli occhi i tuoi figli e devi rassegnarti al fatto che non c’è nessun futuro… allora meglio affrontare la paura del mare: avranno pregato tutto il viaggio! E poi c’è il fatto di quei cinque che salgono su un sottomarino tanto scientifico in apparenza, ma che poi a quanto pare era fatto anche molto male, e vanno a cercare quel Titanic che era affondato perché gli uomini giocano a fare Dio… spendono quello che forse per loro è poco, ma per noi è tantissimo, e ora li si va a cercare nelle profondità dell’Oceano, mentre quei settecento erano in superficie, bastava avvicinarsi…
Di cosa abbiamo paura? Di non mostrarci abbastanza ricchi e quindi dover fare queste spacconate? Non dovremmo piuttosto avere paura di non aver aiutato il povero? Questa dovrebbe essere la giusta paura, perché anche la paura può essere una compagna di viaggio se è una paura giusta, quella ad esempio che in montagna ti evita di fare cose avventate. Chiediamo al Signore che ci tolga tutte le paure cattive e preghiamolo di avere solo la paura giusta, quella necessaria a renderci più umani!”.